Barriere architettoniche e tutela dei beni culturali: la guida
Barriere architettoniche e tutela dei beni culturali, un rapporto complesso
Si tratta di un problema assai complesso, che deve conciliare esigenze spesso contrastanti: l’abbattimento delle barriere architettoniche richiede infatti quasi sempre l’installazione di impianti invasivi, mentre il restauro architettonico trova nel concetto di “minimo intervento” uno dei suoi principi base.
Foto 1 – Tutela dei beni culturali e superamento delle barriere architettoniche, un problema complesso (qui, l’ingresso del Louvre di Parigi)
Le linee guida per il superamento delle barriere architettoniche del MIBAC
Il contenuto delle Linee Guida è complesso e variegato: nella prosecuzione dell’articolo ne vedremo alcuni punti chiave. Per prima cosa, l’eliminazione delle barriere architettoniche (al pari di altri temi fondamentali come il rispetto dell’autenticità del costruito storico, la sicurezza statica e sismica o l’efficienza energetica) viene considerata parte integrante del cosiddetto “restauro integrato”, cioè della tutela e valorizzazione del bene culturale finalizzati al suo inserimento nel tessuto sociale e alla sua piena fruizione da parte di tutti, e non solo alla conservazione fine a se stessa. Ne discende che il superamento delle barriere architettoniche dev’essere previsto fin dalla prima fase del progetto di restauro, cioè dalle indagini conoscitive preliminari che – se ben studiate e indirizzate – possono fornire un contributo progettuale molto significativo.Lo studio è la base di tutto
Il rilievo geometrico, approfondite ricerche d’archivio, lo studio del tipo edilizio, l’esecuzione di saggi stratigrafici e la lettura delle fasi costruttive consentono infatti di riconoscere le zone dell’edificio che hanno subito le maggiori alterazioni o risultano ormai prive di decorazioni e altri elementi di pregio storico, artistico e culturale, consentendovi l’esecuzione degli interventi più invasivi come l’installazione di ascensori o piattaforme elevatrici, la costruzione di rampe, l’inserimento di nuovi servizi igienici e la modifica di vani scale o percorsi preesistenti. Anche la scelta della destinazione d’uso deve conformarsi a questi principi, perché il livello di accessibilità richiesto cambia drasticamente: per un edificio residenziale occorre infatti soddisfare il requisito dell’accessibilità; mentre un museo dev’essere accessibile, cioè in grado di consentire la visita in autonomia e sicurezza anche a persone con disabilità fisiche, cognitive o sensoriali (permanenti o temporanee) oppure con semplici difficoltà (anziani, bambini, turisti stranieri che non conoscono la lingua, genitori con passeggini).Barriere architettoniche e universal design
Molto promettente è inoltre il concetto di “universal design” (letteralmente “progettazione per tutti”), che sostituisce al principio dell’accessibilità quello dell’inclusività. Secondo questo approccio, la creazione di soluzioni dedicate ai disabili come bagni speciali, accessi separati o il superamento dei dislivelli verticali attraverso montascale crea infatti una situazione di ghettizzazione, finendo col far sentire (e considerare dagli altri fruitori) il disabile come un diverso. Si tratta dunque di superare i tradizionali livelli prestazionali delle normative creando soluzioni fruibili da tutti tramite l’applicazione di alcuni semplici principi:- Uso equo, semplice e flessibile, cioè in grado di adattarsi a un’ampia gamma di preferenze ed abilità individuali, risultando utilizzabile dal maggior numero possibile di utenti indipendentemente dalle loro abilità cognitive, linguistiche e psico-sensoriali;
- Percettibilità delle informazioni;
- Tolleranza all’errore grazie all’adozione di materiali e soluzioni progettuali che minimizzano i rischi e le conseguenze negative di comportamenti imprudenti o inadeguati;
- Contenimento dello sforzo fisico necessario per l’accesso e la fruizione dei servizi;
- Predisposizione di misure e spazi per l’avvicinamento e l’uso sicuro indipendentemente dalla statura, postura o mobilità dell’utilizzatore.
Un esempio concreto: il museo come “luogo accessibile”
