Tutti gli edifici storici sono soggetti a un progressivo degradodelle superfici di architettura dovuto alla naturale esposizione alle intemperie, a eventi traumatici come incendi o terremoti, al semplice abbandono o all’azione dell’uomo (degrado di origine antropica).
Questi fattori agiscono da soli o combinandosi tra loro: un tipico esempio si verifica con l’abbandono di un edificio che, a causa della mancanza di manutenzione, vede il manto di copertura rompersi e scivolare verso il basso. Ciò favorisce la formazione di infiltrazioni d’acqua che provocano la progressiva marcescenza e il successivo collasso dell’orditura strutturale in legno. Il risultato è il crollo della copertura, che espone le murature perimetrali all’erosione del vento e all’azione della pioggia battente, accelerando ulteriormente il degrado in un fenomeno a catena con andamento tendenzialmente esponenziale.
Le principali cause di degrado negli edifici storici
A ciascun materiale corrispondono specifiche tipologie di degrado, che agiscono in modi caratteristici e facilmente prevedibili: il legno viene infatti aggredito dagli insetti xilofagi come tarli e termiti o da funghi come la temibile carie a cubetti, che provoca la completa perdita delle sue caratteristiche di resistenza.
I materiali lapidei sono invece degradati soprattutto dalla prolungata esposizione alle intemperie, e in particolare a causa di:
umidità per risalita capillare, tipica soprattutto degli edifici con muri portanti su terreni alluvionali e con falde acquifere superficiali;
cicli di gelo e disgelo;
azione meccanica del vento e della pioggia battente;
esposizione alla salsedine.
La norma UNI 11182 per il degrado dei materiali lapidei
La corretta progettazione di qualsiasi intervento di recupero, manutenzione o restauro richiede approfondite verifiche preliminari che comprendono anche la mappatura del degrado, materialmente costituita da prospetti o fotopiani in cui le superfici ammalorate vengono delimitate e contrassegnate da un’apposita simbologia.
A tale scopo è stata elaborata una nomenclatura standardizzata e condivisa, descritta dalla Norma UNI 11182 – Materiali lapidei naturali ed artificiali. Descrizione della forma di alterazione – Termini e definizioni (disponibile in download gratuito in fondo a questo articolo), che amplia, aggiorna e sostituisce il precedente lessico NOR.MA.L (Normativa per i Manufatti Lapidei).
Questa norma, emanata nel 2006 e da allora rimasta invariata (e perciò tuttora vigente) aggiorna la preesistente Raccomandazione NOR.MA.L (Normativa per i Manufatti Lapidei) 1/88. La nomenclatura adottata riprende sostanzialmente quella preesistente. Sono tuttavia stati aggiunti alcuni termini, tra cui ad esempio “fronte di risalita” e “colatura”; mentre in altri casi le definizioni sono rese più specifiche, distinguendo ad esempio i graffiti vandalici dalle macchie accidentali, o le colonizzazioni biologiche dalle patine biologiche
Prima di procedere dobbiamo però precisare il significato di alcuni concetti fondamentali.
Nel campo del restauro si considerano materiali lapidei naturali tutte le pietre come marmo, calcare, granito, arenaria, onice, alabastro, porfidi, gneiss e così via.
Tra i materiali lapidei artificiali troviamo invece i laterizi (coppi, tegole, mattoni, mezzane da solaio, cotti ornamentali e tavelle da pavimento), il calcestruzzo, gli stucchi, le malte di allettamento (a base di gesso, calce o cemento) e gli intonaci: il nome deriva dalle caratteristiche fisico-chimiche e dal loro comportamento, sostanzialmente assimilabili a quelli della roccia naturale.
Un’altra differenza sostanziale riguarda i termini alterazione e degrado.
Il primo descrive un cambiamento avvenuto in un materiale che, pur mutandone alcune caratteristiche, non ne mette necessariamente a rischio la conservazione: un tipico esempio riguarda alcune pietre calcaree che cambiano vistosamente colore esponendole all’aria.
Il degrado è invece un processo graduale e irreversibile che porta un elemento architettonico o strutturale e perdere le proprie caratteristiche di forma, colore, resistenza, affidabilità e durata, fino a diventare inidoneo alla funzione a cui era originariamente destinato.
Come classificare e riconoscere il degrado
La norma UNI 11182 riguarda il degrado macroscopico, cioè chiaramente visibile a occhio nudo.
Di seguito sono descritte tutte le tipologie di degrado riconosciute e classificate.
Alterazione cromatica(Torna su) – Cambiamento naturale di colore che interessa l’intero materiale per cause chimiche, fisiche, biologiche o antropiche.
Non risulta generalmente dannosa sulla pietra ma compromette la leggibilità di un dipinto: ad esempio la celebre Crocifissione affrescata da Cimabue nella Basilica Superiore di Assisi si presenta attualmente in negativo per l’ossidazione della biacca nei pigmenti originariamente chiari.
