Inquinamento
I danni ambientali della guerra in Ucraina e la necessità di andare oltre le dichiarazioni
La pubblicazione di una mappa dei danni ambientali causati dalla guerra, elaborata da Greeenpeace insieme all’ONG ucraina Ecoaction, è l'occasione per denunciare i gravissimi impatti sugli ecosistemi
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La guerra in Ucraina continua, carica di distruzione. Ma c’è anche un aspetto da considerare, estremamente importante e colpevolmente messo in secondo piano: i danni ambientali della guerra.
Si vis pacem, para bellum
La mappa dei danni ambientali causati dalla guerra in Ucraina e la regola delle 3W
L’ecocidio
La “New Generation”: la trasformazione industriale verde per conseguire gli SDG
La lotta alla disinformazione
Le raccomandazioni: con-divide et impera
Tralasciando, in questa sede, due delle 5W della famosa regola del giornalismo (il Who – sappiano tutti chi ha attaccato chi – e Why – sappiamo tutti perché l’ha fatto), la mappa si concentra sul:
Si vis pacem, para bellum
Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell’essere armati e in grado di difendersi, la locuzione latina usata per primo da Vegezio possiede anche un significato più profondo: coloro che imparano a combattere possono comprendere meglio, e apprezzare, maggiormente la pace. Se vuoi la pace, prepara la guerra. A prescindere dalle sfumature della frase, che ha la sua validità, formale e sostanziale, c’è un “ma”, o meglio ce ne sono due, che fanno la differenza rispetto a quando è stata coniata. Il primo è che di guerre, in giro per il mondo ce ne sono tante (troppe: una è già di troppo), anche se nessuna è in grado di coinvolgere quanto quella (non) dichiarata (ufficialmente) dalla Russia all’Ucraina: la guerra non la stiamo preparando, la stiamo vivendo. Il secondo ha a che fare con la «diversità»: oggi, rispetto a quando quella frase è stata vergata, tutto è diverso. Le cause scatenanti sono (forse!?) diverse, ma in ogni caso accomunate dalla brama di potere. Il mondo è diverso, e i suoi abitanti sono molto più numerosi, e impattanti, sull’ambiente. Le armi – di distruzione e di distrazione di massa – sono diverse. L’ambiente è diverso. Le conseguenze, anche sull’ambiente, sono molteplici.La mappa dei danni ambientali causati dalla guerra in Ucraina e la regola delle 3W
Sulla guerra in Ucraina Greenpeace ha pubblicato una mappa dei danni ambientali causati dalla guerra, elaborata insieme all’ONG ucraina “Ecoaction”, per denunciare i gravissimi impatti sugli ecosistemi, un’altra “vittima silenziosa della guerra”.
Tralasciando, in questa sede, due delle 5W della famosa regola del giornalismo (il Who – sappiano tutti chi ha attaccato chi – e Why – sappiamo tutti perché l’ha fatto), la mappa si concentra sul:
- Where (dove sono localizzati i principali danni ambientali provocati dalla guerra);
- What (quali sono gli impatti ambientali diretti che ogni singola azione ha provocato, senza contare quelli indiretti, per quanto ipotizzabili) e
- When (quando è accaduto di preciso?).
L’ecocidio: i numeri dei danni ambientali della guerra
Le conseguenze sono diverse: una guerra di questa portata, e di questa durata, ha delle conseguenze spaventose in termini di sostenibilità. Dare numeri precisi – adesso, a guerra in corso, senza neanche sapere fino a quando durerà, e senza neanche immaginare gli strascichi della stessa, quando sarà finita: basti pensare, a mero titolo di esempio, alle tonnellate di mine, che “rilasceranno” i loro effetti fra anni – è impossibile, ma è necessario evidenziare i danni che vanno oltre all’immediatamente percepibile. All’aspetto umano e sociale, oltre che economico, intendo dire La distruzione dell’ambiente, infatti, rappresenta un quid pluris rispetto alle “guerre di una volta”.| I “numeri ambientali” della Guerra a distanza di un anno dallo scoppio: dati da aggiornare quotidianamente | |
| 6% e 35% | Rispettivamente la superficie dell’Ucraina rispetto all’intera Europa e la percentuale di biodiversità del vecchio continente (le foreste, le paludi, le steppe e gli habitat salini ospitano oltre 70.000 specie animali e vegetali, di cui 1.400 circa di queste sono protette) |
| 2.000 | I casi di gravi danni ambientali registrati in Ucraina |
| Fra 46 e 51 miliardi | Il costo in termini di danni stimabile |
| 14.300 | Ettari di colture devastati |
| 2,8 e 1,2 | Milioni di tonnellate di cereali e di olii di semi distrutte o rubate |
| 400.000 95.000 212.000 507.000 12.000 | Rispettivamente gli alveari, gli ovini, i suini, i bovini e gli avicoli distrutti, per un totale di 362,5 milioni di dollari di valore (fonte: Agronotizie) |
| 100 | Gli anni durante i quali – se la guerra dovesse finire oggi – l’agricoltura ucraina potrebbe risentire degli effetti della guerra (fonte: European journal of soil science) |
| 5,5% | La percentuale di responsabilità del cambiamento climatico addebitabile al comparto militare (fonte: Ceobs, Conflict and environment observatory unit (Ceobs) |
| 15% | Secondo il ministero (che cita il rapporto Agribusiness in Ukraine) il 15% del territorio agricolo è contaminato da mine. |
