Edilizia e Urbanistica

Rivestimenti di superfici metalliche: come funziona la stagnatura

Le superfici metalliche e il rivestimento tramite stagnatura: un metodo di protezione
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Rivestimenti di superfici metalliche: come funziona la stagnatura

Il processo di stagnatura è uno dei sistemi utilizzati per ottenere il rivestimento delle superfici metalliche. Vediamone le applicazioni, le caratteristiche e gli effetti.

Nelle applicazioni architettoniche lo stagno, oltre a essere impiegato in varie leghe, è utilizzato come strato di rivestimento su altri metalli. Ad esempio il rame stagnato negli ultimi anni ha ottenuto un buon riscontro commerciale anche nel settore delle costruzioni, come rivestimento di facciata.

Lo stagno può essere impiegato come rivestimento galvanico in quanto assume un comportamento anodico rispetto al ferro. Lo stagno è un metallo malleabile e duttile dal colore bianco argenteo, molto resistente alla corrosione da acqua marina, acqua distillata e acqua potabile, ma può essere attaccato da acidi forti, alcali e sali acidi. Con l’atmosfera e con molte soluzioni si comporta come metallo più nobile: quindi è necessario che i rivestimenti stagnati non siano porosi, onde evitare il pericolo che lo stagno acceleri la corrosione anziché ritardarla.

Poiché lo stagno fonde a temperatura molto bassa (230 °C), la stagnatura termica è ancora oggi il processo di rivestimento in stagno più diffuso. Questi rivestimenti possono essere realizzati anche con stagnatura chimica (in bagni acidi o alcalini) o per via elettrolitica.

Spesso si esegue la stagnatura perché si preferisce il colore bianco dello stagno, che permane anche a contatto con l’umidità e vari gas, rispetto al colore ossidato di altri metalli.

Le superfici stagnate sono lucide (quasi come l’acciaio satinato) e presentano riflessi bianchi, talvolta colorati sotto la luce del sole. Grazie alla stagnatura possono essere ottenute superfici particolari con interessanti effetti estetici.

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