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La scommessa carbon neutral di Audi

Tra le prime case produttrici ad attivarsi per la tutela del pianeta, la casa dei quattro anelli sperimenta oggi nuove soluzioni altamente tecnologiche per diventare carbon neutral entro il 2050
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La scommessa carbon neutral di Audi

Che la lotta al cambiamento climatico sia entrata nelle agende dei grandi gruppi internazionali lo vediamo da diverso tempo. Apple, Unilever, Nestlé hanno investito miliardi per compiere la cosiddetta svolta green e tutelare il pianeta dai danni ambientali connessi alle loro attività. Si tratta di un impegno per la sostenibilità che va oltre le ragioni di business e che coinvolge sempre più anche le Case automobilistiche per cui si declina in strategie legate alla riduzione delle emissioni dei veicoli in primo luogo e in secondo ad un’attenzione green per l’intero ciclo di vita dei veicoli, produzione inclusa.

In questo contesto Audi a livello globale è stata tra le prime case ad attivarsi. Nel 2014 la Casa dei quattro anelli è stata il primo brand premium a certificare la sua carbon footprint ovvero la somma di tutte le emissioni di CO2 generate dalle proprie attività. Il tutto utilizzando uno standard condiviso e riconosciuto a livello internazionale. Una scelta dettata dalla necessità di quantificare i gas serra prodotti dall’azienda così da intervenire in modo mirato nell’ottica della riduzione dell’inquinamento atmosferico. Risultato di questo studio scientifico delle emissioni è lo stabilimento di Bruxelles dove la produzione è stata certificata come completamente carbon neutral da esperti indipendenti. Nel dettaglio per coprire il fabbisogno energetico viene impiegata corrente elettrica rinnovabile prodotta con energia idraulica. L’approvvigionamento di corrente elettrica conta su un’ulteriore fonte energetica rinnovabile: sui tetti dello stabilimento è stato installato il più grande impianto fotovoltaico della regione di Bruxelles con una superficie di 37.000 m2. E non è un caso se il primo modello 100% elettrico, Audi e-tron, sia stato prodotto qui.

Energia green

Cuore della strategia green di Audi l’utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Un processo avviato nel 2012 che ha permesso all’impianto Audi di Bruxelles di non rilasciare nell’atmosfera 17.000 tonnellate di CO2 all’anno. Le emissioni potenzialmente generate dall’uso di gas naturale per l’impianto di riscaldamento, invece, sono compensate acquistando biogas certificato – per un totale di 22.000 tonnellate di CO2 risparmiate ogni anno, equivalenti alla distanza che percorrerebbe una Audi A3 facendo 4.200 volte il giro del mondo. Dal 2018 lo stabilimento di Bruxelles ha attivato, fanno sapere da Audi, «anche alcuni progetti di compensazione per le 4.250 tonnellate di CO2 che risultano attualmente non evitabili nel corso dei processi produttivi». Audi è anche impegnata per la conservazione dell’acqua e dell’energia: tutti programmi basati sull’efficienza, che includono la scelta di non utilizzare materie prime dannose per la natura e ottimizzare l’utilizzo delle risorse.

Da CO2 a roccia

Ed è in questo ambito che si inserisce l’ultimo progetto di Audi: estrarre CO2 dall’aria e trasportarla nel sottosuolo dove è possibile trasformarla in roccia. Questo l’obiettivo dell’innovativo impianto, creato dalla startup Climeworks in Islanda con cui Audi ha una partnership, e che conta di eliminare ogni anno 4.000 tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera. Di queste, 1.000 tonnellate contribuiranno a migliorare il bilancio di sostenibilità di Audi

Ma come funziona? «Nella prima parte del processo – fanno sapere da Audi – l’aria viene aspirata dall’ambiente e convogliata in un collettore. Qui passa attraverso un filtro speciale selettivo che cattura e fissa la CO2 grazie al materiale adsorbente, ossia un materiale in grado di accumulare una sostanza gassosa sulla sua superficie, attraverso un processo chimico-fisico». Quando il filtro è saturo, viene riscaldato a 100° C utilizzando il calore di scarto prodotto dal vicino impianto geotermico, provocando il rilascio delle molecole di anidride carbonica. A questo punto, l’aria che è stata privata della CO2 torna nell’atmosfera, mentre l’anidride carbonica accumulata viene portata sotto la superficie terrestre. Senza lasciare tracce. «L’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera è una tecnologia innovativa e ci aiuta a raggiungere gli obiettivi climatici del Gruppo. Con il progetto Climeworks stiamo contribuendo alla decarbonizzazione, seguendo il nostro approccio olistico», sottolinea Hagen Seifert, responsabile della sostenibilità in Audi.

L’impianto del futuro

La tecnologia sviluppata da Climeworks permette di immagazzinare nel sottosuolo, in modo efficace e permanente, circa il 90% della CO2 filtrata dall’aria. L’impianto sarà in funzione 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, con una capacità di filtraggio di 4.000 tonnellate di CO2 all’anno. Per ottenere lo stesso risultato in modo naturale servirebbero 80 mila alberi. Nel dettaglio l’impianto funziona grazie al trasporto a 2.000 metri sotto terra dell’acqua della centrale elettrica di Hellisheiði. Quando si trovano in profondità, le molecole di CO2 hanno una reazione naturale con la roccia basaltica e attivano un processo di mineralizzazione: in questo modo vengono convertite in carbonati, con un processo che dura diversi anni, e permette di immagazzinare in modo permanente la CO2 nel sottosuolo. L’acqua, invece, ritorna nel ciclo della centrale geotermica, che si trova in Islanda proprio per le caratteristiche morfologiche dell’area: la roccia islandese, di origine vulcanica, ha la composizione ideale per immagazzinare grandi quantità di anidride carbonica. Si tratta poi di un sistema scalabile e riproducibile per grandi quantità – offre quindi un enorme potenziale per il futuro.
Anche grazie a quest’iniziativa avanguardistica, entro il 2025, Audi ridurrà del 30% – rispetto al 2015 – le emissioni di CO2 dell’intero ciclo di vita delle proprie vetture mirando nel lungo termine a un bilancio carbon neutral di tutte le attività del Brand entro il 2050.

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