Sicurezza e Ambiente

Dirigenti stranieri in Italia: cosa deve insegnare il corso sulla sicurezza?

Un approfondimento per HSE manager che si accingono a sviluppare un corso sulla salute e sicurezza sul lavoro indirizzato a dirigenti stranieri che lavorano in Italia: trasmettere i concetti previsti dalla norma, nel modo più efficace
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Dirigenti stranieri in Italia: cosa deve insegnare il corso sulla sicurezza?

Il corso obbligatorio sulla sicurezza è finalizzato a fornire una panoramica generale sulla normativa italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Quindi, è importante che i dirigenti stranieri in Italia abbiano chiare quali sono le principali responsabilità dell’azienda in questo ambito. Vediamo quali sono in questo articolo.

Sommario

Cosa prevede la legge italiana in materia di sicurezza sul lavoro?

Il Testo unico, Decreto legislativo 81 del 2008, prevede che i dirigenti debbano frequentare un corso di formazione, analogamente a tutti gli altri ruoli del sistema di prevenzione. L’Accordo Stato Regioni del 21 dicembre del 2011 stabilisce che questo sia articolato in quattro moduli di quattro ore ciascuno:

  1. Giuridico-normativo.
  2. Gestione e organizzazione della sicurezza.
  3. Individuazione e valutazione dei rischi.
  4. Comunicazione, formazione e consultazione dei lavoratori.

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Per molti dirigenti stranieri, che lavorano nel nostro Paese come tappa della loro carriera all’interno di una multinazionale, questo corso di formazione è la prima occasione per familiarizzare con il nostro sistema giuridico e con ciò che la loro azienda ha predisposto per tutelare l’integrità psicofisica dei propri lavoratori.

A differenza dei loro colleghi che hanno sempre lavorato in Italia, infatti, non posseggono una conoscenza approfondita né delle pratiche di sicurezza specifiche del nostro paese, né tantomeno hanno una comprensione della legislazione.

Diversamente, un dirigente italiano, invece, durante lo sviluppo della sua carriera può avere l’opportunità di verificare personalmente il funzionamento dei processi a tutela della sicurezza dei lavoratori, consolidare la sua esperienza relativa alle specificità nazionali e locali, inclusa la cultura del lavoro e, magari, stabilire e sviluppare con il tempo rapporti con le autorità preposte ala sicurezza e conoscerne le politiche e le procedure.

D’altro canto, una persona sulla quale una organizzazione ha investito risorse, facendole maturare esperienze in diversi contesti e paesi, sicuramente sarà caratterizzata da una buona flessibilità mentale e capacità di adattarsi a diverse situazioni, avendo anche acquisito una visione più ampia delle sfide globali legate alla sicurezza e alla salute sul lavoro, così come una maggiore apertura culturale.

In sostanza, approcciandosi a sviluppare un corso sulla salute e sicurezza sul lavoro indirizzato a dirigenti stranieri che lavorano nel proprio paese, è buona regola riconoscere i punti di forza e di debolezza di queste due esperienze di riferimento, allo scopo di sviluppare l’esposizione dei concetti previsti dalla norma, nel modo più efficace.

Come si applica la normativa italiana sulla sicurezza?

Dopo aver compreso i principi generali della legge italiana, i dirigenti stranieri hanno bisogno di capire come applicare questi principi nella loro azienda. Ciò significa conoscere i requisiti specifici per i loro dipendenti, i loro macchinari e le loro attività.

Il ruolo di un dirigente in una organizzazione aziendale è quello di organizzare e coordinare l’attività lavorativa, agendo più su di un livello di relazioni che su uno di concreta operatività. Il fatto che questi conosca o meno la lingua italiana, e il livello della sua padronanza, possono influenzare grandemente il modo in cui l’azienda ritaglia il suo ruolo. In sostanza, un dirigente che non padroneggi l’italiano, necessariamente occuperà una posizione in cui la platea dei suoi interlocutori sarà limitata a persone che possono interagire con lui, conoscendo la lingua di riferimento, che potrebbe essere quella della sede centrale dell’azienda, o la lingua franca degli affari, l’inglese.

Un quadro chiaro dei ruoli e delle responsabilità in materia di sicurezza per i dirigenti stranieri in Italia è il primo passo

La prima necessità per i dirigenti stranieri in Italia, quindi, è di avere un chiaro quadro dei ruoli e delle responsabilità statutarie in materia di sicurezza, in particolare se sono identificati come datori di lavoro o come i suoi immediati riporti. Naturalmente, il modello di organizzazione delle responsabilità in azienda definito dall’infilata datore di lavoro – dirigente – preposto – lavoratore, non è nuovo a questi funzionari, perché un po’ tutte le legislazioni del mondo fanno riferimento a questi concetti.