Per quel che riguarda l’accessibilità dei musei il riferimento fondamentale da considerare è costituito dal Decreto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali del 10 maggio 2001 “Atto di Indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei”, in cui si legge che il museo “deve risultare accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica dalla totalità dei visitatori”.
Foto 2 – Un bellissimo esempio di museo accessibile: il Guggenheim di New York progettato da Frank Lloyd Wright a metà del XX secolo
Ostacoli, dislivelli e lunghezze
Spesso il primo ostacolo si trova infatti già in corrispondenza dell’ingresso a causa della presenza di scaloni monumentali, androni e vestiboli con gradini o salite troppo ripide. Laddove possibile si possono superare queste difficoltà tramite l’adattamento delle strutture antiche, la costruzione di rampe anche a carattere provvisionale o l’installazione di piattaforme elevatrici. Un’altra opzione possibile riguarda invece la creazione di vari ingressi indipendenti, tuttavia evitando tassativamente la creazione di un ingresso secondario riservato unicamente ai disabili per non creare discriminazioni. Un altro aspetto fondamentale riguarda il superamento dei dislivelli verticali, attuabile generalmente con un ascensore o una piattaforma elevatrice che, se adeguatamente progettata, può costituire il segno architettonico caratterizzante di uno spazio.Photogallery
La fruibilità per le persone ipovedenti
Per i ciechi e ipovedenti si possono invece creare percorsi dedicati formati da postazioni multimediali con riproduzioni o mappe tattili delle principali opere in esposizione, pannelli esplicativi con caratteri a rilievo, installazioni con spiegazioni sonore e servizi di audioguida, collegati da corsie di tappeto, stuoie o passerelle soprelevate (trasparenti per non occultare gli eventuali pavimenti decorati): le usuali linee guida in elementi prefabbricati a rilievo di gres porcellanato, pietra o calcestruzzo risultano infatti troppo invasive in questo tipo di edifici. Anche la predisposizione di un adeguato sistema di segnalazione composto da cartelli con scritte e pittogrammi sintetici e facilmente comprensibili risulta fondamentale per rendere accessibile a tutti lo spazio generalmente complicato di un museo.No alla pericolosità
Un’importanza fondamentale va infine attribuita alla funzione principale del museo, cioè all’allestimento degli spazi espositivi: per favorire tutte le categorie di utenza occorre infatti predisporre vetrine e bacheche porta oggetti prive di elementi appesi o sporgenti, particolarmente pericolosi per ciechi e ipovedenti, o viceversa con piedi aggettanti verso l’esterno in grado di costituire intralcio e pericolo d’inciampo per anziani col bastone, persone con stampelle, disabili su sedia a ruote o mamme col passeggino. I ripiani non devono essere né troppo bassi, che risultano scomodi per tutti, né troppo alti in quanto non fruibili a bambini, persone di bassa statura o disabili in carrozzina. Anche le didascalie degli oggetti esposti devono risultare ben visibili, scritte in caratteri chiari e facilmente leggibili, contrastanti rispetto allo sfondo e anche in inglese per facilitare gli stranieri.I contesti svantaggiati: aree archeologiche e giardini storici
I problemi riscontrabili in giardini storici o moderni, aree archeologiche e parchi naturali sono in linea di principio gli stessi dei musei, a cui occorre sommare le difficoltà legate alla presenza di percorsi di collegamento quasi sempre percorribili soltanto a piedi, esposti alla pioggia e al sole estivo e con forti dislivelli o pavimenti accidentati.
Foto 5 – Il maggiore problema per l’accessibilità delle aree archeologiche (qui, Pompei) è spesso legato alla presenza di lunghi percorsi all’aperto percorribili solo a piedi, con dislivelli o pavimentazioni sconnesse

Foto 6 – Soluzione per l’accessibilità di un’area archeologica (qui, il porto di Classe vicino a Ravenna): una piazzola panoramica da cui godere della visione generale dell’intero sito

Foto 7 – Un percorso accessibile anche a persone a ridotta o impedita capacità motoria nell’area archeologica del porto di Classe (Ravenna)

Foto 8 – Un percorso accessibile anche a persone a ridotta o impedita capacità motoria nell’area archeologica del porto di Classe (Ravenna)

Foto 9 – Un esempio di mappa tattilo-visiva nella stazione centrale di Bologna