| 10 Kg di CO2/km percorso | Un carro armato T-80 emette più di 10 chilogrammi di CO2 per chilometro: per confronto, un SUV Mercedes 3.0 turbodiesel, un’auto particolarmente poco verde, ne emette 160 grammi per km…(Fonte: Il Tascabile-Treccani). |
| ? | I costi legati alla ricostruzione, i cui calcoli vanno fatti a guerra finita, “a danni fatti e ancora in fieri” |
La “New Generation”: la trasformazione industriale verde per conseguire gli SDG
Un recente report Interagenziale dell’ONU, pubblicato in vista del Forum ECOSOC (New York, 17-20 aprile 2023) sottolinea che la guerra in Ucraina, insieme ai (in parte) correlati forti aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e al rapido inasprimento delle condizioni finanziarie hanno aumentato la fame e la povertà e hanno invertito i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Nella prefazione – scrive il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres – la crisi energetica indotta dalla guerra in Ucraina ha stimolato gli investimenti nella transizione energetica globale, che nel 2022 sono saliti fino alla cifra record di 1,1 trilioni di dollari, superando per la prima volta gli investimenti nel sistema dei combustibili fossili nel 2022, anche se sono avvenuti quasi tutti in Cina e nei Paesi sviluppati. Il Rapporto – «2023 Financing for Sustainable Development Report: Financing Sustainable Transformation» – dopo una lunga analisi delle cause, che comprendono la guerra in Ucraina, sottolinea, fra l’altro, che:- sono necessari investimenti massicci e urgenti per accelerare le trasformazioni, anche nella fornitura di elettricità, nell’industria, nell’agricoltura, nei trasporti e negli edifici;
- occorre “nuova generazione” di politiche industriali sostenibili, in grado di rilanciare le sostenibilità e di colmare il gap fra Paesi che possono permettersi una capacità produttiva sostenibile e quelli che, invece, non possono;
- bisogna implementare una “nuova architettura finanziaria”, efficace ed efficiente ed in grado, proprio (e anche) per questo di garantire una trasformazione sostenibile;
- deve essere reso operativo un fondo per i danni legati (almeno) ai cambiamenti climatici.
La lotta alla disinformazione
Bisogna – qui si aggiunge – fare tutto ciò tenendo presente non solo le difficoltà insite nel comunicare messaggi di sostenibilità (già in tempi di pace…), ma anche quelle connesse al fatto che la politica internazionale ha per troppo tempo ignorato le conseguenze ambientali della guerra. E tenendo presente – come sottolinea il “Green European Journal” in relazione a quest’ultimo punto, che “la guerra in Ucraina avviene in un contesto di ottimismo crescente alimentato dalla nostra presunta capacità di proteggere l’ambiente anche in un contesto di conflitto. Si fonda sulla nostra convinzione di riuscire ad attribuire le responsabilità a stati e individui per i danni ambientali”. Del resto, ancora nel 2014, l’allora segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, dichiarava che l’ambiente è la vittima silenziosa della guerra, e “quando monitorare i parametri ambientali sul campo diventa impossibile, la disinformazione è all’ordine del giorno, e quindi le capacità di comprendere e limitare il danno ambientale si fanno meno concrete”.Le raccomandazioni: con-divide et impera
Lo si sapeva già, o per lo meno lo si sarebbe già dovuto sapere, ma “soltanto” con la guerra in Ucraina il carattere transfrontaliero e interconnesso dell’ambiente, della pace e della sicurezza sono emersi: per un motivo o per l’altro il danno ambientale causato dall’aggressione militare russa in Ucraina è – o per lo meno sembra – più visibile che in altri conflitti armati. Con queste parole la recente “Call to Action to the International Community” introduce le raccomandazioni che intende, all’indomani dell’entrata nel secondo anno di guerra, dare “alla comunità internazionale”, affinché quest’ultima traduca questa visibilità in misure politiche significative e meccanismi di responsabilità per prevenire, ridurre al minimo e affrontare ulteriori conseguenze per l’ambiente. Raccomandazioni che mirano a- rafforzare la capacità di risposta alle emergenze dell’Ucraina, considerata un passo cruciale per prevenire e mitigare incidenti che possono determinare gravi forme di inquinamento;
- garantire la smilitarizzazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia;
- identificare, documentare e valutare il danno ambientale e il suo impatto sulla salute pubblica;
- identificare, a monte, i rischi ambientali;
- sviluppare meccanismi e strutture per garantire la responsabilità per i danni all’ambiente dell’Ucraina (attività che comprende “la raccolta e l’archiviazione delle prove, l’identificazione delle migliori pratiche per ottenere i risarcimenti ambientali, nonché lo sviluppo dell’architettura internazionale necessaria per la responsabilità dello Stato per i danni ambientali”);
- garantire che la ripresa dell’Ucraina sia verde e sostenibile;
- integrare la tutela dell’ambiente nella dottrina militare;
- mantenere la visibilità per le dimensioni ambientali della guerra;
- affrontare l’impatto della guerra sul clima;
- sviluppare un’agenda globale per l’ambiente, la pace e la sicurezza.


