Ponti e viadotti, Liguria fuori controllo

E’ un amaro riscontro, ma quello che succede in queste settimane in Liguria tra ponti e viadotti ha dell’incredibile. Un viadotto autostradale a Sestri Ponente chiuso dopo le ispezioni del Mit ai mezzi pesanti ed un ponte della darsena di Pagliari a La Spezia, unitamente a cantieri disseminati lungo l’arteria autostradale ligure. Se da un lato si stanno facendo controlli dall’altro lo stesso controllo pare essere stato rimandato per troppo tempo.
Ponti e viadotti, la storia recente tra crolli e linee guida per la manutenzione
Procediamo con ordine: il 14 agosto 2018, il crollo del viadotto Polcevera e 43 vittime, anche detto Ponte Morandi, dal nome del suo progettista. E’ qui il primo amaro riscontro: il progettista vive con la sua opera, in modo indissolubile a prescindere da chi lo dovrà manutenere negli anni. Da quel tragico giorno, l’opinione pubblica ha un brusco sussulto: le infrastrutture devono essere controllate e monitorate. Tutto ciò è ancora più allarmante. Il motivo? Si scopre, ed è amaramente ironico, che le infrastrutture hanno un ciclo di vita, quanto? Le Ntc18 definiscono la vita nominale di un’opera, dai 50 ai 100 anni. L’infrastruttura ne è consapevole? Ed invece l’infrastruttura esistente a quale punto deve arrivare per dire che versa in condizioni prossime alla criticità?
2020, l’anno di apparente svolta: la pubblicazione delle “Linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti” da cui seguirà il censimento dei ponti stradali esistenti. Anche questa è prevenzione ma si apre uno scenario: si svolgono riparazioni e chiusure preventive, ma quale sarà la durata dell’efficacia del consolidamento?
Cosa manca oltre alla pianificazione?
Il mercato del consolidamento è vasto e le soluzioni sono prestazionali. Sorge però un dubbio: arriverà un momento in cui la riparazione non sarà più la misura idonea in un’analisi costi benefici. Preoccupa la pianificazione territoriale di urgenza: i fondi, sono la nota dolente, ma pensarci ora? Il costruito concepito nel dopoguerra non resta intonso ed ha superato la cosiddetta vita nominale minima (50 anni).
Lo stupore che si genera nel deficit delle sezioni in c.a. come il distacco del copriferro e delle armature fortemente corrose, è talvolta imbarazzante. Si rivendica la manutenzione ordinaria e straordinaria, ma fino a quando saranno convenienti?
La preoccupazione nasce dal controllo e dalle motivazioni che portano al consolidamento. Il tecnico oggi è chiamato a consolidare ma la sua credibilità è a rischio: un esempio lampante, il Superbonus. Si chiede una ristrutturazione del costruito esistente entro il 31 dicembre 2021, che potrebbe arrivare al 30 giugno 2022 se non al 2023. La credibilità e la serietà non sono dei semplici dadi con cui sfidare la sorte. La sicurezza non è a tempo, la progettazione esige pianificazione, metodo e ragione.