Il
Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA) ha pubblicato il terzo rapporto dello studio sulla composizione del particolato atmosferico condotto nell’ambito del progetto Life PrepAir. Il “Report 3 Covid-19. Studio degli effetti delle misure Covid-19 sulla composizione chimica del particolato nel bacino padano” è incentrato sulle
ripercussioni che le misure di contenimento del Covid-19 hanno avuto sulla qualità dell’aria nel bacino padano.
Il
progetto PrepAir ha iniziato lo studio sull’argomento circa un anno fa. I due report precedenti, pubblicati a maggio e agosto 2020, si sono occupati di concentrazioni ed emissioni nel periodo febbraio-maggio 2020. Con un focus nel secondo sugli effetti dello smart working. Il
terzo rapporto, invece, si concentra sull’
analisi della composizione chimica del particolato PM10.
Lo studio è avvenuto attraverso l’analisi dei dati rilevati in
quattro stazioni speciali presenti nel bacino padano:
Torino, Milano Pascal, Schivenoglia (in provincia di Mantova), e Bologna. A queste si è aggiunta anche la
stazione di Aosta. L’obiettivo di questo terzo rapporto è di verificare le conclusioni preliminari dei report precedenti. E di ottenere ulteriori conoscenze necessarie a impostare la prossima fase di pianificazione in materia di qualità dell’aria.
I risultati dei primi due rapporti
I primi due rapporti del progetto PrepAIR sugli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria sono il “Report 1 Covid-19. Studio preliminare degli effetti delle misure COVID-19 sulle emissioni in atmosfera e sulla qualità dell’aria nel bacino padano”, pubblicato a maggio 2020, e il “Report 2 COVID-19. Studio preliminare degli effetti delle misure COVID-19 sulle emissioni in atmosfera e sulla qualità dell’aria nel bacino padano”, pubblicato ad agosto 2020. I documenti hanno evidenziato che la drastica riduzione dei determinanti ha causato la riduzione emissiva di
NOx, cioè ossidi di azoto, che è arrivato a un massimo
decremento settimanale del 40%. È diminuito anche il
PM10 primario, il particolato emesso in atmosfera, che ha raggiunto un massimo
decremento settimanale del 20%.
Inoltre, lo studio ha analizzato da un lato il
decremento considerevole delle concentrazioni in aria dei gas, sia primari che secondari, derivante delle riduzioni emissive; e dall’altro il
comportamento della massa totale di PM10, caratterizzato da variazioni negative e positive discontinue durante il periodo di lockdown totale. Con un andamento legato più alle condizioni meteorologiche.
I risultati del terzo rapporto
L’analisi della composizione chimica è stata condotta confrontando due periodi del 2019 e del 2020: uno di pre lockdown, dal 2 gennaio al 9 marzo; e uno di lockdown, dal 10 marzo al 18 maggio. Rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente, durante il
lockdown del 2020,
non è stata riscontrata alcuna evidente riduzione dei composti secondari in tutte le stazioni. Invece, si è registrata una
diminuzione di carbonio elementare e rame in tutte le stazioni, elementi legati in buona parte alle emissioni da traffico la cui diminuzione è coerente con i limiti imposti alla mobilità. Infine i dati mostrano un
aumento del tracciante della biomassa legnosa (levoglucosano) nella maggioranza delle stazioni, probabilmente a causa dei provvedimenti di limitazione della circolazione e del conseguente confinamento domestico delle persone, oltre che alla diminuzione delle temperature in alcune aree.
Per quanto riguarda l’
analisi del particolato secondario inorganico (Secondary Inorganic Aerosol – SIA), una delle componenti maggioritarie nel bilancio di massa del PM10 nel bacino padano, invece, lo studio evidenzia una omogeneità nell’area interessata. L’unica eccezione è la stazione di Aosta, che mostra contributi più bassi, ma la maggior parte del SIA misurato in questo sito risulta di origine remota e principalmente dal bacino padano. In particolare, la presenza di
ammoniaca non ha subito variazioni poiché i provvedimenti legati alla pandemia non riguardavano l’ambito del settore agricolo-zootecnico. Mentre, il
biossido di azoto ha avuto un calo considerevole, ma è rimasto comunque presente.
Gli interventi per migliorare la qualità dell’aria devono essere coordinati e inerenti tutte le attività responsabili delle emissioni
I risultati dello studio mostrano che lo “spegnimento” o la
riduzione delle emissioni di una parte degli inquinanti non è sufficiente a determinare una variazione apprezzabile nella formazione del particolato secondario. Inoltre, confermano che gli interventi che possono essere intrapresi per una riduzione del particolato devono essere
coordinati a livello di bacino padano e devono riguardare tutte le attività che concorrono alla produzione di precursori. Soprattutto l’agricoltura e le combustioni, come traffico, biomassa legnosa, comparto industriale e servizi.
Cos’è il progetto Life PrepAir
Il
progetto Life-Ip PrepAir è stato avviato nel 2017 con l’obiettivo di realizzare strumenti e azioni per il
miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino del Po. Nell’ambito delle attività volte a studiare e simulare gli impatti delle azioni di riduzione dell’inquinamento, i responsabili del progetto hanno messo a punto alcuni strumenti preparatori. Inoltre, sono stati costruiti scenari emissivi futuri e con strumenti modellistici è stato valutato l’impatto di tali scenari emissivi sulla qualità dell’aria.
Quando nei primi mesi del 2020, la crisi sanitaria causata dalla pandemia e le conseguenti misure di contenimento hanno generato una
drastica e repentina riduzione di alcune tra le principali sorgenti di inquinamento atmosferico, si sono verificate le condizioni per testare sul campo alcune azioni di contrasto all’inquinamento atmosferico. Per queste ragioni, lo Steering Committee del progetto PrepAir ha deciso di realizzare un
approfondimento specifico ad hoc per valutare l’effetto delle misure di contenimento sulla qualità dell’aria.
Cos’è lo Snpa
Il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente è nato il 14 gennaio 2017. Data di entrata in vigore della
legge di Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Sostituisce il Sistema delle Agenzie Ambientali, che coinvolgeva le 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), oltre a ISPRA. Lo Snpa non è solo la somma di
22 enti autonomi e indipendenti. Ma costituisce un vero e proprio Sistema a rete che fonde in una nuova identità le singole componenti.
Inoltre, attraverso il proprio Consiglio, lo Snpa esprime un
parere vincolante sui provvedimenti del Governo di natura tecnica in materia ambientale. Ha anche il compito di segnalare al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano
l’opportunità di interventi, anche legislativi, ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, della riduzione del consumo di suolo, della salvaguardia e della promozione della qualità dell’ambiente. Oltre che della tutela delle risorse naturali.