Il
decreto legge n.13 del 25 febbraio 2022, correttivo del Decreto Sostegni Ter dedicato ai
bonus in edilizia non trova l’accordo di tutte le componenti del mondo delle costruzioni. Se da un lato c’è il plauso dell’Ance e di tutta una serie di organizzazioni datoriali, lo stesso non può dirsi per Federlegno, che lamenta un esclusione senza precedenti nell’ambito delle scelte del Governo Draghi su questo tema legato a doppio filo all’applicazione del Superbonus.
Bonus in edilizia, Federlegno sulle barricate
Claudio Feltrin, presidente di
FederlegnoArredo, è portavoce della contestazione che riguarda l’affidamento di lavori
che generano detrazioni fiscali per tutti i bonus edilizi soltanto alle aziende che applicano il contratto edile. Questo taglia fuori dai bonus in edilizia più di 10.000 addetti che lavorano nel settore dell’edilizia in legno, ai quali è regolarmente applicato il contratto nazionale del lavoro ‘legno’.
Un comparto che genera 4 miliardi di fatturato annuo, e che – spiega la nota di FederlegnoArredo – sempre più spesso abbiamo sentito indicare come asset strategico nella transizione ecologica e per lo stoccaggio di Co2. Inoltre, la norma introduce incertezza anche per altri settori, ovvero quello delle porte, delle finestre, delle tende e dei pavimenti, rischiando di lasciare
troppo spazio alla libera interpretazione.
Feltrin chiede un chiarimento al Governo “perché
si rischia di trasformare una buona intenzione in una nuova complicazione verso un settore che fa della sicurezza uno dei suoi punti di forza. Sui bonus edilizi regna già molta confusione per imprenditori e famiglie, adesso siamo sinceramente sorpresi da questo nuovo cambiamento. Da parte nostra – conclude Feltrin – totale condivisione sulla necessità di incrementare la sicurezza nei luoghi di lavoro, ma non è corretto farlo escludendo aziende e professionisti per ‘contratto’ e introducendo nei fatti un provvedimento prescrittivo. La dicitura proposta dal ministero del Lavoro sposta semplicemente l’attenzione da un contratto di lavoro all’altro, non riconoscendo l’impegno e gli investimenti che tutto il settore del legnoarredo, delle costruzioni in legno e delle finiture destina alla sicurezza dei propri collaboratori”.
Ance e sindacati: vince la sicurezza dei lavoratori
Di altro tenore il giudizio di Ance, che ha salutato con favore, insieme alle associazioni datoriali, i sindacati, gli artigiani e le cooperative dell’edilizia, il Decreto correttivo antifrodi. Per le lavorazioni edili, evidenzia Ance in una nota, c’è il
riconoscimento dei benefici fiscali vincolato all’applicazione dei contratti collettivi del settore edile, nazionali e territoriali.
Le nuove norme prevedono, infatti, l’accesso ai benefici per i lavori edili di importo superiore a 70.000 euro solo a imprese regolari e qualificate che, applicando il contratto collettivo nazionale e territoriale dell’edilizia, garantiscono ai lavoratori adeguate tutele in termini di salario, formazione e sicurezza sul lavoro. Inoltre, l’indicazione dello stesso limite di importo a cui già si applica la
verifica della congruità dell’incidenza della manodopera nei cantieri rafforzerà i sistemi di controllo favorendo il contrasto al lavoro irregolare.
Puntare sulla selezione delle imprese coinvolte nella realizzazione delle opere, è un passo importante che consente di favorire il raggiungimento di standard di qualità e di sicurezza nei cantieri e una maggiore trasparenza e una leale concorrenza tra gli operatori del mercato.
Si tratta di una richiesta – conclude l’associazione nazionale dei costruttori edili nella sua nota – che imprese, sindacati e cooperative avevano avanzato da tempo al Governo proprio a tutela delle tante imprese sane, dei lavoratori e dei cittadini che stanno usufruendo dei bonus edilizi e in particolare del
superbonus 110% in quanto
strumento importante per la crescita del settore e del Paese in chiave di sostenibilità e di sicurezza. Con queste correzioni apportate al decreto si garantiscono più controlli e misure antifrode senza bloccare i cantieri.