Architettura

Riconoscere le pietre dell’edilizia storica: le rocce magmatiche

Applicazione, stili, tecniche di esecuzione e significati simbolici tra l’Antichità e il Rinascimento
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Riconoscere le pietre dell’edilizia storica: le rocce magmatiche
La pietra è un materiale estremamente comune nell’edilizia minuta e negli edifici storici di pregio in tutta Italia, sia per la costruzione delle murature sia per la realizzazione di elementi ornamentali come statue, portali, modanature, pavimenti, tarsie, rivestimenti o lapidi celebrative. Riconoscerle è perciò fondamentale soprattutto nel caso di un intervento di restauro, perché ciascuna di esse possiede le proprie caratteristiche fisiche ed estetiche, forme di degrado, usi particolari, diffusione geografica e significati simbolici.

Le classificazioni della pietra

Per prima cosa occorre però chiarire la classificazione dei materiali lapidei naturali, cioè delle rocce propriamente intese. In ambito architettonico ne troviamo infatti due: commerciale e petrografica o scientifica. La prima è utilizzata soprattutto da architetti, aziende specializzate e fornitori di materiali edili nella formulazione di progetti, ordini, cataloghi e computi metrici estimativi; mentre la seconda serve soprattutto a chimici, geologi e restauratori per definire le tipologie di materiale, il livello di degrado e gli interventi di pulitura e consolidamento. Nei paragrafi successivi, descrivendo le pietre più comuni, farò perciò riferimento alla classificazione petrografica, ma occorre conoscere anche quella commerciale per non cadere in confusione: un architetto deve infatti padroneggiarle entrambe, utilizzando quella più appropriata in base allo specifico contesto. La classificazione commerciale dei materiali lapidei naturali è contenuta nella Norma UNI 8458 (ritirata e sostituita con UNI EN 12670:2003), che distingue le categorie seguenti: – Marmo: tutte le rocce cristalline, compatte e lucidabili, prevalentemente costituite da minerali di durezza 3 o 4 sulla scala di Mohs come calcite, dolomie e serpentino. Rientrano in questa categoria i marmi veri e propri, tutti i calcari e le rocce sedimentarie lucidabili ad eccezione del travertino, le brecce, le puddinghe, l’onice e l’alabastro. – Granito: tutte le rocce fanero-cristalline, compatte e lucidabili, formate soprattutto da minerali di durezza 6 a 7 sulla scala di Mohs (ad esempio quarzo e feldspato). Comprende tutte le varietà di granito, gabbro e sienite; le corrispondenti rocce effusive a struttura porfirica; la diorite e alcune rocce metamorfiche di origine vulcanica come lo gneis. – Travertino: roccia calcarea sedimentaria di deposito chimico con caratteristica struttura vacuolare, da decorazione e costruzione, lucidabile o non lucidabile in base alla varietà. In questo caso la definizione commerciale coincide con quella petrografica. – Pietra: tutte le rocce non lucidabili indipendentemente dalla loro origine, durezza e composizione mineralogica. Vi rientrano materiali molto diversi: rocce sedimentarie come l’arenaria o alcune calcareniti (calcare cavernoso o pietra da torre), rocce piroclastiche (tufi di varia natura), magmatiche effusive (basalto e trachite) o infine le pietre da spacco naturale come l’ardesia e la quarzite. Dal punto di vista petrografico o scientifico le rocce si dividono invece in magmatiche, sedimentarie e metamorfiche in base alla loro origine geologica.

Le rocce magmatiche: genesi, caratteristiche e tipologia

Le rocce magmatiche sono dette anche ignee o primarie: sono infatti costituite dalla solidificazione (o cristallizzazione) del magma, inteso massa fusa a base di minerali silicati e ricca di gas, originatasi ad alta temperatura nelle profondità terresti. La solidificazione può avvenire velocemente in superficie, generando alle rocce effusive (o lava vulcanica propriamente intesa, che durante le eruzioni forma fontane incandescenti o colate lungo i fianchi del vulcano), oppure più lentamente nelle profondità terrestri dando origine alle rocce intrusive. Le rocce effusive più comuni sono il porfido e il basalto: hanno una struttura formata da una pasta di fondo vetrosa o microstallina, sulla quale si trovano cristalli più grandi visibili a occhio nudo. Le rocce intrusive (gabbro e granito) si caratterizzano invece per la loro struttura marcatamente cristallina, ben visibile a occhio nudo e formata prevalentemente da minerali di quarzo, felpato, plagioclasio e mica. Basalto – È una roccia di colore scuro (rosso, viola, verde, grigio o nero), molto resistente e con struttura porfirica, vetrosa o microcristallina. Generalmente non lucidabile, si presenta spesso in affioramenti o colate vulcaniche spesse e compatte (Foto 1). In alcuni casi può dar luogo a formazioni geologicamente interessanti: – pillow lava o lava a cuscino, formata da tipiche strutture ovali originate dal raffreddamento molto repentino sotto al mare; – basalto colonnare, facilmente riconoscibile per le tipiche colonne a sezione esagonale o pentagonale (Foto 2) generate dal raffreddamento all’aria aperta in particolari condizioni.

