Architettura

Pavimentazioni da giardino: guida alla scelta

Come scegliere la pavimentazione giusta per qualsiasi spazio esterno?
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Pavimentazioni da giardino: guida alla scelta

Le pavimentazioni esterne hanno una grandissima importanza nella definizione degli spazi esterni, sia per le loro caratteristiche prettamente funzionali, sia come complemento estetico e formale del linguaggio architettonico degli edifici di cui sono pertinenza.
Attualmente esistono innumerevoli tipologie di pavimentazioni da esterno, diverse per forma, stile, colore, materiale e specifica destinazione d’uso: lo scopo di questa guida è descrivere sinteticamente quelle più comuni e fornire alcuni consigli per scegliere quella più adeguata alle proprie specifiche esigenze.

Requisiti prestazionali delle pavimentazioni esterne

I materiali per le pavimentazioni esterne devono rispettare requisiti prestazionali decisamente rigorosi:

  • resistenza meccanica a flessione e compressione, necessarie soprattutto nei pavimenti carrabili per sopportare i carichi concentrati e le vibrazioni prodotte dalle auto, e inoltre a evitare la formazione di lesioni o spaccature in caso di assestamento del terreno;
  • resistenza alle intemperie e in particolare ai cicli di gelo e disgelo, perché i cristalli di ghiaccio che si formano all’interno delle cavità del materiale con l’abbassamento della temperatura, essendo più voluminosi dell’acqua allo stato liquido, possono creare spaccature o fenomeni di scagliatura, esfoliazione o disgregazione;
    inalterabilità all’esposizione ai raggi ultravioletti;
  • resistenza alla salsedine, fondamentale soprattutto per gli edifici delle zone costiere;
  • superficie non scivolosa anche se bagnata, necessaria per minimizzare il rischio di caduta;
  • facilità gestione e di pulizia;
  • affidabilità nel lungo periodo;
  • aspetto estetico soddisfacente;
  • facile lavorabilità, importante soprattutto nelle pavimentazioni in pietra naturale;
  • integrabilità con altri materiali e componenti, ad esempio pozzetti e chiusini di ispezione;
  • facilità di posa;
  • buon rapporto qualità/prezzo.

Una buona pavimentazione da esterno possiede dunque almeno la maggior parte di queste caratteristiche e risulta resistente, esteticamente bella e durevole nel tempo.

I materiali più diffusi nelle pavimentazioni outdoor

I materiali più diffusi nelle pavimentazioni outdoor sono di origine naturale o artificiale.

Pietra naturale

L’uso della pietra è attestato da svariati millenni sia per il suo pregio estetico, sia per le sue ottime caratteristiche meccaniche.
Le pietre attualmente più diffuse sono porfido, granito, greiss, vari tipi di calcare, travertino, macigno e pietra serena (due particolari varietà di arenaria grigia tipiche soprattutto della Toscana), ardesia, beola e serizzo, due rocce metamorfiche di colore grigio.

Ciascuna di esse ha le proprie peculiarità, zone tipiche e applicazioni specifiche: il porfido, il granito e lo gneiss sono ad esempio utilizzati nelle pavimentazioni stradali in grandi lastre oppure sotto forma dei cosiddetti sampietrini, piccoli cubetti con lato di circa 10 centimetri posti in opera su un letto di sabbiella secondo varie giaciture ornamentali (Foto 1 e 2).
Anche il macigno, la pietra serena, l’ardesia, la beola e il serizzo hanno le medesime applicazioni.
I calcari, impropriamente definiti marmi secondo la classificazione commerciale, e il travertino sono invece più diffusi nelle pavimentazioni ornamentali in lastre grezze o levigate di terrazzi, balconi, lastrici solari, logge e verande.

Foto 1 – Pavimentazione in sampietrini con posa a file dritte

Foto 2 – Pavimentazione in sampietrini con posa a ventaglio

In generale questi materiali presentano un’adeguata resistenza meccanica e alle intemperie, una superficie naturale – se non levigata artificialmente – scabra e non scivolosa, un aspetto estetico piacevole e una buona permeabilità all’acqua piovana grazie alla loro porosità intrinseca e alla posa su un letto di ghiaia e/o sabbiella.

Tuttavia, se non adeguatamente trattate le varietà porose (in particolare il travertino e l’arenaria) tendono a macchiarsi di ruggine o sostanze oleose, si puliscono difficilmente e risultano gelive, cioè dopo numerosi cicli di gelo e disgelo possono manifestare spaccature, esfoliazioni, scagliatura o disgregazione. I calcari sono invece sensibili agli acidi e si corrodono abbastanza facilmente.

Le tipologie più diffuse di pavimentazioni in pietra sono tre:
– in blocchi monolitici (Foto 3), tipiche degli spazi urbani dei centri storici;
– pavé o sampietrini;
bollettonato o pavimentazioni alla palladiana (Foto 4 e 5), formate da scaglie con forma irregolare generalmente di pietra da spacco non levigata, dimensioni variabili da un palmo ad alcune decine di centimetri, posa su un letto di malta (di calce o cementizia) e stuccatura delle fughe sempre con la malta.

