Sicurezza e Ambiente

Carico di lavoro mentale, applicazioni della ISO 10075

Una buona regolazione del carico mentale significa maggior benessere, minori errori e migliori prestazioni. I contenuti della norma UNI EN ISO 10075 sono utili per diverse applicazioni in azienda
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Carico di lavoro mentale, applicazioni della ISO 10075

Immaginiamo che una persona sollevi un peso di 10 kg. Il carico di 10 kg provoca un diverso carico biomeccanico in ragione della geometria del gesto con cui si procede al sollevamento, e di altre variabili quali la velocità con cui si procede.

Lo sforzo che diverse persone potrebbero fare nel sollevare lo stesso carico sarà molto diverso in ragione di variabili quali la costituzione, il genere, lo stato di salute e l’allenamento. Il concetto di carico di lavoro mentale è per certi versi simile.

Immaginiamo che una persona debba fare una moltiplicazione a mente, ad esempio 12×85.

Ciò provoca un carico mentale diverso in ragione delle risorse che la persona ha a disposizione (carta e matita, calcolatrice, oppure nulla), ma anche in ragione delle risorse cognitive disponibili (abitudini a questo tipo di problemi, attitudini al ragionamento matematico, allenamento al calcolo veloce).

Inoltre, un ruolo importante possono giocare le condizioni in cui il compito viene svolto, come ad esempio la pressione temporale, le conseguenze gravi di un errore.

Sollecitazione e tensione nella norma ISO 10075

La norma ISO 10075 è composta da tre parti con oggetti e date diverse (parte I, sui principi e i concetti generali, 2018; parte II, progettazione, 2002; parte III, misurazione, 2005).

Lo standard si collega in modo esplicito alla ISO 6385:2017 Principi ergonomici nella progettazione dei sistemi di lavoro”, che abbraccia aspetti più ampi quali il processo di progettazione, la valutazione e il monitoraggio della progettazione svolta.

Secondo i termini della norma ISO 10075, si distingue lo stress mentale dallo strain mentale.

Lo stress mentale è dato dai fattori esterni che possono influenzare mentalmente una persona, è quindi una “sollecitazione” mentale; nell’esempio di poco fa, il fatto di dover svolgere un compito mentale quale un calcolo, e nelle condizioni date.

Lo strain mentale, o “tensione” mentale, è invece l’effetto dello stress sull’individuo, a seconda della sua condizione corrente; nell’esempio di prima, il fatto di essere più o meno abituati a svolgere quel tipo di calcolo, di essere in buona salute, ecc.

Vi sono effetti facilitanti di tale esposizione:

  • nel breve termine, quali l’effetto riscaldamento e l’apprendimento
  • nell’esposizione di lungo termine o ripetuta, quali l’allenamento, lo sviluppo di competenza.

E vi sono effetti nocivi della stessa esposizione, quali:

  • nel breve termine ad esempio la fatica mentale, la monotonia
  • in un’esposizione ripetuta o nel lungo termine, esaurimento

Da tenere presente nella progettazione

Il progettista dovrebbe tenere presenti gli effetti positivi e nocivi del carico mentale di lavoro.

Lo standard fornisce indicazioni circa le modalità di adattamento del sistema di lavoro all’utente, in particolare per quanto riguarda intensità del carico e durata dell’esposizione al carico.

In particolare, vengono presi in considerazione gli effetti su:

  • fatica mentale: l’alterazione temporanea dell’efficienza mentale e fisica, dipendente dall’intensità e dalla durata dello strain mentale
  • monotonia: lo stato di evoluzione lenta di ridotta attivazione, spesso associato o facilitato da compiti lunghi, uniformi e ripetitivi
  • riduzione della vigilanza: lo stato con ridotta attivazione e rilevamento della prestazione, associato spesso a compiti di monitoraggio che presentano modeste variazioni
  • saturazione: stato di confuso nervosismo e forte repulsione emotiva di un compito ripetitivo o di una situazione percepita come improduttiva; diversamente dalla monotonia o dalla riduzione di vigilanza, nella saturazione è presente un’attivazione, spesso maggiore, assieme auna valutazione negativa del compito

Vengono suggerite (appendice A alla parte I) soluzioni progettuali per evitare effetti negativi del carico di lavoro mentale nei diversi livelli di progettualità: progettazione di un compito o attività, di un’attrezzatura, di un ambiente, o degli aspetti organizzativi.

Ad esempio, per la progettazione di un’attrezzatura, nel prospetto seguente (tratto e adattato dal prospetto A.1 della ISO 10072-2) si evidenziano alcuni suggerimenti progettuali.

 Effetti del carico mentale
Livello
di progettazione
FaticaMonotoniaRidotta
vigilanza
Saturazione
Attrezzatura di lavoroPresentazione non ambigua delle informazioniEvitare i compiti scanditi dalla macchina
Predisporre il lavoro a misura dell’operatore
Prevedere cambiamenti nel modo di presentare il segnale
Buona visibilità del segnaleFornire opportunità per forme personalizzate di svolgimento del compito

Riferimenti

  • UNI EN ISO 10075-1:2018: “Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Parte I: Principi e concetti generali, termini e definizioni”
  • UNI EN ISO 10075-II:2002: “Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Parte II: Principi di progettazione”
  • UNI EN ISO 10075-III:2005: “Principi ergonomici relativi al carico di lavoro mentale – Parte III: Principi e requisiti riguardanti i metodi per la misurazione e la valutazione del carico di lavoro mentale”
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