Il cambiamento climatico tra le preoccupazioni principali degli italiani

È la tematica ambientale la maggiore preoccupazione in Italia: l’attenzione all’ambiente conferma un primato ormai decennale per i cittadini dai 14 anni in su. Preoccupazioni manifestati da quasi sei persone su 10 (58,1%), dato stabile rispetto al 2023. A seguire, ecco i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 51,9% della popolazione, e alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (38,1% del campione).
A confermarlo è l’Istat nella consueta analisi basata su dati provenienti dall’Indagine “Aspetti della vita quotidiana”. L’Indagine fa parte del sistema integrato di Indagini Multiscopo sulle famiglie avviato nel 1993. L’Indagine del 2024 è eseguita su un campione di circa 20 mila famiglie distribuite in circa 800 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica. Ecco i principali dati che emergono dall’analisi Istat.
L’indagine Istat in Italia: la nostra preoccupazione per l’ambiente
Le preoccupazioni legate al clima riguardano una serie di fattori. È il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36% delle persone, a farla da padrone, con una percentuale del 58,1% nel 2024. Le conseguenze degli eventi estremi che hanno colpito l’Italia anche nel 2024, in primis l’Emilia-Romagna e altre regioni del Nord, sono alla base dell’aumento dei livelli di preoccupazione per questo indicatore, così come avvenne nel 2023 a seguito delle frane e delle alluvioni nelle Marche e in Toscana.
L’inquinamento dell’aria rappresenta, invece, una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre 20 anni, con un +2% rispetto al 2023. L’attenzione al dissesto idrogeologico, sebbene scesa di interesse nell’arco temporale in esame (dal 34,3% nel 1998 al 28,5% della popolazione di 14 anni e oltre nel 2024), registra un aumento di 2 punti l’anno scorso.
Differenza tra Nord e Sud
Anche nel 2024 si registra una differenza tra Nord e Sud rispetto ad alcune delle preoccupazioni per le tematiche ambientali. Si rileva una distanza di circa 5 punti percentuali rispetto al tema dei cambiamenti climatici, che preoccupa il 59,4% degli abitanti del Nord rispetto al 54,4% di quelli del Mezzogiorno.
Sono sentite soprattutto dai residenti del Centro e del Sud le problematiche legate alla produzione e smaltimento dei rifiuti (41,7% nel Mezzogiorno, 40,7% nel Centro e 35,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (24,9% nel Mezzogiorno, 22,3% al Centro e 20,9% nel Nord).
Le persone di 14 anni e più che vivono in centri dell’area metropolitana esprimono una preoccupazione maggiore rispetto a chi abita nei Comuni di piccole dimensioni rispetto a produzione e smaltimento dei rifiuti, inquinamento dell’aria e inquinamento acustico.
Preoccupazione per l’ambiente in Italia: le classi di età
Le preoccupazioni ambientali variano con l’età. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili per la perdita della biodiversità (il 30,5% tra i 14 e i 24 anni contro il 18,7% degli over 55enni), l’esaurimento delle risorse naturali (28,3% contro 18,4%), la distruzione delle foreste (24,8% contro 19,1%) e l’inquinamento delle acque (40,3% contro 36,0%).
Al contrario, gli ultracinquantacinquenni si confermano più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (32,4% contro 22,2% degli under25), l’inquinamento del suolo (22,7% contro 17,7%) e lo smaltimento dei rifiuti (36,8% rispetto a 32,8%).
Inoltre si riscontra una quota maggiore di donne preoccupate dei vari problemi ambientali. La quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio. Nei confronti dei cambiamenti climatici si dichiara preoccupato il 66,4% dei laureati contro il 53,2% tra chi ha al massimo la licenza media.
I comportamenti virtuosi
Altro aspetto interessante è l’analisi dei comportamenti ecocompatibili e degli stili di vita e di consumo. La quota di quanti fanno un uso virtuoso e senza sprechi di energia è pari al 71,4% (rispetto al 72,8% del 2023), mentre il 68,8% adotta un comportamento analogo rispetto all’utilizzo di acqua (69,8% nel 2023). Stabile, intorno al 50%, è la quota di quanti adottano abitualmente comportamenti di guida non rumorosa al fine di limitare l’inquinamento acustico. Mostra attenzione ai temi della sostenibilità ambientale anche il 36,4% della popolazione che legge le etichette degli ingredienti.
Nel Nord è più elevata rispetto alla media nazionale la percentuale di persone che hanno abitudini virtuose legate alla mobilità: il 51,3% fa attenzione a non adottare comportamenti di guida rumorosi (47,8 nel Mezzogiorno) e il 20,2% sceglie mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi di trasporto a motore privati (16,1% nel Mezzogiorno).
Il resto del Pianeta
Preoccupazioni e criticità condivise in gran parte del Pianeta, visto che il recente rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), riporta che circa il 77,6% delle terre emerse del Pianeta ha sperimentato condizioni più secche nei tre decenni precedenti al 2020 rispetto al precedente periodo di 30 anni.
Nello stesso lasso di tempo considerato, le zone aride si sono espanse di circa 4,3 milioni di chilometri quadrati, addirittura un’area quasi un terzo più grande dell’India. Ebbene, ora coprono il 40,6% di tutte le terre emerse del globo (escluso l’Antartide). Le aree particolarmente colpite dalla tendenza alla siccità includono quasi tutta l’Europa (il 95,9%), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, l’Asia orientale e l’Africa centrale.
Gli effetti dell’aridità
Secondo il rapporto, gli effetti della crescente aridità sono diversi e toccano quasi ogni aspetto della vita e della società. Tra queste:
- l’aridità è considerata la principale causa del degrado dei sistemi agricoli a livello mondiale, colpendo il 40% delle terre coltivabili del Pianeta.
- Si prevede che più di due terzi di tutta la terra del Pianeta (esclusa la Groenlandia e l’Antartide) immagazzineranno meno acqua entro la fine del secolo, se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare.
- L’aridità è considerata una delle cinque cause più importanti di degrado del suolo al mondo. Insieme all’erosione del suolo, alla salinizzazione, alla perdita di carbonio organico e al degrado della vegetazione.
- La crescente aridità e siccità svolgono un ruolo chiave nell’incremento delle migrazioni umane in tutto il mondo, in particolare nelle aree iperaride e aride dell’Europa meridionale, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Asia meridionale.