Foto 3 – Terrazza in un giardino con pavimentazione in grandi lastre di pietra

Foto 4 – Esempio di pavimentazione alla palladiana o bollettonato in lastre di pietra da spacco

Foto 5 – Piazzola di un giardino con pavimentazione alla palladiana in lastre di pietra da spacco

Questi sistemi talvolta convivono all’interno della stessa pavimentazione dando vita a effetti estetici particolari (Foto 6).

Foto 6 – Pavimento da giardino in pietra

Ceramiche da esterno

I materiali ceramici più diffusi per le pavimentazioni esterne sono i comuni mattoni in laterizio o mezzane da solaio, molto diffusi soprattutto per la costruzione di ammattonati tradizionali, le piastrelle in cotto, il gres e clinker.
Gres e clinker sono ormai considerati un vero e proprio standard per i pavimenti outdoor grazie alle loro ottime caratteristiche di resistenza meccanica, all’usura, agli urti, alle abrasioni e ai cicli di gelo e disgelo; alla scarsissima porosità; alla superficie vetrificata; a un buon rapporto qualità/prezzo e un aspetto estetico soddisfacente.

I loro metodi di produzione sono lievemente differenti: il gres si ottiene infatti dalla cottura ad altissima temperatura (circa 1150-1250 °C) di una miscela di sabbia, argilla, caolino (argilla bianca) e feldspati, che viene finemente macinata e inserita in particolari stampi.

Anche la produzione del clinker richiede altissime temperature (circa 1230 °C), ma le materie prime sono differenti: un insieme di argille crude a granulometria non definita a cui viene aggiunto l’8-10% di chamotte, argilla cotta e finemente macinata che riduce il ritiro di ogni pezzo durante la prima essicazione. La cottura, molto lunga, avviene in speciali forni e le piastrelle sono formate per estrusione anziché stampaggio.

Anche l’aspetto estetico risulta differente.

La superficie naturale del gres appare infatti in tinta unita, spesso di colori neutri sulla gamma del bianco, grigio e nero (Foto 7), ma può essere caratterizzata da qualsiasi texture grazie a stampe digitali ad altissima definizione. I gres per esterni attualmente più diffusi ripropongono dunque l’aspetto di altri materiali come il legno, la pietra o il calcestruzzo.

Il clinker possiede invece un aspetto caratteristico e inconfondibile: una superficie in tinta unica con ampie sfumature irregolari tono o in colori leggermente contrastanti che derivano dal processo di fabbricazione. Le piastrelle sono disponibili in vari colori neutri (bianco, grigio in varie sfumature, nero, rosso brunastro, color mattone, giallo ocra, sabbia, terra di Siena bruciata e marrone) o vivaci come giallo, verde, azzurro e blu (Foto 9).

Foto 7 – Pavimento da esterni in piastre di gres grigio antracite di medio formato

Foto 8 – L’aspetto più caratteristico del clinker

Foto 9 – Pavimento da esterni in piastrelle di clinker

I formati sono molto variegati: il gres viene infatti commercializzato soprattutto in listoni lunghi e larghi (tipici del gres a effetto legno) e piastrelle quadrate o rettangolari di formato medio (ad esempio cm 30×40, 40×40 o 30×45) oppure grande (cm 60×60, 60×90 o 60×120); mentre il clinker è tipicamente disponibile in piastrelle rettangolari di piccolo formato (ad esempio cm 14×7, 24×11, 24×14, 25×30 o 21×14) o listelli più sottili con dimensioni di cm 24×5-7.

La posa del gres può avvenire in quattro modi:

  • a colla su massetto, soluzione particolarmente adatta per marciapiedi, balconi, logge, verande, terrazze e lastrici solari;
  • in semplice appoggio su ghiaia, sabbia o erba con fughe molto larghe: il metodo perfetto per le pavimentazioni da giardino propriamente dette;
  • come pavimento galleggiante, molto indicato ad esempio per i lastrici solari praticabili grazie alla facilità di accesso e ispezione della guaina di impermeabilizzazione sottostante.

Il clinker è installato invece solo a colla su massetto.

Pavimenti carrabili

I classici pavimenti da esterni carrabili sono formati da betonelle o autobloccanti.
Si tratta di blocchetti prefabbricati di piccole dimensioni (10-20 centimetri) e forme diversificate: quelle più caratteristiche sono il rettangolo (Foto 10), il quadrato, l’ottagono (Foto 11), la doppia T e i grigliati per la formazione dei cosiddetti prati armati o carrabili.
Sono disponibili in una vasta gamma di toni neutro e pastello come bianco, grigio chiaro, antracite, giallo, rosso, rosa, grigio-azzurro e marrone (Foto 12). Possiedono una superficie scabra e drenante, buona permeabilità all’acqua, ottima resistenza meccanica, alle vibrazioni e all’usura, facilità di posa e adattabilità ai movimenti del terreno.

