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Mobilità sostenibile ancora un miraggio: Italia patria delle auto!

Studio Nomisma: ancora troppe le auto private, mezzi pubblici poco utilizzati soprattutto nei piccoli centri. Il post-Covid deve portare a un cambio di paradigma
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Mobilità sostenibile ancora un miraggio: Italia patria delle auto!

Il parco veicolare italiano non è sostenibile a livello ambientale e fa segnare trend negativi in consolidamento. Necessario un dialogo più proattivo tra istituzioni, mondo industriale e cittadini per educare alla sostenibilità e per mettere in pratica politiche di transizione ecologica efficaci e subitanee. A rilevare queste condizioni strutturali poco incoraggianti è il report Nomisma denominato Attori e Modelli per una Mobilità Sostenibile.

Italia, seconda in Europa per numero di auto private

L’elemento principale di criticità è la presenza in Italia di 39.5 milioni di autovetture private, su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Al 2019 in Italia sono rilevate 663 automobili per 1.000 abitanti: il nostro Paese è al secondo posto – in negativo – della classifica europea, dietro solo al Lussemburgo.

Il confronto con le principali città europee evidenzia un gap importante da colmare in termini di sostenibilità. Le motivazioni vanno dalle “questioni culturali” a oggettive carenze delle infrastrutture del trasporto pubblico, alla presenza di minori misure interdittive nei centri urbani rispetto agli altri Paesi europei. La vivibilità della città italiane – diventate ormai auto-centriche – ne risente, con centri urbani congestionati e ripercussioni sulla sicurezza stradale, sugli spazi e sulla qualità dell’aria.

Mobilità sostenibile, trend negativi

Nell’ultimo ventennio il parco autovetture private ha incrementato la propria consistenza di circa 7 milioni di autoveicoli, per una crescita superiore al 20%. La quota di autovetture pro capite è passata da 572 per 1.000 abitanti del 2000 alle 663 del 2019.

Nel 2019 36 milioni di italiani maggiorenni (73,9%) hanno utilizzato almeno una volta la propria auto per i loro spostamenti, e oltre la metà della popolazione nazionale ha utilizzato la propria auto ogni giorno. Anche nei comuni centro delle aree metropolitane, che dispongono di un’offerta alternativa di mezzi pubblici certamente più strutturata, il 64% della popolazione ha utilizzato l’auto per i propri spostamenti (oltre il 30% tutti i giorni). Una delle principali criticità risiede nel coefficiente di riempimento dell’auto: nella maggior parte dei casi si viaggia soli (solo 4 persone ogni 3 automobili, conducenti compresi). Negli spostamenti da casa verso il luogo di lavoro o di studio, ogni giorno circolano 1,9 milioni di autovetture con 2,5 milioni di persone a bordo. Se ogni auto trasportasse due persone, circolerebbero 628mila auto in meno, con notevoli benefici economici dei viaggiatori ed evidenti vantaggi anche per la qualità dell’aria. Di seguito la densità veicolare (auto per kmq) nelle principali città italiane (media Italia 131):
  • Napoli: 4.635.
  • Torino: 4.264.
  • Milano: 3.803.
  • Palermo: 2.451.
  • Firenze: 1.954.
  • Bari: 1.561.
  • Bologna: 1.480.
  • Roma: 1.376.
  • Catania: 1.247.
  • Genova: 1.127.
  • Verona: 840.
  • Venezia: 226.
Le grandi città italiane hanno un parco veicolare privato (auto per 1.000 abitanti) molto più ampio rispetto alle principali metropoli europee:
  • Torino: 660.
  • Roma: 623.
  • Bologna: 607.
  • Milano: 558.
  • Firenze: 521.
  • Madrid: 480.
  • Barcellona: 410.
  • Londra: 360.
  • Amsterdam: 257.
  • Parigi: 250.

