Con il voto favorevole di 1.129 azionisti, pari al’86,86% del capitale sociale rappresentato, l’Assemblea Ordinaria di
Atlantia SpA ha deciso di cedere l’intera partecipazione detenuta in
Autostrade per l’Italia S.p.A. (Aspi) al Consorzio costituito da CDP Equity S.p.A., The Blackstone Group International Partners LLP e Macquarie European Infrastructure Fund 6 SCSp. L’offerta valuta il 100% di Aspi 9,3 miliardi, al netto dei ristori. Un risultato plebiscitario, visto che hanno espresso voto contrario solo 60 azionisti, pari al 12,75% del capitale rappresentato. Astenuti in 12.
Atlantia e i Benetton si preparano ad uscire da Autostrade per l’Italia che, dopo 22 anni dalla privatizzazione si avvia a tornare in mano pubblica. Il Consorzio guidato da CDP, infatti, è una
controllata del Ministero del Tesoro. Ora è attesa la formalizzazione della cessione delle quote: un passaggio che spetta al Consiglio di Amministrazione, convocato per il
prossimo 10 giugno.
Atlantia e Benetton
Una decisione che arriva a 10 mesi e mezzo di distanza dall’accordo con il precedente Governo che individuava la soluzione di una Aspi pubblica con l’
uscita dei Benetton in seguito al crollo del ponte Morandi. Oltre alla Edizione holding dei Benetton (30,2%) e alla Crt (5,5%), anche la maggior parte degli investitori istituzionali ha dato il via libera alla vendita delle Autostrade nostrane. Secondo indiscrezioni, voto favorevole alla cessione sarebbe arrivato anche dal fondo hedge Tci, che spesso aveva criticato il management. Un azionariato, quindi, tornato compatto dopo la spaccatura dello scorso 31 marzo sulla proposta alternativa di scissione. Allora, Edizione holding e Fondazione Crt, favorevoli a CDP, si opposero, facendo naufragare il progetto. I soci si sono allineati alla posizione del Consiglio di Amministrazione, che nella
relazione illustrativa del 30 aprile ha evidenziato “alcuni miglioramenti” sul fronte del prezzo. Di fatto, è stata scelta l’unica strada percorribile rispetto al contenzioso.
La revoca ad Aspi
Tutto ebbe inizio, purtroppo, quel tragico
14 agosto del 2018 con il crollo del Ponte Morandi di Genova. Da allora sono passati quasi tre anni fra trattative, polemiche, contrasti e tentativi di riconciliazione. Nonostante la contestata norma sul taglio da 23 a 7 miliardi delle penali in caso di revoca, inserita nel decreto Milleproroghe il 2 gennaio 2020, l’
iter per togliere la concessione ad Aspi si è rivelato molto più complicato delle attese sul piano giuridico. Oggi, finalmente, si conoscono alcuni dati più precisi sulla fine di una vicenda alquanto intricata e dolorosa.
Il closing dovrebbe arrivare entro fine anno e comunque non oltre il 31 marzo 2022. Secondo gli analisti di Equita si attende una reazione positiva del titolo in caso di accettazione dell’offerta del consorzio CDP.
Atlantia e il futuro
Tempo di svolta, quindi, anche per
Atlantia: la cessione di Aspi consentirà alla holding di avviare una rotazione degli asset, con
nuovi investimenti grazie alla liquidità ottenuta. La nuova Atlantia sarà una holding di partecipazioni snella e flessibile, più piccola che in passato, ma con una visione molto contemporanea del suo avvenire.
L’obiettivo è seguire i mega-trend e sviluppare una
società leader nella mobilità integrata supportata dalle nuove tecnologie digitali. Appoggiandosi anche ai tanti investimenti fatti in innovazione tecnologica recentemente realizzati. Basti pensare all’ecosistema di servizi e pagamenti di Telepass, all’esperienza nelle smart road di Aspi a quella negli aeroporti di Roma. Senza dimenticare il wireless airport, la gestione delle code e il monitoraggio dei passeggeri con le camere in 3D, lo sviluppo di tutte le aree di controllo e test in epoca Covid.