Foto 10 – Particolare di un pavimento in aubloccanti rettangolari

Foto 11 – Particolare di un pavimento in aubloccanti quadrati e ottagonali

Foto 12 – Esempio di pavimentazione esterna con autobloccanti di vari colori

Una pavimentazione in autobloccanti a regola d’arte richiede tuttavia una bordura perimetrale in cordoli di pietra o elementi prefabbricati di calcestruzzo e anche un sottofondo accuratamente predisposto, che da basso verso l’alto risulta così composto:

  1. un primo strato di stabilizzato di cava, una ghiaia molto grossolana con clasti a spigoli vivi ottenuta dalla frantumazione artificiale delle rocce;
  2. un secondo strato di ghiaia con pezzatura più minuta (circa 1 cm);
  3. uno strato di separazione di tessuto-non-tessuto;
  4. un letto superficiale di sabbia.

La ghiaia e la sabbia vengono accuratamente costipate e livellate, mentre gli autobloccanti sono infissi nel substrato percuotendoli con un mazzuolo fino al livello prefissato, generalmente segnalato da un cordino teso fra picchetti. Le fughe, molto sottili, sono infine chiuse e stuccate con sabbiella fine.

Pavimenti di tipo decking

I decking sono particolari pavimenti da esterni di tipo galleggiante – cioè soprelevati rispetto al piano di campagna – formati da listoni o quadrotti in legno naturale (Foto 13) o materiali compositi appositamente progettati: il più diffuso è il WPC (wood plastic composite o legno composito), costituito da fibre di legno e una resina speciale di polimeri e additivi.

Le essenze naturali più diffuse sono invece esotiche come il teak (utilizzato per la costruzione delle barche e perciò particolarmente resistente alla salsedine e all’umidità), il wengé, il massaranduba, la robinia e l’ipé lapacho; oppure nostrane come rovere, pino, larice e frassino: in questo caso le doghe vengono spesso sottoposte a ulteriori trattamenti per aumentarne la resistenza alle intemperie.

Le fughe sono larghe (anche 1-2 centimetri) per migliorare il deflusso delle acque, mentre la superficie viene spesso texturizzata con una serie di linee parallele per minimizzare il rischio di caduta (Foto 14 e 15).
Si tratta inoltre di pavimenti esclusivamente pedonabili, cioè inadatti al transito delle automobili.

Foto 13 – Vecchio pavimento esterno in tavole di legno massiccio

Foto 14 – Un moderno pavimento tipo decking

Foto 15 – Particolare di un pavimento tipo decking con superficie texturizzata per minimizzare il rischio di caduta

Come scegliere la corretta pavimentazione per gli spazi esterni

Oltre all’aspetto estetico e all’integrazione con il linguaggio architettonico dell’edificio di cui sono pertinenza – aspetti di cui non mi occuperò in questa sede data l’esiguità dello spazio a disposizione – il criterio fondamentale per scegliere il materiale più adatto a una pavimentazione outdoor consiste nel considerare la sua specifica destinazione d’uso e i requisiti prestazionali che deve soddisfare.
In generale le pavimentazioni in pavé o alla palladiana sono ad esempio sia carrabili che pedonali e si prestano all’esecuzione di rampe carrabili per l’accesso ad autorimesse interrate, marciapiedi, vialetti pedonali e lastricati di cortili o piazzali. Le lastre di calcare o granito lucidato sono invece il complemento perfetto di verande, balconi, terrazzi e lastrici solari.
L’uso più indicato degli autobloccanti grigliati è la realizzazione di posti auto privati o condominiali, mentre con quelli monolitici si possono realizzare anche vialetti pedonali (Foto 16), rampe carrabili, cortili, marciapiedi e piste ciclabili.

Foto 16 – Vialetto da giardino con pavimentazione in autobloccanti

Il gres e il clinker da esterni risultano particolarmente versatili e possono essere impiegati per la costruzione di pavimenti e vialetti da giardino (soprattutto se in semplice appoggio su ghiaia, sabbia o manto erboso), come marciapiedi (Foto 17), finiture di gazebo e pergolati o complemento di terrazzi, verande, balconi o lastrici solari praticabili.

Foto 17 – Villetta unifamiliare con marciapiede perimetrale e piazzale in piastrelle di gres

Le pavimentazioni di tipo decking sono infine particolarmente eleganti come complementi di gazebo e pergolati, la creazione di pedane e camminamenti a bordo piscina, vialetti pedonali o la finitura di terrazze (Foto 18), logge e verande, soprattutto se in abitazioni unifamiliari, rurali o in riva in mare.

Foto 18 – Terrazza con pavimento in piastrelle di gres e listoni in legno (decking)

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