Foto 1 – Alterazione cromatica di una muratura medievale in conci di pietra calcarea
Alveolizzazione (Torna su) – Formazione di cavità spesso interconnesse con dimensioni variabili e forma irregolare. Compare nelle pietre tenere e porose come il tufo o l’arenaria oppure nei laterizi con vari gradi cottura in seguito all’erosione del vento o all’effetto della pioggia battente. Compromette drasticamente la resistenza del materiale ed è molto pericolosa per la possibile caduta di parti.
Foto 2 – Grave alveolizzazione di una muratura in pietra calcarea
Colatura (Torna su) – Serie di tracce verticali e parallele, tipicamente dovuta alla percolazione di acqua piovana in seguito all’inefficienza o alla mancanza di grondaie e pluviali.
Poco pericolosa sulla pietra o i laterizi, può tuttavia dilavare velocemente la pellicola pittorica superficiale di dipinto murale a tempera, affresco o fresco-secco.
Foto 3 – Colatura dovuta alla rottura di una grondaia con grave dilavamento della pellicola pittorica superficiale di un intonaco decorato
Foto 4 – Colature di acqua piovana su un portale barocco di intonaco sagomato
Colonizzazione biologica (Torna su) – Infestazioni di muffe, funghi, alghe, licheni, colonie di batteri o vegetazione superiore. È un termine più generico rispetto a patina biologica e presenza di vegetazione.
Crosta (Torna su) – Modifica dello strato superficiale della pietra di spessore variabile, facilmente riconoscibile per la consistenza molto dura e il colore scuro. Si distacca spontaneamente dal substrato che generalmente si mostra disgregato e pulverulento.
Una sua particolare variante, la crosta nera, è il classico (e gravissimo) degrado di arenaria e pietre calcaree dovuto all’inquinamento atmosferico, e in particolare alle particelle di smog inglobate in una matrice gessosa derivante dalla degradazione fisico-chimica del materiale originario.
Foto 5 – Portale in arenaria gialla con degrado molto avanzato: mancanze nel basamento, erosione e crosta nera diffusa. L’originario motivo a candelabra è ormai del tutto irriconoscibile
Foto 6 – Dopo il distacco della crosta nera il substrato gravemente disgregato e pulverulento
Deformazione (Torna su) – Perdita o modifica della forma originaria di un elemento: un tipico caso riguarda le antiche lapidi in pietra fissate da grappe di ferro, che tendono a imbarcarsi.
Foto 7 – Vistosa deformazione di un’antica lapide sepolcrale
Degradazione differenziale (Torna su) – Perdita di materiale dalla superficie che ne evidenzia l’eterogeneità di tessitura. Riguarda generalmente le pietre con struttura disomogenea come le brecce, le puddinghe o il calcare ammonitico, oppure gli strati di intonaco non lavorati a regola d’arte: in quest’ultimo caso si manifesta con una particolare conformazione a rosette detta flos tectorii. Le cause più comuni sono l’azione fisica e chimica dell’acqua nel caso della pietra o l’erosione del vento e della salsedine per l’intonaco.
Foto 8 – Tipica degradazione differenziale “a rosette” (flos tectorii) di un intonaco non eseguito a regola d’arte
Deposito superficiale (Torna su) – Strato di materiale estraneo e incoerente come guano, povere o terriccio, quasi sempre asportabile con una semplice pulitura meccanica.
Disgregazione o polverizzazione (Torna su) – Progressiva disgregazione del materiale che si manifesta con la caduta progressiva di materiale pulverulento o scaglie minute, tipica specialmente di arenaria e laterizi.
Foto 9 – Completa disgregazione di un concio in arenaria gialla
Distacco (Torna su) – Perdita di adesione tra uno strato sottile e il relativo supporto: riguarda generalmente gli intonaci, le pellicole pittoriche superficiali dei dipinti a tempera, i mosaici e le tarsie in pietra.
Se non trattato adeguatamente provoca la caduta delle parti distaccate con conseguente formazione di lacune.
Foto 10 – Distacco di un intonaco decorato
Efflorescenza e sub-efflorescenza (Torna su) – Accumuli di sali (nitrato di potassio o salnitro) che si formano rispettivamente sulla superficie di una muratura o al suo interno nelle soluzioni di continuità del materiale (fori, lesioni o porosità naturali). Costituiscono la manifestazione più caratteristica dell’umidità di risalita capillare e se trascurate favoriscono la formazione di distacchi, lacune, esfoliazione e polverizzazione del substrato.
Erosione (Torna su) – Asportazione di materiale dalla superficie provocata dall’usura per calpestio o dall’esposizione alle intemperie e in particolare all’azione meccanica di vento e pioggia battente, ai cicli di gelo e disgelo e alla salsedine.
