Migliora la qualità dell’aria in Europa, ma gli standard UE non sono ancora rispettati

La qualità dell’aria continua a migliorare in Europa. Ma bisogna compiere uno sforzo ulteriore per soddisfare gli standard UE da raggiungere entro il 2030. Le analisi dimostrano che negli ultimi decenni la qualità ambientale nel vecchio Continente è migliorata notevolmente per la maggior parte degli inquinanti. Eppure permangono ancora zone dell’UE in cui le concentrazioni di inquinanti superano gli attuali standard e i valori guida più severi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
È quanto emerge dal recente rapporto sullo stato della qualità dell’aria 2025 pubblicato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. Il rapporto valuta le concentrazioni di inquinanti atmosferici nell’aria nel 2023 e nel 2024. Gli standard UE attualmente in vigore sono stati stabiliti nelle direttive sulla qualità dell’aria ambiente del 2004 e del 2008. L’OMS ha stabilito i propri livelli guida, inferiori ai valori limite UE, nel 2021.
Il rapporto e gli standard UE
Gli ultimi dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio sparsi lungo tutto il Continente hanno fornito riscontri positivi. Nello specifico, gli standard UE sono stati ampiamente rispettati per il particolato fine (PM 2.5) nel 99% dei casi e per il biossido di azoto (NO 2) nel 98% delle stazioni. Stiamo parlando di due inquinanti atmosferici significativamente nocivi.
Nonostante il trend soddisfacente, i livelli indicati dalle linee guida dell’OMS non sono rispettati in Europa. Infatti, l’inquinamento atmosferico rimane “il principale rischio ambientale per la salute nella regione, causando malattie, abbassando la qualità della vita e portando a decessi prevenibili”. Anche perché la Direttiva UE sulla qualità dell’aria inasprisce significativamente gli standard da rispettare, allineandoli maggiormente alle raccomandazioni dell’OMS.
Il rischio per la salute
Fari puntati sul particolato fine (PM 2,5). Il rapporto evidenzia che, dal 2011, tutti i Paesi hanno ridotto l’esposizione della popolazione urbana all’inquinante più dannoso dal punto di vista sanitario. Tuttavia, la stragrande maggioranza (94%) della popolazione urbana dell’UE rimane ancora esposta a concentrazioni di PM 2,5 superiori ai valori guida dell’OMS.
Ecco perché diventano fondamentali nuove misure aggiuntive per ridurre i rischi per la salute, visto che associati all’esposizione da PM 2,5 vi sono forti pericoli di contrarre malattie respiratorie e cardiovascolari. Per l’Agenzia Europea per l’Ambiente, il raggiungimento dei limiti UE recentemente rivisti, richiesti entro il 2030, contribuirà a ridurre questi impatti sulla salute e ad avvicinare i livelli di qualità dell’aria ai valori guida dell’OMS nei prossimi anni.
Qualità dell’aria in Europa: il pericolo nelle città
L’obiettivo, dunque, è consolidare una serie di standard più restrittivi per rispettare il traguardo del 2030. Intanto l’Agenzia ricorda che una parte significativa delle stazioni di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico nel 2023 rispettava già gli standard del 2030 per tutti gli inquinanti. In particolare, per il biossido di azoto, dove oltre il 70% delle stazioni presentava concentrazioni inferiori agli standard da rispettare nel 2030. Analizzando invece il PM 2,5 va detto che un numero inferiore di stazioni è sceso al di sotto del valore limite annuale del 2030.
Tuttavia, per rispettare questi standard ovunque, e sulla base dei progressi attuali, è fortemente consigliabile approntare nuove politiche ambientali in grado di migliorare la qualità dell’aria. Interventi fondamentali soprattutto nelle città.