I concerti green sono possibili: il caso Elisa e la sostenibilità che dal palco si fa realtà

In un’epoca in cui la sostenibilità non può più essere relegata ai margini dell’intrattenimento, il concerto “green” di Elisa a San Siro segna un passaggio chiave: da messaggio a pratica, da palco a realtà. Un evento costruito su criteri ambientali rigorosi, con il supporto di analisi scientifiche, standard gestionali e azioni concrete che riducono l’impatto e coinvolgono attivamente il pubblico.
Dalla scelta dei trasporti alla gestione dei rifiuti, dall’energia rinnovabile alla compensazione delle emissioni, emerge un modello operativo replicabile, ma non rigido: un approccio che riconosce l’unicità di ogni contesto e invita tutti – spettatori inclusi – a fare la propria parte. Perché un concerto può essere anche un gesto politico.
E la sostenibilità, quando si traduce in azioni concrete, può diventare protagonista, e non rimanere sullo sfondo.
Estate, tempo di concerti, di emozioni e… di scelte
C’è una frase che colpisce, in una delle canzoni più intime di Elisa (“A modo tuo”): “Sarà difficile chiederti scusa per un mondo che è quel che è”.
Nel testo della canzone (scritta per la figlia da Ligabue, che ha voluto sentirla cantare da Elisa), come spesso accade con la musica – soprattutto quella sincera – ciascuno ci legge qualcosa di proprio.
Oltre al tema della crescita di un figlio, che affronta le sfide “a modo suo”, a me la canzone, in generale, fa pensare anche a un’altra forma di crescita: quella del mondo in cui viviamo, e di chi lo abiterà domani.
La sostenibilità, nelle sue variegate accezioni: questa frase, in particolare, è una frase che parla di eredità, di ciò che lasciamo, anche quando non possiamo più proteggere.
E proprio questa responsabilità – personale, culturale, ambientale – ci interroga oggi in modi nuovi, anche là dove non penseremmo mai di trovarla: persino quando siamo sotto un palco.
L’estate 2025 – come ogni estate post-pandemica – è un’esplosione di musica dal vivo: stadi pieni, festival diffusi, chilometri di tournée, megaschermi, decibel e tonnellate di CO₂.
Ma qualcosa sta cambiando.
La domanda su cosa significhi oggi organizzare un concerto non può più prescindere da un’altra domanda: quanto impatta tutto questo sul mondo che stiamo lasciando?
Il concerto green di Elisa a San Siro: prove di futuro possibile
“Io nel mio piccolo tento qualcosa”.
Coerente con il pensiero che pervade questa canzone, lo scorso giugno, Elisa Toffoli ha portato a San Siro uno show “green”.
Non è stato solo un claim: la promessa si è tradotta in un progetto operativo – per quanto ancora parziale – in grado di integrare almeno quattro dimensioni della sostenibilità.
Il 18 giugno 2025, infatti, lo stadio di San Siro ha ospitato qualcosa di più di un concerto: è andato in scena un esperimento culturale e sociale, tecnico e logistico che ha provato a rispondere a una domanda urgente e semplice: può la cultura pop, nella sua forma più potente e collettiva, diventare un laboratorio credibile di sostenibilità?
Elisa – da sempre artista attenta all’equilibrio tra estetica, etica e impatto – ha portato a Milano uno spettacolo concepito secondo criteri rigorosi di gestione ambientale, costruito in collaborazione con il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano. Il cuore del progetto è stato un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) previsionale, utile a stimare e ridurre le emissioni associate all’intero ciclo di vita dell’evento.
A partire da questo lavoro sono state individuate le principali fonti emissive – mobilità del pubblico, logistica, produzione energetica, materiali, rifiuti – e sono state attivate azioni concrete di mitigazione.
Fra queste: potenziamento del trasporto ferroviario con Trenord, corsie dedicate per biciclette e servizi di bike sharing, utilizzo di scenografie modulari e riutilizzabili, catering plastic-free con stoviglie compostabili e filiera corta, raccolta differenziata in collaborazione con consorzi come Biorepack, Comieco e Ricrea.
La rivoluzione energetica del concerto green di San Siro
Sul fronte energetico, tutto il fabbisogno elettrico è stato coperto con energia rinnovabile certificata, e per la prima volta nella storia dello stadio è stato utilizzato biofuel HVO di seconda generazione, un carburante prodotto da scarti organici capace di abbattere le emissioni fino al 70%.
Il progetto ha incluso anche la compensazione delle emissioni residue tramite crediti certificati di carbonio e l’applicazione della norma ISO 20121, lo standard internazionale per la gestione sostenibile degli eventi. Inoltre, il pubblico è stato accompagnato in un percorso educativo grazie all’app AWorld, che ha fornito spunti pratici per rendere l’esperienza musicale anche un’occasione di trasformazione individuale.
Le eccedenze alimentari, infine, sono state recuperate e redistribuite attraverso Banco Alimentare.
I numeri nascosti dei concerti Secondo le stime, l’impatto ambientale complessivo è stato ridotto di oltre il 50% rispetto a un evento tradizionale. Un dato ancora più rilevante se si considera che – come ricorda un’analisi di A Greener Future – un concerto in uno stadio da 60.000 persone può generare tra le 200 e le 500 tonnellate di CO₂ equivalente, con la mobilità degli spettatori che incide per il 70–80% sull’impronta complessiva. |
In questo scenario, la scelta di Elisa non è solo artistica: è politica, nel senso più ampio del termine.