A volte, genera qualche sorpresa il modo in cui sono definite le responsabilità dei soggetti del sistema di prevenzione, considerato troppo puntiglioso. In altri paesi si è abituati a norme che definiscono i criteri generali, senza preoccuparsi di trattare ossessivamente ogni singolo aspetto possibile. È chiaro che, dal momento che sarà particolarmente difficile per costoro occuparsi direttamente della maggior parte di queste incombenze, sia sempre per il deficit linguistico considerato, ma anche per considerazioni organizzative, i dirigenti d’importazione di solito mostrano immediatamente un particolare interesse al meccanismo di delega previsto dall’articolo 16 del Testo unico, e chiedono di approfondirne gli aspetti, dal momento che si tratta di uno strumento rilevante per il governo della sicurezza in azienda.

Gestire le principali responsabilità del dirigente

Il dirigente è il principale responsabile della salute e della sicurezza dei lavoratori. Quindi, i dirigenti stranieri devono comprendere le loro responsabilità in materia di sicurezza e come possono garantire la sicurezza dei loro dipendenti.

Poiché i dirigenti stranieri non sono vincolati dai comuni schemi mentali italiani, preferiscono di solito un approccio diretto e rapido per definire e risolvere i problemi. In Italia, purtroppo, i documenti che devono rispettare i requisiti legali spesso diventano complicati e intricati, mentre nel mondo degli affari internazionali si apprezzano brevità e concisione.

Per soddisfare i criteri previsti per le informazioni documentate dagli standard dei sistemi di gestione, è opportuno specificare in modo esplicito l’oggetto, e la trattazione deve essere diretta.

Nel caso della delega, che mira a conferire l’incarico di eseguire attività previste dalla legge, è importante definire con precisione quali sono, facendo riferimento in modo letterale e diretto agli obblighi legali, magari redigendola in una versione bilingue, in italiano e nella lingua padroneggiata dal dirigente.

In ogni caso, anche per un funzionario italiano, una delega generica come “realizzare attività finalizzate alla prevenzione e tutela della salute dei lavoratori” non ha alcun senso, poiché non specifica le attività da svolgere e non consente al mandante di verificare.

Il ruolo dei collaboratori dei dirigenti straniere in Italia per la gestione della sicurezza

Il corso obbligatorio sulla sicurezza fornisce ai dirigenti stranieri in Italia anche informazioni sulla pianificazione e la gestione della sicurezza sul lavoro. I dirigenti stranieri che lavorano nel nostro Paese devono imparare come valutare i rischi, implementare le misure di prevenzione e fornire la formazione necessaria ai dipendenti.

Dovendo necessariamente affidarsi in larga parte al suo staff, per gli adempimenti agli obblighi definiti dal sistema legale di prevenzione, il dirigente straniero è naturalmente portato a stabilire un rapporto privilegiato con quelli tra i suoi collaboratori che sono in grado non solo di svolgere gli incarichi affidati, ma che riescono a comunicare in maniera diretta e inequivoca di avere compreso le richieste di essere in grado di mantenere sotto controllo la situazione.

Un dirigente italiano, se vuole, può sempre scavalcare i propri collaboratori, intervenendo direttamente nella questione; per una persona che non padroneggia la nostra lingua questo può diventare più difficile.

Un RSPP che voglia sviluppare un rapporto di questo tipo dovrà necessariamente orientare la propria operatività secondo questi concetti. In particolare, per comunicare in modo trasparente e diretto, dovrà abbandonare il riferito paradigma professionale comune nel nostro paese, magari guardando anche alle esperienze estere che possono essere familiari al dirigente cui fa riferimento, in modo da offrire un panorama di strumenti di management rassicurante.

Un’opportunità per il RSPP

Il corso di formazione previsto dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro rappresenta un’importante opportunità per i dirigenti stranieri in Italia per familiarizzare con il nostro sistema giuridico e per comprendere come applicare i principi della normativa italiana all’interno della loro azienda. Tuttavia, è importante riconoscere i punti di forza e di debolezza di queste due esperienze di riferimento per sviluppare un corso efficace ed esporre i concetti in modo adeguato. Sebbene il deficit linguistico possa rappresentare una sfida, la flessibilità mentale e la capacità di adattarsi a diversi contesti che i dirigenti stranieri hanno acquisito durante la loro carriera all’estero, possono essere utilizzate come un punto di forza per migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro a livello globale.

Un RSPP può giocare un ruolo fondamentale nel supportare i dirigenti stranieri nell’applicazione della normativa italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro. In particolare, può diventare una figura di fiducia fornendo informazioni sulle specificità delle pratiche di sicurezza e della legislazione italiana, nonché sui requisiti specifici per i dipendenti, le macchine e le attività, nonché la definizione dei ruoli e delle responsabilità statutarie in materia di sicurezza, soprattutto se questi sono identificati come datori di lavoro o come i suoi immediati riporti.

Le abilità relazionali necessarie per svolgere questo ruolo non sono molto diverse da quelle che un buon RSPP dovrebbe già avere: comprensione e rispetto delle differenze culturali, evitando stereotipi e pregiudizi. Utilizzo di un linguaggio semplice e chiaro, evitando tecnicismi e gergo professionale. Flessibilità, competenza, curiosità e disponibilità ad assumersi responsabilità completano il quadro.

 

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