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Il BIM targato MVRDV, sintesi di un approccio funzionale

Un racconto in esclusiva della BIM Manager María López Calleja sull metodo di lavoro adottato dallo studio di architettura olandese MVRDV. E un focus tecnico
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Il BIM targato MVRDV, sintesi di un approccio funzionale
Dopo aver presentato differenti report su come grandi studi nazionali ed internazionali si approccino al BIM (tra gli altri, MCA Architects e Thornton Tomasetti) e la realizzazione di un e-book su questi temi (“I professionisti del BIM”, edito da Wolters Kluwer), il focus trova nuova linfa nell’analisi offerta dall’architetto María López Calleja, BIM Manager presso lo studio olandese MVRDV avente sede a Rotterdam. Tra i progetti di rilievo da lei seguiti, troviamo la nuova sede della Biblioteca Tianjin a Binhai, in Cina, e The Imprint a Seul, in Corea del Sud. L’architetto valenciano, classe 1980 e laureata presso l’Università politecnica di Valencia, lavora in MVRDV dal 2008. Nello studio olandese è anche responsabile dello sviluppo e dell’implementazione del BIM quale strumento progettuale. A seguire le sue dichiarazioni, utili a comprendere l’approccio progettuale, il processo BIM alle differenti fasi e scale, così come la definizione di questi rispetto a specifiche commesse.

Un racconto delle origini: quando il BIM venne introdotto in MVRDV? E perché?

Lo studio MVRDV ha assunto un impegno significativo nei confronti del BIM negli ultimi 7 anni. Per noi, il BIM rappresenta il prossimo passo nello sviluppo tecnologico, sia nel campo della progettazione, sia in quello della pianificazione spaziale. Ci piace collaborare e, grazie al BIM, è possibile creare un modello di edificio virtuale in cui tutte le parti, dai progettisti, agli appaltatori fino ai gestori, possano partecipare ad un ambiente modello mediante commenti, modifiche ed altre funzionalità. Il team progettuale è così in grado di ottenere un flusso unificato di informazioni e, così facendo, di affrontare efficacemente i molti aspetti progettuali degli edifici in modo coerente. Ku.Be House of Culture and Movement (Frederiksberg, Danimarca, 2016, n.d.r.) è stato uno dei primi progetti del nostro studio ad essere sviluppati in BIM.

MVRDV – KuBe House © Ossip

BIM come creazione e gestione di modelli: può descriverci il modo in cui lei, i suoi BIM Specialists e BIM Coordinators, gestite gli strumenti BIM in ogni fase del progetto?

In MVRDV, sono la responsabile dello sviluppo e dell’implementazione del BIM quale strumento progettuale. Internamente, siamo dotati di un BIM Task Group composto da circa 20 esperti, formati e con esperienza, attivi e molto entusiasti nel mantenere l’azienda tra i leader nel campo del BIM, come riconosciuto dagli utenti. Il nostro compito è di sviluppare nuove tecniche e identificare possibili modi in cui i dati BIM possono essere utilizzati da tutte le parti. Noi rappresentiamo i BIM Coordinators del processo e, a seconda dei ruoli definiti nel protocollo, assumiamo anche il ruolo di BIM Managers principalmente nelle prime fasi progettuali.

Quali software utilizzate (es: Revit? Archicad? NavisWork? Digital Project? ecc.)? Perché decidete di affidarvi a loro?

In merito alla creazione di modelli e la generazione di disegni, utilizziamo Autodesk Revit, mentre per la revisione dei modelli impieghiamo Autodesk Naviswork Manager. MVRDV utilizza il software BIM prodotto da Autodesk in quanto è compatibile con quello impiegato da molti dei nostri collaboratori e clienti, ma anche perché preferiamo una tipologia di BIM chiuso rispetto ad uno aperto. Quando introducemmo il BIM, il nostro ufficio già usufruiva dei prodotti Autodesk, pertanto ci sentimmo sicuri nel proseguire con loro. Attraverso corsi di formazione e di orientamento, una grande percentuale dei nostri architetti è ora competente nell’uso di Revit, software da noi utilizzato in numerosi progetti cantierati, nonché in concorsi, riguardanti le differenti tipologie progettuali delle nostre commesse.

MVRDV – Museum Boijmans van Beuningen – courtesy MVRDV

In che modo il team da lei guidato si relaziona con lo studio volumetrico e come coordina il progetto tra le fasi Preliminare / Definitivo / Esecutivo? Quando invece cooperate con uno studio strutturale, in che modo il vostro consulente influenza il lavoro da voi condotto nel campo architetturale e, viceversa, la definizione delle volumetrie?

