Per gli affitti brevi serve più sicurezza
Una procedura “semplice e sicura”, che rispetti le necessità di pubblica sicurezza e non sia un ulteriore aggravio per i proprietari di abitazioni destinate agli affitti turistici brevi. È questa la richiesta inviata da dodici associazioni di categoria (FIAIP, Pro.Loca.Tur, Confassociazioni RE, Property Managers Italia, OspitaMi, Host+Host, Host Italia, Bre-VE, MyGuestFriend, ABBAV, Bisogna &ssere Bravi, Altea) e formulata al Ministero dell’Interno.
Il documento arriva come conseguenza della Circolare emanata dal Capo della Polizia, Vittorio Pisani, del 18 novembre scorso avente ad oggetto “l’identificazione delle persone ospitate presso strutture ricettive”. Nel provvedimento si richiede espressamente, per motivi di sicurezza, il riconoscimento “de visu” dell’inquilino degli alloggi locati per finalità turistiche.
Le proposte delle associazioni
Le associazioni di categoria, all’insegna di un dialogo costruttivo e positivo, propongono una serie di soluzioni per garantire la sicurezza. Innanzitutto, si suggerisce di consentire che il riconoscimento unitamente al confronto con il rispettivo documento di identità, “avvenga attraverso l’utilizzo di dispositivi mobili come video, fotografie o scansioni”. L’obiettivo è individuare una procedura snella, che potrebbe articolarsi in una serie di macro-step:
- ricezione da remoto dei documenti degli alloggiati in formato digitale;
- trasmissione dei documenti su un canale in linea con i principi del GDPR;
- ricezione di un selfie del responsabile del gruppo o della famiglia;
- riconoscimento semplificato per gli altri componenti;
- controllo della corrispondenza tra volto autoritratto e documento inviato;
- invio dei dati alla piattaforma Alloggiati-web;
- scarico della ricevuta dell’avvenuto invio, prova ufficiale della corretta esecuzione della procedura.
Massima sicurezza per gli affitti brevi
Tra le altre richieste, la necessità che la procedura sia seguita da tutti e alla portata di tutti. I proprietari e tutti coloro che gestiscono professionalmente gli immobili affittati a turisti sono “i primi a voler sapere chi entra nelle case di loro proprietà o da loro gestite”.
Inoltre, nella definizione dello standard si richiede al Ministero di evitare l’esclusivo utilizzo di applicazioni già operative nel mercato che, già oggi, forniscono il servizio di check-in da remoto. Il motivo? “Non solo sarebbero indebitamente avvantaggiate le società proprietarie di queste applicazioni, ma ‘obbligherebbero’ i proprietari a rivolgersi necessariamente ad una di queste società”. Le associazioni, rientranti nella “Consulta Nazionale Immobiliare Turistica”, si impegnano a diffondere la procedura a tutte le realtà di categoria. Con l’obiettivo di “garantire la massima sicurezza per il comparto e in tutto il Paese”.
L’obbligo del CIN
Dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore la normativa per gli affitti brevi, con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale. Il ministero del Turismo obbliga le strutture ricettive a ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN). Dal 10 dicembre 2024, è anche attivo il rilascio automatico del CIN, per le strutture per le quali sono già trascorsi 30 giorni dalla richiesta.
Coloro che non avranno il CIN saranno punibili con sanzione che va dagli 800 agli 8.000 euro. La sua mancata esposizione comporterà una sanzione da 500 a 5.000 euro. Per la mancanza dei requisiti di sicurezza, la sanzione andrà da 600 a 6.000 euro. Per i soggetti che affittano più di quattro immobili senza prima aver presentato la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia), la sanzione andrà dai 2.000 ai 10.000 euro.