Nel 2030 in Italia solo il 60% delle aziende adotterà sistemi avanzati di IA
In Europa la diffusione dell’infrastruttura di connettività, come le reti in fibra ottica e 5G “stand-alone”, è ancora in ritardo. Il nuovo rapporto della Commissione europea sullo stato del decennio digitale 2025 segnala la necessità di nuovi interventi per la trasformazione digitale e la sovranità tecnologica.
La relazione ha valutato i progressi compiuti nei quattro settori prioritari per la trasformazione digitale dell’UE entro il 2030, evidenziando i risultati conseguiti e le lacune nei settori delle infrastrutture digitali, della digitalizzazione delle imprese, delle competenze digitali e della digitalizzazione del servizio pubblico.
Sintetizzando, si potrebbe dire: l’impegno c’è. Ma si può – e si deve – fare molto di più. Un esempio su tutti: sempre più aziende utilizzano l’intelligenza artificiale (AI), il cloud e i big data. Un’adozione che però procede troppo lentamente. Ecco i principali risultati del rapporto, con un focus sull’Italia.
Decennio Digitale 2025: i ritardi dell’Italia
Partiamo proprio dall’Italia. Ebbene, entro il 2030 solo il 60% delle aziende del Bel Paese avrà adottato sistemi avanzati di intelligenza artificiale. Un dato piuttosto sconfortante, parecchio lontana dalla media europea del 75%. Certo, i progressi ci sono e li segnala anche la Commissione. Rispetto alla precedente rilevazione, l’Italia ha migliorato la copertura di rete in fibra, che a fine 2024 copriva il 70% del territorio.
Le criticità permangono in alcuni campi, come le conoscenze informatiche e lo sviluppo di un ecosistema di startup innovative. Dal report emerge che il Paese ha affrontato il 69% delle 13 raccomandazioni formulate dalla Commissione per il 2024, accelerando sulle tecnologie quantistiche e i semiconduttori. Raccomandazioni focalizzate su riforme strutturali, gestione dei fondi europei e sostenibilità del debito pubblico. L’obiettivo è migliorare la crescita economica, la competitività e la stabilità finanziaria del paese.
L’app “Io”
Anche sul piano delle competenze l’Italia sconta un gap con il resto d’Europa. Nel nostro Paese, considerando il mercato del lavoro, è del 4% la media di persone con una preparazione tecnologica avanzata in ambito IT (information technology), sotto la media europea del 5%. Solo il 17% di questi è donna.
E ancora: per 9 italiani su 10 è fondamentale mitigare la diffusione delle fake news e della disinformazione online. Il 73% vorrebbe una maggiore digitalizzazione dei servizi pubblici, la stessa percentuale di chi crede che una strategia di crescita europea per le imprese sia la strada da seguire per competere sul mercato globale. Tra le buone pratiche, Bruxelles segnala l’evoluzione dell’app “Io”, che ha esteso “la memorizzazione e disponibilità dei documenti personali in formato elettronico”, in linea con il progetto europeo del portafoglio digitale.
La sfida delle competenze nel Decennio Digitale 2025
Le raccomandazioni per il futuro si concentrano su determinati ambiti:
- intensificare gli sforzi per acquisire una posizione di leadership nell’intelligenza artificiale;
- rafforzare l’ecosistema nazionale della ricerca e supportare la costruzione di una rete solida di competenze, cominciando dalle scuole superiori e con enfasi sulla partecipazione femminile.
Raccomandazioni che di riflesso coinvolgono gran parte delle nazioni del Vecchio Continente. La relazione Ue sottolinea infatti che poco più della metà degli europei (55,6%) ha competenze digitali di livello base, mentre la disponibilità di specialisti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione con competenze avanzate rimane bassa e con un forte divario di genere. Nel 2024 l’UE ha compiuto progressi costanti nella digitalizzazione dei servizi pubblici fondamentali. Eppure una parte considerevole dell’infrastruttura digitale governativa continua a dipendere da fornitori di servizi esterni all’Europa.
La produzione energetica
I dati mostrano la necessità di affrontare al più presto delle sfide ormai non più procrastinabili. A cominciare dalla persistenza di mercati frammentati, con normative eccessivamente complesse, mancanza di sicurezza e dipendenza strategica da altre realtà internazionali. Ulteriori investimenti pubblici e privati e un più facile accesso al capitale di rischio per le imprese dell’UE accelererebbero l’innovazione e l’espansione.
Il futuro digitale dell’UE dipende sempre più da una produzione energetica stabile. La domanda di energia in crescita esponenziale, anche legata al crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale, sta rapidamente superando lo sviluppo di un approvvigionamento energetico pulito e affidabile e la capacità di rete in tutta l’UE. Questa discrepanza si sta rivelando un potenziale ostacolo significativo alla diffusione su larga scala delle tecnologie digitali chiave.
Investimenti e riforme strutturali
Riassumendo, ecco le azioni fortemente raccomandate per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale:
- ulteriori investimenti da fonti pubbliche e private e un migliore accesso al capitale di rischio per le aziende dell’Ue. Privilegiare investimenti mirati in settori critici: infrastrutture di connettività avanzate, semiconduttori all’avanguardia, infrastrutture cloud e dati sicure e sovrane, intelligenza artificiale e informatica quantistica, sicurezza informatica e sviluppo delle competenze digitali.
- Riforme strutturali per rafforzare e integrare il mercato unico, garantendo la sovranità tecnologica ed economica. Queste riforme mirano a rafforzare la sovranità e la sicurezza delle tecnologie e delle infrastrutture, in particolare nei settori della connettività e dell’erogazione dei servizi pubblici.
- Semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi per le imprese europee.