Foto 11 – Erosione di un pavimento settecento in maiolica policroma dovuta a calpestio (degrado da usura)
Foto 12 – Erosione di un pavimento alla veneziana ottocentesco dovuta a calpestio (degrado da usura)
Foto 13 – Erosione di un fregio romanico in pietra serena (arenaria grigia) causata dal vento
Esfoliazione (Torna su) – Formazione di sfoglie, cioè di piccole lamelle sub-parallele tra loro che tendono a sollevarsi dalla superficie del materiale, distaccandosi gradualmente. Si verifica quasi sempre sull’arenaria, l’ardesia, altre pietre molto stratificate, i laterizi, la maiolica e la ceramica invetriata.
Foto 14 – Esfoliazione di una tinteggiatura al quarzo (non traspirante) su intonaco cementizio dovuta all’umidità della muratura: si tratta di un tipico esempio di degrado dovuta alla scelta di materiali e finiture non adatte
Fratturazione o fessurazione (Torna su) – Formazione di soluzioni di continuità nette e con un preciso andamento, con rotazione o spostamento reciproco tra le parti, dovuta a varie cause come dissesti strutturali, errato fissaggio con viti o perni metallici, lunga e ripetuta esposizione a cicli di gelo e disgelo.
Foto 15 – Fratturazioni in una muratura medievali di conci di pietra squadrati a causa del cedimento delle fondazioni
Fronte di risalita (Torna su) – Massima altezza raggiunta dall’umidità di risalita capillare all’interno delle murature, con formazione dei tipici danni come la formazione di efflorescenze e sub-efflorescenze saline, la disgregazione e polverizzazione dei giunti di malta e l’esfoliazione dei mattoni o conci di pietra. La muratura sottostante assume invece una colorazione più scura dovuta alla presenza di acqua.
Fronte di risalita in un edificio di edilizia minore. Si noti il colore più scuro della muratura e dell’intonaco e la zona di “bagnasciuga” con mancanza, disgregazione e polverizzazione dei giunti di malta; scagliatura ed efoliazione dei mattoni; formazione di efflorescenze saline; perdita dell’intonaco ed esfoliazione della pellicola pittorica superficiale
Graffito vandalico (Torna su) – Scritte o disegni moderni praticati con punte accuminate o più spesso vernici, tali da deturpare il manufatto.
Foto 17 – Graffito vandalico su un intonaco decorato a finta pietra
Incrostazione e concrezione (Torna su) – Deposito a strati compatto e aderente al supporto: due tipici esempi sono gli strati di calcare e organismi marini che si formano rispettivamente nelle vecchie cisterne e sulle strutture sommerse. Si definiscono invece concrezioni le piccole stalattiti e stalagmiti dovute allo sgocciolio dell’acqua.
Lacuna e mancanza (Torna su) – Perdita di parti con varia forma e dimensioni. La lacuna riguarda superfici bidimensionali quasi sempre decorate come affreschi, dipinti, mosaici, rivestimenti marmomei o tarsie di pietre; mente la mancanza è relativa a elementi architettonici tridimensionali come capitelli, cornici, balaustre o marcapiani.
Foto 18 – Lacune in un intonaco decorato
Foto 19 – Mancanze in un portale romanico con decorazioni scolpite
Macchia (Torna su) – Variazione di colore localizzata in un punto preciso, spesso dovuta a depositi di ruggine o rame ossidato in seguito alla presenza di grappe, chiodi o perni metallici oppure a infiltrazioni d’acqua. Si manifesta spesso insieme alla colatura.
Patina (Torna su) – Alterazione consistente nella modificazione naturale della superficie, non dovuta a degrado e percepibile come una variazione del colore originario del materiale.
Patina biologica (Torna su) – Strato sottile e uniforme generalmente di colore verde, nero, grigio o marrone, spesso bagnato e soffice al tatto, formato dall’accumulo di muffe, funghi, alghe, licheni o batteri. Si trova soprattutto in corrispondenza di infiltrazioni d’acqua e rotture di grondaie.
Foto 20 – Patina biologica di muschio ed alghe e presenza di vegetazione in corrispondenza della rottura di una grondaia
Pellicola (Torna su) – Simile alla patina, presuppone però la stesura intenzionale di un materiale estraneo al materiale originario. Un tipico esempio sono le pellicole di ossalato che si formano sulle vecchie tinteggiature originariamente trattate con spalmature protettive di olio, cera o sapone.
Pitting (Torna su) – Formazione di numerosi fori ciechi e ravvicinati, con diametro massimo di pochi millimetri e forma tendenzialmente emisferica.
Presenza di vegetazione (Torna su) – Presenza di piante infestanti superiori come erba, arbusti, cespugli o rampicanti, spesso localizzati nei giunti di malta di una muratura, in cavità o accumuli di terriccio trasportanti dal vento. Provoca gravi danni in seguito all’azione meccanica delle radici.
Foto 21 – Presenza di vegetazione infestante (erba) nel piede di una muratura
Rigonfiamento (Torna su) – Sollevamento localizzato di uno strato di intonaco, mosaico o rivestimento, provocato dalla perdita di aderenza con il substrato. Prelude generalmente al distacco e formazione di lacune.
Foto 22 – Rigonfiamenti e lacune di un intonaco decorato