Ingegneria

L’aeroporto galleggiante di Osaka rischia di affondare per colpa del cambiamento climatico

Frutto di un complesso lavoro che ha unito architettura e ingegneria, il Kansai International Airport combatte da sempre contro l’abbassamento dell’isola artificiale su cui sorge
Condividi
L’aeroporto galleggiante di Osaka rischia di affondare per colpa del cambiamento climatico
Il Kansai International Airport è il primo aeroporto galleggiante al mondo. Ma rischia di affondare (anche) per colpa del cambiamento climatico Il Kansai International Airport venne aperto il 4 settembre 1994, progettato da Renzo Piano Building Workshop. Sorge oggi su due isole artificiali realizzate nella baia antistante la città di Osaka, a servizio di Osaka, Kobe e Kyoto. Il progetto partì dalla realizzazione di un aeroscalo su una sola isola artificiale, affiancata tra 2003 e 2007 da una seconda. Il progetto frutto di una competizione a inviti vinta nel 1988 da un gruppo di grandi nomi. Oltre a Rpbw, comprende, tra gli altri, la multinazionale nipponica della progettazione Nikken Sekkei, Ove Arup & Partners e il paesaggista francese Michel Desvigne.

Un aeroporto galleggiante su un’isola artificiale

Il nuovo scalo nasce per affiancare l’esistente sulla terraferma, l’aeroporto di Itami ancora in funzione, dirottando in mare anche gran parte di un inquinamento acustico divenuto altamente problematico per la popolazione locale. Smaltisce oggi i voli internazionali e una parte di quelli nazionali eretto su un’isola artificiale collocata 40 km a sud-ovest della città di Osaka e 5 km al largo della costa. La sua costruzione, imponente opera di ingegneria, ha richiesto 5 anni di cantiere. Misura 4,37 km di lunghezza e 1,25 di larghezza e poggia su oltre 1 milione di pali che, attraversando 20 metri di acqua marina e 20 metri di strato fangoso, trovano sostegno in 40 metri di roccia sottostante. Per tenere sotto controllo il movimento del fondale, i pali sono dotati di sensori che rilevano il superamento della tolleranza massima stabilita, pari a 10 millimetri. Un sistema di taratura basato su martinetti idraulici consente ai pali di modificare lievemente le loro dimensioni.

Il terminal passeggeri

Come da richieste del bando, nasce insieme alle piste per gestire fino a 100.000 passeggeri al giorno. Lungo 1,7 km (ancora oggi uno dei più lunghi al mondo) e dotato di 42 gate di imbarco, internamente è suddiviso in quattro livelli. La sua organizzazione è frutto di uno studio realizzato da Paul Andreu per Aéroports de Paris e gestisce i movimenti delle persone in modo estremamente funzionale. I flussi, in ingresso e in uscita, sono suddivisi in percorsi dedicati, come anche i movimenti del personale aeroportuale e delle merci. I suoi volumi, realizzati in acciaio e vetro, sono plasmati in forme dinamiche e definite. La copertura richiama la sua funzione, progettata con la consulenza di Peter Rice e Tom Barker (Ove Arup & Partners). La forma ricorda in sezione il profilo alare di un aeroplano. Un apposito studio ne ha definito le curvature per dare alla torre di controllo la massima visibilità della pista e permettere contemporaneamente la circolazione dell’aria al suo interno. Introdotta da ampi condotti su un lato del terminal, l’aria viene infatti convogliata verso il lato opposto grazie alla forma interna. La copertura è impostata su una serie di travature metalliche asimmetriche tridimensionali lunghe oltre 80 metri, sorrette alla base da imponenti colonne inclinate. È rivestita esternamente da 82.000 pannelli di acciaio inossidabile, le cui dimensioni, tutte identiche, sono il frutto di un complesso processo di standardizzazione. Tutti i volumi del terminal passeggeri sono impostati sopra colonne telescopiche posizionate in tutta la lunghezza. I loro giunti aiutano a compensare i movimenti del fondale sotto la considerevole massa dell’isola e del suo costruito e aiutare a rispettare le rigidissime normative antisismiche giapponesi. Il nuovo aeroporto è collegato alla terraferma da un ponte lungo 3,75 km. I suoi due livelli permettono il passaggio di autoveicoli, al superiore, e treni, all’inferiore.

Una lotta continua contro la subsidenza del fondale marino

L’aeroporto internazionale del Kansai collega oggi la provincia del Kansai con tutto il mondo, inserito tra i 20 più importanti a scala globale. Nel 1995 dimostra la resistenza delle sue strutture alle violente azioni del terremoto di Kobe. Nell’aprile 2001 l’American Society of Civil Engineers lo celebra inserendolo tra le opere ingegneristiche più significative del millennio. Nonostante tutto, inizia presto ad avere problemi molto importanti. L’isola artificiale si abbassa a ritmi talmente rapidi, 50 cm in 5 anni, da fare dichiarare il disastro a nemmeno 10 anni dal suo completamento. I cedimenti non sono uniformi e provocano danni differenziati sulla superficie, con conseguenze diverse tra i volumi costruiti e le piste. La subsidenza del fondale è stato un elemento centrale nella sua progettazione e realizzazione, ma i calcoli effettuati sembrano avere pesantemente sbagliato le valutazioni. L’aeroporto ha così dovuto essere fin da subito protetto e ‘corretto’ mediante interventi continui. La situazione è oggi tenuta costantemente sotto controllo, con l’impegno di ingenti risorse economiche e aggiornatissime competenze tecniche e ingegneristiche. Kansai Airports, la società che lo gestisce dal 2016, dedica un’ampia sezione del suo sito web al mantenimento in sicurezza, aggiornando e illustrando quanto viene fatto a questo scopo.

I cambiamenti climatici, un’altra minaccia per l’aeroporto galleggiante

Un’altra minaccia, anche per l’aeroporto galleggiante del Kansai, è rappresentata dai cambiamenti climatici e dagli eventi atmosferici sempre più violenti che colpiscono molte parti del mondo. Nell’agosto 2012 la rottura sulla pavimentazione di una delle piste, probabilmente provocata dal calore estivo, ha causato la chiusura dell’aeroporto per 40 minuti. Tra agosto e settembre 2018 l’arrivo di Jebi, uno dei tifoni più violenti che ha colpito il Giappone negli ultimi 25 anni, ha causato la sua chiusura per quasi dieci giorni, dal 4 al 13 settembre. Le isole erano state abbondantemente ricoperte dall’acqua, con ingenti danni provocati dai forti venti alle strutture in elevazione. L’uragano provocò anche l’esplosione di un’autocisterna sul ponte di collegamento con la terraferma, che venne chiuso per alcuni mesi.

Photogallery

 
Condividi

Potrebbero interessarti

Decreto Salva Casa

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29 maggio 2024 il Decreto Legge 29 maggio 2024, n. 69 recante “Disposizioni urgenti in materia di...

Nuovo Codice appalti

Un vero e proprio cambio di paradigma, mirato a ristabilire un equilibrio tra la necessità di velocizzare le procedure di appalto e...