Maria Chiara Carrozza prima donna alla guida del CNR
Lo scorso 12 aprile Maria Chiara Carrozza è stata nominata presidente del CNR, il Consiglio nazionale delle ricerche, principale ente di ricerca italiano, con 88 istituti di tutte le discipline in tutto il paese, 8500 ricercatori e un budget di 900 milioni di euro.
La carica presidenziale del CNR è rimasta vacante per oltre di un anno: il processo di nomina è stato più lungo del previsto – complice la pandemia da Covid19 –, e ha potuto risolversi alla fine della crisi di governo iniziata a gennaio.
La vacanza presidenziale ha lasciato il CNR pressoché immobile durante le trattative per il PNRR, (Piano nazionale di ripresa e resilienza, con 14 miliardi di euro di investimenti), per questo e per non sminuire il ruolo dell’istituto, sarà presentato il piano definitivo all’Ue entro la fine di aprile, con a capo, prima donna di sempre, Maria Chiara Carrozza.
Chi è Maria Chiara Carrozza
Ex ministra dell’Istruzione, dell’università e della ricerca nel governo Letta dal 2013 al 2014, Maria Chiara Carrozza vanta una lunga carriera in ambito accademico, ed è stata rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, alla quale ha dato una nuova e fondamentale impronta rivolta all’internazionalizzazione e alla ricerca.
Laureata in fisica, la Carrozza è stata nominata nel 2017 tra le più importanti donne della robotica al mondo, grazie ai numerosi anni di esperienza tra Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Cina nei settori della biorobotica e della biomeccatronica, ambito in cui è docente ordinaria (bioingegneria industriale) alla Scuola Superiore Sant’Anna.
Benché critica sul dibattito delle questioni di genere e scevra da qualsiasi retro pensiero di secondo piano, la Carrozza non può che ammettere che “essere la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese, eletta da un’altra donna [Maria Cristina Messa, ministra dell’Università, N.d.R.], rappresenta un cambio di passo e di prospettiva”.
Il lungo percorso verso la presidenza
La nomina della presidenza del CNR viene scelta dal ministro dell’Università e della ricerca da una rosa ristretta selezionata da un comitato indipendente. Il mandato quadriennale del precedente presidente, Massimo Inguscio, scaduto nel febbraio 2020, ha portato ai lavori per la successione sin dalla fine del 2019, quando l’allora ministro Lorenzo Fioramonti lanciò un bando pubblico per cercare il successore di Inguscio.
Con l’Italia in piena prima ondata pandemica, si decise di prorogare il mandato di Inguscio fino allo scorso febbraio, quando non è più diventato legalmente possibile, creando di fatto una situazione di stallo, che secondo Vito Mocella, fisico del CNR ed ex membro del consiglio di amministrazione del CNR, ha comportato anche l’esclusione del CNR dalla risposta all’emergenza sanitaria.
La confusione generata dalla crisi di governo, che ha rimescolato le carte all’interno dello stesso CNR (di cui alcuni membri sono anche diventati ministri), a portato infine alla decisione della ministra Messa (lei stessa vicepresidente del CNR dal 2011 al 2015, nonché nella rosa originale dei candidati originale) ad aprire un ulteriore bando basato su nuovi criteri di selezione, ritenendo i precedenti ormai obsoleti.
Una responsabilità senza precedenti
La presidentessa Carrozza ha accettato l’incarico come «una sfida e una responsabilità senza precedenti», confermando l’intuizione della ministra Messa, che ha puntato sulle competenze tecniche e gestionali oltre che su quelle scientifiche, decidendo che era arrivato il momento di iniziare una nuova era.
La Carrozza ha insegnato e condotto ricerche in centri e università, mettendo al centro quell’‘umanesimo tecnologico’ in cui “tra uomo e macchina non deve esserci antagonismo e i robot devono competere con i robot e non con gli esseri umani”. Da sempre impegnata nel miglioramento della condizione di ricercatrici e ricercatori, ha ribadito il suo obiettivo prioritario: valorizzare le tante potenzialità che esistono nel sistema della ricerca italiana.