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Ripresa post-Covid, le imprese artigiane puntano sul Superbonus

Nel 2020 il fatturato della manifattura è sceso dell’11%. Le PMI mostrano leggeri segnali di ripresa grazie all'utilizzo del Superbonus, che stenta a decollare per gli oneri burocratici
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Ripresa post-Covid, le imprese artigiane puntano sul Superbonus

L’Ufficio Studi e la Direzione Politiche economiche di Confartigianato hanno presentato a inizio marzo i risultati dell’11° report Covid-19 “La strada tortuosa verso la ripresa 2021. Il documento valuta l’emergenza sanitaria dal punto di vista della restrizione dell’economia, degli indicatori di mobilità e del tasso di vaccinazione. Per fare quadro, anche di prospettiva, per le imprese artigiane.

Il report

Il report dell’Associazione delle imprese artigiane propone, con un confronto internazionale, l’analisi del quadro macroeconomico, delle tendenze degli indicatori congiunturali, delle esportazioni, del fatturato e della produzione di manifattura e costruzioni. Con un focus della crisi della moda. Inoltre, il documento esamina la dinamica dei ricavi delle imprese dei servizi.

In relazione agli andamenti del mercato del lavoro sono esaminati i cluster più colpiti e la crisi del lavoro indipendente. Vengono evidenziate le difficoltà e i maggiori costi a seguito della Brexit e le ricadute sulle imprese dell’annullamento di fiere ed eventi promozionali. Una sezione è dedicata a credito e garanzie pubbliche. Infine, il documento approfondisce la propensione all’investimento e all’utilizzo delle misure del Piano Transizione 4.0.

Il paper esamina anche le prospettive di ripresa alla luce della crisi della finanza pubblica e gli interventi con i fondi europei per il rilancio degli investimenti. Confartigianato evidenzia il ritardo dell’Italia nel migliorare un ampio set di indicatori relativi a emergenza sanitaria, lavoro, finanza pubblica, burocrazia, digitale e prezzi energia per accelerare la crescita economica.

I risultati principali

Dal report emerge che a febbraio 2021 torna a salire la fiducia delle imprese. Con l’indice che segna un aumento del 5,5% rispetto a gennaio 2020. Per le imprese manifatturiere e delle costruzioni l’indice di fiducia, che a febbraio 2020 sale rispettivamente del 3,6% e del 2,8%, si colloca in linea con il livello pre-crisi del febbraio 2020. Per i servizi, invece, nonostante il marcato aumento di febbraio, i livelli rimangono ancora distanti oltre dieci punti percentuali rispetto a quelli precedenti allo scoppio dell’emergenza sanitaria.

Il miglioramento della fiducia, spiegano da Confartigianato, si osserva dopo un anno in cui la pandemia ha generato effetti pesanti sui conti economici delle imprese. Nel dettaglio nel 2020 il fatturato della manifattura è sceso dell’11%, quello delle costruzioni del 7%. Mentre nel comparto dei servizi il calo è del 12,1%, con un picco del 42,5% nei settori interessati dalle restrizioni alla mobilità e al calo della domanda turistica.

L’edilizia e il superbonus

Nell’ambito dell’edilizia, il report esamina il grado di utilizzo del superbonus, i ritardi e le difficoltà applicative a causa dell’elevata burocrazia. Il documento evidenzia una fase di ripresa nella seconda parte del 2020. Con il trend dell’attività dell’edilizia che ritorna in territorio positivo, dopo una primavera difficile.

In particolare, tra giugno e dicembre 2020la produzione nelle costruzioni aumenta del 3,6%, in linea con il +4,1% della Germania. Mentre persiste nella seconda metà dell’anno una fase ciclica negativa per Francia (-5,8%) e Spagna (-8,8%). Il bilancio dell’anno della pandemia rimane pesante, con un calo del 7,6% della produzione nell’arco del 2020.

Sul tono della domanda nel secondo semestre del 2020 influisce una elevata propensione delle famiglie a effettuare manutenzione straordinaria delle abitazioni e l’introduzione del superbonus del 110%. Tuttavia, l’analisi sottolinea anche come la burocrazia potrebbe ridurre l’efficacia anticiclica dell’incentivo fiscale.

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La survey alle Mpi

Una sezione del report, realizzata in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, esamina i risultati di una survey condotta su 2.400 imprenditori di micro e piccole imprese (MPI) e imprese artigiane dal 26 gennaio al 15 febbraio 2021. Dall’analisi emergono le dinamiche settoriale dei ricavi, il livello dell’incertezza, la capacità di adattamento, la flessibilità e la propensione al cambiamento delle micro e piccole imprese.

Dalla survey emerge che il 23% delle micro e piccole imprese delle costruzioni ha già ricevuto segnali di mercato di utilizzo del superbonus. Dai primi contatti e preventivi, fino all’inizio lavori. Tra queste, però, il 52,3% segnala il ritardato inizio delle attività a causa di problemi burocratici, ad esempio legati a sanatorie.

Un altro 42,5% indica la mancata risposta di uffici comunali e pubbliche amministrazioni. Nello specifico, la quota di imprese che segnalano la mancata risposta degli uffici pubblici nei comuni con oltre 10 mila abitanti è del 71,6%. Il doppio rispetto al 36,9% rilevato nei comuni più piccoli, con meno di 10 mila abitanti. Infine, l’indagine rileva nel 47,8% dei casi diffuse difficoltà di gestione dell’asseverazione e del visto di conformità.

Le imprese artigiane in manifattura e costruzioni

L’analisi dell’Associazione delle imprese artigiane mette in luce le condizioni di debolezza della ripresa per 859 mila micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni. Che danno lavoro a 3,1 milioni di addetti, pari al 28,2% dell’occupazione del totale delle imprese. In particolare, secondo i dati diffusi da Confartigianato, la vocazione artigiana è alta nei comparti manifattura e costruzioni che contano 588 mila imprese artigiane e 1,6 milioni di addetti. Il 60,6% del totale dell’artigianato.

Nel solo settore delle costruzioni operano 493 mila micro e piccole imprese (fino a 50 addetti) che danno lavoro a 1 milione 149 mila addetti, l’87,9% dell’occupazione dell’intero settore. Con una elevata presenza dell’artigianato: 347 mila imprese artigiane delle costruzioni danno lavoro a 696 mila addetti, più della metà (53,2%) dell’occupazione del comparto.

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