Percentuali di utilizzo per mezzo di trasporto nel 2019

Il 73.9% della popolazione italiana adulta ha utilizzato l’auto almeno una volta nel corso del 2019. Una percentuale sostanzialmente identica a quella della somma degli utilizzatori di tram/autobus, treni e pullman (74.9%). Maglia nera per l’utilizzo dell’auto privata sono i Comuni da 2.001 a 10.000 abitanti, con il 76.7% di utilizzatori di automobile. Nei Comuni fino a 2.000 abitanti, invece, solo il 9.8% dei cittadini ha utilizzato almeno una volta un mezzo pubblico (treno escluso) nel 2019. Una percentuale bassissima, che può essere spiegata solo in parte con la conformazione geografico-urbana di molte zone collinari/montagnose d’Italia e con il concetto un po’ generico di Paese a due velocità (i grandi agglomerati urbani fanno registrare, chiaramente solo in percentuale, dati decisamente migliori su quasi tutti gli indicatori riguardanti la sostenibilità). C’entra però sicuramente una certa resilienza, da parte degli abitanti di zone isolate/tradizionalmente meno interconnesse con l’esterno, ad abbandonare tradizioni/abitudini consolidate (risalenti addirittura al Boom del dopoguerra) come quella dell’auto (o, spesso, delle auto) di proprietà.

Post-Covid e mobilità, previsioni in chiaroscuro

Il trasporto pubblico è rimasto permanentemente al di sotto dei livelli di gennaio 2020. Il timore del contagio sui mezzi pubblici ha inciso notevolmente, ma anche i cambiamenti delle abitudini di mobilità legate al lavoro e allo studio, in parte sovrapponibili a quelli della «modalità auto», hanno avuto peso. Un’indagine condotta da Boston Consulting Group su un campione di 5.000 persone nelle principali città statunitensi, cinesi ed europee nella fase immediatamente successiva al primo lockdown, segnala l’intenzione di quasi un rispondente su 3 di voler utilizzare meno frequentemente i mezzi pubblici anche nel medio termine. Non soltanto i mezzi pubblici verranno investiti da questa tendenza, ma anche tutti quelli condivisi (car sharing, taxi, etc..). Una certa strutturalità raggiunta dallo smart working potrebbe però portare a una significativa riduzione degli spostamenti per motivi di lavoro. Allo smart working  vanno sommati gli effetti permanenti derivanti dalla teledidattica, della convegnistica a distanza e alla forte spinta che stanno producendo le Pubbliche Amministrazioni in materia di implementazione di servizi on-line per la cittadinanza. Tutto questo dovrebbe portare a una certa riduzione, difficilmente quantificabile al momento, nell’utilizzo delle auto private. Le tendenze in atto nelle giovani generazioni verso un possesso/utilizzo inferiore dell’auto di proprietà aprono uno scenario coerente con il modello cosiddetto MaaS.

Mobility as a Service, una possibile risposta

La MaaS (Mobility as a Service) è una nuova formula di mobilità che mette l’utente finale al centro delle modalità di spostamento. La strategia dei provider di MaaS è quella di creare le condizioni per rendere più attrattivo, in termini di prezzo e servizio, lo spostamento con le modalità di trasporto alternative al mezzo privato. Viene offerta un’unica soluzione di viaggio composta da più spostamenti, garantendo all’utente un’unica interfaccia per l’acquisto, il pagamento, il flusso informativo e la raccolta dei feedback. Quanto più il modello coglierà in tempo reale i reali fabbisogni di mobilità dell’utente finale, tanto più vi sarà una reale disincentivazione non soltanto dell’uso, ma anche del possesso del mezzo privato, determinando vantaggi collettivi sotto il profilo ambientale e sociale. Il post-Covid è un’occasione da sfruttare per mettere in moto processi virtuosi e sostenibili, ma il lavoro da fare è ancora tanto. Il futuro della mobilità e l’impatto dei mezzi per lo spostamento sugli ecosistemi naturali dipendono sì dalle decisioni a livello politico, ma altrettanto dalle singole scelte operate da ciascuno di noi. È tempo per un cambio di paradigma.
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