Photogallery

Viene utilizzato per la costruzione di edifici e murature, le pavimentazioni stradali o la realizzazione di elementi resistenti come fontane (ad esempio quelle degli scavi di Pompei), colonnini e paracarri. Porfido rosso – Anticamente nota come lapis porphyrites o lithos romaion, si caratterizza per la sua struttura porfirica con una pasta di fondo rosso-violacea e minuscoli cristalli bianchi simili a puntini (Foto 3).

Foto 3 – Porfido rosso grezzo. Foto di Alessandro Ticci

Nell’architettura antica e medievale era un materiale estremamente prezioso e ricercato, utilizzato soprattutto per la creazione di rivestimenti parietali, pavimenti in opus sectile oppure in stile cosmatesco. Fin dal I venne riservata all’imperatore per il suo colore simile alla porpora, finendo per simboleggiare – durante il Medioevo e il Rinascimento – il potere temporale del re o l’Imperatore. Le cave, attive tra il I e il V secolo dopo Cristo, erano situate sul Gebel Dokhan (Mons Porphyrites) nel Deserto Orientale Egiziano: il porfido visibile negli edifici posteriore è perciò di spoglio (Foto 4).

Foto 4 – Ravenna, Battistero Neoniano: vasca battesimale con elemento architettonico di spoglio in porfido rosso

Porfido verde antico – Proveniente da alcune cave vicine a Sparta e perciò chiamato lapis lacedemonius, ha una struttura porfirica evidente con sfondo verde scuro e cristalli gialli o verde chiari grandi come chicchi di riso (Foto 5).

Foto 5 – La tipica texture del porfido verde antico

Anch’esso molto amato per il suo meraviglioso aspetto, era considerato un vero e proprio status symbol dai ceti dominanti fin dall’epoca imperiale. A partire dall’architettura bizantina compare quasi sempre insieme al porfido rosso in rivestimenti parietali (Foto 6), tarsie e pavimenti cosmateschi. Simboleggia probabilmente il potere spirituale della chiesa.

Foto 6 – Ravenna, Battistero Neoniano: particolare di una lastra ornamentale in porfido verde antico, con bordura in madreperla e porfido rosso

Tufo – È una roccia vulcanica piroclastica, cioè formata da cenere e lapilli cementati con dimensione compresa tra 2 e 30 millimetri, emessi durante un’eruzione vulcanica esplosiva. Non lucidabile, ha una struttura molto porosa e un aspetto assai variabile: ne esistono infatti varietà di colore bianco, giallo (Foto 7), rosso, grigio, nero e verde. Nonostante la sua resistenza meccanica non elevata, viene comunemente utilizzato fin dall’antichità per la costruzione di edifici e murature: è perciò comune nell’edilizia storica soprattutto di Lazio, Sicilia, Umbria e Campania.

Foto 7 – Pietre da costruzione in tufo giallo, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico Ziche

Granito – È la roccia più comune delle magmatiche intrusive, estremamente abbondante in tutti i continenti; tende a formare banchi e giacimenti molto grandi. Ha una struttura cristallina formata da quarzo, mica, feldspato e plagioclasio con grana da molto fine a grossolana. Ne esistono numerose varietà con colore dominante bianco, rosa, rosso, verde, giallo o viola (Foto 8 e 9). Nell’antico Egitto era utilizzato soprattutto per la produzione di sarcofagi, statue, vasi e colonne monolitiche, mentre i Romani ne importarono alcune varietà pregiate soprattutto per la produzione di sectilia, lastre da rivestimento, colonne monolitiche, vasche, statue e fontane. Nelle zone d’Italia in cui è comune (ad esempio la Sardegna) era utilizzato anche come pietra da costruzione.

Foto 8 – Esempio di pavimentazione esterna con lastre in varie qualità di granito e sienite

Foto 9 – Alcune varietà di granito, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico Ziche

Sienite – È una particolare varietà di granito a basso o nullo contenuto di quarzo anticamente estratta presso Siene (l’odierna Assuan) in Egitto. Ha una grana cristallina molto fine e prevalentemente scura (Foto 10), assumendo da lontano una colorazione bruno-violacea.

Foto 10 – La texture della sienite, dal sito dell’azienda Petra

Gabbro – Si tratta di una roccia magmatica intrusiva simile al granito, formata da cristalli di plagioclasio e pirosseni. Ha una struttura cristallina a grana medio-grossa con cristalli di colore prevalentemente verde e nero (Foto 11). Analogamente al granito e alla sienite era usato soprattutto per la costruzione di elementi ornamentali come sectilia e lastre per pavimenti e rivestimenti, statue, vasche e sarcofagi.

Foto 11 – La texture del Gabbro, dal sito dell’azienda Marmi ZEM di Enrico Ziche

Nel prossimo articolo descriveremo invece le più comuni rocce sedimentarie e metamorfiche. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Marmi ZEM di Enrico Ziche e Petra s.r.l. per l’uso delle fotografie. BibliografiaPietre e marmi antichi. Natura, caratterizzazione, origine, storia d’uso, diffusione, collezionismo, a cura di Lorenzo Lazzarini, CEDAM
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