MVRDV è da sempre votato alla ricerca. Siamo affascinati dal design parametrico, quello che noi abbiamo chiamato “Datascape”. Ciò significa che compiamo molte ricerche al fine di verificare quali opzioni e varianti siano possibili durante l’iter progettuale. Ad esempio, per il deposito Boijmans Van Beuningen a Rotterdam, Revit è stato utilizzato a partire dalla fase di concorso, fino a giungere ai documenti di lavoro. Tale software ha permesso di avanzare studi volumetrici, così come generare piani, sezioni, diagrammi e tutti i disegni necessari utili a rispondere positivamente al bando. Revit è stato utilizzato anche per vagliare differenti opzioni progettuali, evidenziando facilmente porzioni dello stesso e conducendo così diversi tests al fine di confrontare le differenti alternative tra di loro. Ad esempio, sono state testate composizioni, materiali e colori. Per quanto riguarda le diverse fasi, invece, il modello è aggiornato al fine di raggiungere differenti LOD, ossia il Level Of Development richiesto. Il ciclo progettuale implica più input, più dati da includere e, per un migliore coordinamento tra le fasi, il protocollo dovrebbe stabilire sia il LOD che i ruoli delle parti interessate nelle diverse fasi. Il modello strutturale e di posa in opera erano connessi al modello Revit e, pertanto, si era reso possibile un processo di progettazione integrale il quale ha contribuito nel valutare l’impatto delle altre discipline. Con un modello centrale, e grazie ad una collaborazione in tempo reale, abbiamo potuto controllare interferenze o conflitti. Lo studio volumetrico viene fornito come sviluppo concettuale, ma è ottimizzato e adattato per quanto riguarda gli input, ad esempio, dagli ingegneri strutturali. Ciò avviene in un processo negoziale all’interno del progetto preliminare ed implica comunicazioni giornaliere, oltre ad incontri settimanali, al fine di coordinare l’intero processo.

In relazione al MEP, come procedete nell’affrontare i conflitti (o clashes, n.d.r.) e aggiornare il modello collaborando con i MEP specialists?

Affrontiamo la maggior parte dei nostri processi BIM in un BIM cosiddetto chiuso. Pertanto, il modello impiantistico MEP (Meccanico, Elettrico, Idrico, n.d.r.) viene sviluppato in Revit e il rilevamento dei clashes viene effettuato tramite il software Naviswork. Se gli ingegneri MEP utilizzano un flusso di lavoro software diverso, vengono adottati i modelli IFC. Sono previsti incontri di coordinamento con il cliente, gli architetti co-progettisti, gli ingegneri strutturali e impiantistici, al fine di semplificare eventuali problemi di progettazione. Relativamente al MEP, gli scontri e le interferenze possono essere controllati e risolti proprio in fase progettuale, al fine di evitare il più possibile necessità di modifiche progettuali durante il processo costruttivo. Ciò consente di risparmiare tempo, costi ed aumentare la produttività generale delle successive fasi. Un esempio può essere incarnato dal The Markthal. Un’importante ragione alla base dello sviluppo di questo progetto in BIM è stata la necessità di coordinamento delle fasi di posa in opera. Poiché gli appartamenti avrebbero trovato collocazione nella marco-forma ad ‘arco’, molte tubazioni risultavano non essere sovrapposte le une alle altre, richiedendo pertanto percorsi differenti all’impianto generale. Al fine di vedere se questo si potesse adattare a quanto previsto in fase progettuale, venne predisposto un modello BIM collaborativo. In particolare, nel seminterrato vi è una grande concentrazione di tubazioni, con differenti sezioni che si intersecano tra loro. Questa parte venne elaborata anche in 3D, con l’obiettivo di garantire il suo adattamento rispetto alle condizioni stabilite.

MVRDV – The Valley – courtesy MVRDV

In ultimo, la facciata. Essa è un aspetto davvero complesso da esaminare in un edificio, a causa dei carichi del vento e di quelli sismici. Come lavorate per pianificarla, anche con i fornitori e i consulenti strutturali (come, ad esempio, l’ingegneria del vento o l’appaltatore)?

In tal senso, un esempio potrebbe essere rappresentato da The Valley, in costruzione nell’area Zuidas di Amsterdam. In esso, a causa di diversi input quali il vento, l’energia solare, la privacy ecc., ci siamo ritrovati a vagliare molte diverse opzioni per definire le terrazze degli appartamenti. Insieme ad ARUP, abbiamo sviluppato una griglia utile a smistare e filtrare le opzioni riguardanti i desideri delle differenti parti. Una volta raccolte le opzioni, sono state discusse con i clienti e i consulenti al fine di individuare la soluzione migliore. Tramite il BIM progettiamo in modo più intelligente, grazie all’uso di Revit quale motore di modifica parametrica e all’impiego di Dynamo, uno strumento innovativo nello sviluppo BIM. Quest’ultimo rappresenta un’estensione della programmazione visiva di Revit, il quale ci consente di manipolare dati, scolpire la geometria ed esplorare le opzioni progettuali.

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