Rischio stress da lavoro, come si utilizzano i parametri di una banca dati?
                                Ormai da più di dieci anni è entrato in vigore l’obbligo di valutazione del rischio stress da lavoro, e nel 2010 sono state emanate le disposizioni legislative attualmente in vigore a livello nazionale. L’INAIL a seguito di queste ha subito divulgato una proposta metodologica, rivista poi nel 2017.
Nel tempo sembrano essersi consolidati diversi atteggiamenti dei decisori aziendali verso il tema dello stress da lavoro. C’è un modo burocratico di affrontare il tema, attuato da chi ritiene di fare una valutazione del rischio soprattutto formale, spesso senza avere ben compreso il problema legato al rischio specifico. E c’è un modo sostanziale, messo in atto da chi pensa che dietro l’obbligo ci sia un’opportunità, poiché lo stress genera danni in molti modi. Quando è intenso è già un danno in sé, ma prelude spesso ad altri danni sotto forma di errori, malattie, infortuni.
Alcuni dati raccolti negli ultimi dieci anni
L’autore di queste righe si occupa di stress in azienda da molti anni. L’aumento dell’interesse verso il tema ha consentito di raccogliere dati in modo sistematico dal 2009.
La banca dati che ne è nata è stata profondamente esaminata negli ultimi mesi al fine di procedere a un aggiornamento del metodo (metodo ‘Cesvor’). La banca dati ad oggi è costituita da quanto raccolto durante valutazioni svolte presso 81 diversi contesti organizzativi e 993 gruppi omogenei di lavoratori dal 2009 al 2019.
Ad ognuno dei fattori organizzativi di stress da lavoro è attribuito con un sistema di audit un punteggio su scala da 0 (condizione ottimale) a 3 (situazione deteriorata).
Successivamente viene applicato un coefficiente che varia fra 1 e 2 per tenere conto della rilevanza del fattore, in modo differenziato per aziende industriali o di servizi, differenziando anche gruppi di operai, supervisori, impiegati o manager.
Primo esempio: un fattore di contesto
Ad esempio, per un fattore di contesto organizzativo come la comunicazione interna, nel campione storico si hanno due distribuzioni cumulative come quelle riportate nelle immagini in fig. 1 e 2 (rispettivamente per aziende di servizi e aziende industriali).
I grafici evidenziano che se un’azienda ottenesse un punteggio pesato pari a 1,5, si porrebbe all’ottavo decile se si trattasse di un’azienda industriale, e circa al quinto decile se si trattasse di un’azienda di servizi.
Le due diverse distribuzioni hanno avuto origine dalle osservazioni fatte sul campione storico di contesti organizzativi (n. 40 industriali e n. 41 di servizi), ove le criticità sulla comunicazione interna si sono dimostrate presenti in modo diverso.
Secondo esempio: un fattore di contenuto
Per un fattore di contenuto quale il luogo e l’ambiente di lavoro, le distribuzioni in fig. 3 e 4 sono rispettivamente per operai (249 gruppi nel campione storico) e per manager (139 gruppi).
Si evidenzia che un punteggio pari a 2 si porrebbe poco al di sopra del quinto decile per gli operai, e al nono decile per i manager.
Terzo esempio: un evento sentinella
Gli eventi sentinella relativi allo stress sono della massima importanza, e allo stesso tempo sono sottoutilizzati nelle valutazioni del rischio stress da lavoro. Un esempio di evento sentinella è il tasso di assenze per malattia.
La distribuzione del tasso di malattia basata su un campione di 234 casi (gruppi più o meno estesi o aziende) mostra una media pari a 2,25 e una deviazione standard pari a 1,98. Anche in questo caso si posso usare i decili per comparare un caso successivo con il campione storico. Ad esempio, se un gruppo avesse un tasso di assenze per malattia pari a 2,5 si porrebbe al sesto decile della distribuzione.


Perché basarsi su dati storici per valutare il rischio stress da lavoro
Una valutazione del rischio stress da lavoro raramente riesce a basarsi sul confronto con un campione di riferimento, almeno se ci si riferisce alla valutazione preliminare basata su parametri oggettivi.
Sarebbe invece della massima importanza alimentare degli studi che possano supportare metodi parametrici, non solo in fase di valutazione soggettiva (ove l’utilizzo di questionari standardizzati può servire al fine di un confronto con un campione), ma anche in una fase preliminare. Ciò è ancora più importante se la fase preliminare è il momento deputato a decidere se occorre andare avanti in una valutazione approfondita soggettiva.
Bibliografia
- Bisio C. (2009), Psicologia per la sicurezza sul Lavoro. Rischio, benessere e ricerca del significato, Giunti Organizzazioni Speciali, Firenze
 - Bisio C., Campanini P., Sala G., Il metodo Cesvor per la valutazione preliminare del rischio stress lavoro-correlato, Medico Competente Journal, 4/2016
 - Bisio C., Campanini P., Sala G., Definizione del metodo Cesvor basato sull’analisi ergonomica per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, in Rivista Italiana di Ergonomia, n. 1/2016, p. 159-164
 - Lettera Circolare 23692 del 18.11.2010 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che riporta le indicazioni della Commissione consultiva in ordine allo stress lavoro-correlato.
 - INAIL, “La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato. Manuale ad uso delle aziende in attuazione del D. Lgs.81/2008 e smi”, 2017