Per il Ponte sullo Stretto arriva l’analisi costi-benefici Unioncamere Sicilia ed è positiva

Dopo l’approvazione “con prescrizioni” della Commissione tecnica Via-Vas, e in attesa della certificazione anti-sismica da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), arriva una buona notizia per il Ponte sullo Stretto di Messina: uno studio commissionato da Unioncamere Sicilia a Uniontrasporti, con il supporto tecnico scientifico di Openeconomics, presenta un’analisi Costi-Benefici (ACB), utilizzando le linee guida prescritte dall’Unione Europea, da cui risulta che a regime l’opera genererà un Valore Attuale Netto Economico (Vane, indice che misura la sua redditività economico sociale) positivo, pari a 1,8 miliardi di euro, con un rapporto benefici costi di 1,2, dovuto a varie voci, dalla riduzione di tempi e costi di trasporto a quella delle emissioni inquinanti.
Già nella fase di cantiere l’opera è in grado di apportare un contributo di 23,1 miliardi al Pil, creare 36.700 posti di lavoro stabili e alimentare con 10,3 miliardi complessivi di euro le entrate fiscali nelle casse dello Stato.
Ponte sullo Stretto: che cosa riferisce l’analisi costi-benefici
Nel tempo, i benefici economici e sociali che il Ponte sullo Stretto potrà portare sull’ecosistema economico e sociale italiano saranno ben superiori ai suoi costi (pari a 9.083 milioni di euro), calcolando i vantaggi per il tessuto produttivo e turistico di tutta l’area, per la logistica, il traffico passeggeri e merci, al netto dei costi sostenuti dal sistema paese.
Lo studio valuta la solidità delle sue conclusioni sottoponendole ad un’analisi di sensitività, tenendo cioè conto delle possibili variazioni nel tempo, anche in negativo, dei vari parametri utilizzati. E sottopone l’opera anche ad un’analisi del rischio economico che è risultata positiva nel 70% dei casi, evidenziando un grado di rischiosità assolutamente non elevato, e comunque posto sotto attenzione.
Oltre a Calabria e Sicilia, direttamente interessate dalla costruzione, i maggiori benefici in termini di Pil si avranno in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto grazie all’attivazione di catene di fornitura presenti sui relativi tessuti produttivi. Mentre saranno manifattura, costruzione e servizi alle imprese i settori maggiormente attivati dal maxi-cantiere, con un forte indotto indiretto sui servizi alle persone e quelli diretti alla Pubblica amministrazione.
“Prezzi ombra” e tempo risparmiato
Nell’analisi, i costi di investimento e di gestione sono stati trasformati in costi economici attraverso l’utilizzo di “prezzi ombra” che depurano i valori finanziari dalle imperfezioni di mercato. Inoltre tutti i valori – sia i benefici che i costi – sono espressi in valore attuale, tenendo cioè conto dell’effetto tempo, mediante l’applicazione di un tasso di sconto sociale del 3%, fissato dall’Unione europea, spalmato nell’arco temporale dei trenta anni di gestione dell’infrastruttura da parte della Società Stretto di Messina.
L’analisi costi-benefici ha preso in considerazione, tra le diverse voci valutate, il valore del tempo risparmiato per l’attraversamento dello Stretto per passeggeri e merci, la riduzione dei costi operativi prodotto dal collegamento stabile, il risparmio di costi esterni dovuto all’abbassamento delle emissioni inquinanti, il valore delle opere di mitigazione e anche, come unico fattore negativo, l’aumento dell’incidentalità – oggi inesistente – dovuto all’utilizzo della modalità stradale rispetto alla navigazione marittima.