Una forma di responsabilità che unisce palco e territorio, pubblico e istituzioni, emozione e consapevolezza: la sua narrazione è coerente con una carriera costruita non solo sulle canzoni, ma anche sull’adesione a progetti civici, campagne sociali e collaborazioni con ONG.
La comunicazione ambientale del concerto è stata multiforme e inclusiva: video emozionali, infografiche all’ingresso, attivazioni digitali, partnership no profit.
L’obiettivo – centrato – non era solo ridurre l’impatto, ma trasformare lo spettatore in cittadino, e la musica in un’alleata possibile per un cambiamento reale.
Cos’è davvero un evento sostenibile
“Sarà difficile…Ma sarà come deve essere”.
Proprio così: organizzare un concerto “green” come quello di San Siro non è facile, e non significa solo abbattere l’uso della plastica o compensare le emissioni.
Significa riprogettare l’evento come sistema: in questo senso, la norma internazionale ISO 20121, oggi considerata riferimento di settore, pur non dando una definizione di evento sostenibile, orienta la sua interpretazione: l’evento sostenibile è quello che minimizza gli impatti negativi (ambientali, sociali, economici), massimizza i benefici per le comunità e le parti coinvolte e lascia un’eredità (legacy) che dura oltre la data dell’evento.
Non basta quindi “fare attenzione”: la sostenibilità non si improvvisa e non può essere affidata al buon senso o alla buona volontà di chi organizza. Occorre, invece, costruire un vero sistema di gestione, in grado di tradurre le intenzioni in pratiche operative, con regole chiare, ruoli definiti e obiettivi misurabili.
Un evento sostenibile, secondo l’approccio promosso dalla norma ISO 20121, richiede infatti visione, metodo e accountability:
- la visione serve per definire una direzione strategica (capire quali impatti contano davvero, su chi ricadono, e quale valore si vuole generare);
- il metodo è ciò che consente di passare dalla teoria alla pratica (procedure, check-list, indicatori, audit, strumenti per monitorare e correggere in corso d’opera);
- l’accountability per assumersi la responsabilità delle scelte compiute, comunicarle in modo trasparente e renderle comprensibili a tutti i soggetti coinvolti, a qualsiasi titolo.
La sostenibilità è un processo organizzativo complesso, che attraversa tutta la filiera dell’evento, dal concept alla chiusura: se ben progettato, può lasciare una vera legacy, cioè un’eredità duratura di competenze, relazioni e pratiche trasferibili.
ISO 20121: uno standard da seguire, non da copiare
“Camminerai e cadrai, ti alzerai sempre a modo tuo”
Ogni evento ha la sua identità, la sua geografia, il suo pubblico, i suoi vincoli.
La norma ISO 20121 nasce per questo: non per imporre uno schema rigido, ma per offrire una cornice metodologica adattabile.
Parliamo di uno standard gestionale, non prestazionale: non dice quanto devi ridurre le emissioni, ma ti chiede di capire dove si generano gli impatti più rilevanti e come affrontarli in modo misurabile, coerente, progressivo.
È un sistema che ti guida a fare meglio, nel tuo contesto, con le tue risorse, con il tuo pubblico. A modo tuo, appunto.
Ma questa flessibilità non è una scappatoia: è una responsabilità, perché anche il miglior standard può essere usato male.
Il rischio del greenwashing certificato è concreto: eventi che ottengono la conformità ISO 20121, ma non affrontano le vere criticità ambientali o sociali. Che comunicano sostenibilità, ma restano in superficie.
Soprattutto nei grandi eventi pop, dove l’immagine può facilmente prevalere sulla sostanza.
Ecco perché serve molto più di una certificazione: serve trasparenza, misurazione indipendente, e soprattutto coinvolgimento reale delle comunità coinvolte.
Senza questi elementi, anche il miglior standard resta lettera morta.
Concerto green San Siro, fra palco e realtà
Un concerto è una festa, certo.
Ma anche un patto implicito tra chi sale sul palco e chi lo guarda, tra chi suona e chi ascolta, tra chi crea e chi partecipa.
Fra tutti quelli che sono fra il palco e la realtà, per utilizzare sempre le parole di Ligabue.
È uno spazio dove emozione e consapevolezza possono incontrarsi, e se vogliamo che questo incontro continui ad esistere nel tempo, dobbiamo smettere di pensare che basti parlarne: è il momento di fare.
Anche poco (alla volta), ma farlo davvero.
Organizzare eventi sostenibili non è solo compito di chi li produce: è una responsabilità condivisa.
Ciascuno può fare la sua parte – a modo suo – purché si cominci: non serve essere perfetti, basta essere coerenti.
Lo dimostra l’esperienza internazionale dei Coldplay, che hanno scelto di rendere il pubblico protagonista attivo di un cambiamento concreto, trasformando il gesto di assistere a un concerto in un atto di partecipazione ambientale: energia da fonti rinnovabili, pavimenti cinetici, partnership solidali, rendicontazione trasparente.
Il messaggio è chiaro: il futuro non si osserva, si costruisce.
“E nel bel mezzo del tuo girotondo, non poterti proteggere” – canta Elisa.
Ma forse non serve proteggere, se sappiamo trasmettere strumenti, visione, responsabilità: fra palco e realtà c’è lo spazio del possibile.
E se crescere può sembrare difficile, cominciare è fin troppo semplice, quando si sceglie di farlo insieme…
“E ce l’abbiamo qualche speranza
forse qualcuno ci ricorderà.
Non solamente per le canzoni
per le parole o la musica.
Siam quelli là, siam quelli là, siam quelli là.
Quelli tra palco e realtà”.