Verso lo stop alle caldaie a gas dal 2029? Alcune perplessità sul Regolamento Ecodesign
Energie rinnovabili
Verso lo stop alle caldaie a gas dal 2029? Alcune perplessità sul Regolamento Ecodesign
La bozza del Regolamento Europeo fissa dal 1° gennaio 2029 l'eliminazione dal mercato delle caldaie a gas. Ecco le reazioni delle associazioni di categoria
Le politiche europee sul risparmio energetico continuano a far discutere. Questa volta non è una Direttiva, ma un Regolamento che, dalla sua data di approvazione in Parlamento Europeo diviene immediatamente Legge dello Stato in tutti i 27 Paesi europei. Dopo la Direttiva Casa Green, a sollevare ulteriori dubbi sulla concreta applicabilità e sugli effetti dirompenti che potrebbe avere sul mercato, è il Regolamento Ecodesign813/2013/UE che potrebbe mettere (più che mai il condizionale è d’obbligo) fuori uso circa 19 milioni di vecchie caldaie presenti in Italia e dal 1° gennaio 2029 non si possano più vendere quelle a gas.
Rischio di stop alle caldaie a gas dal 2029?
Nel variegato e ambizioso piano volto accelerare la transizione energetica ed ecologica nei paesi europei, ci si concentra anche sugli impianti di riscaldamentoe diproduzione di acqua calda sanitaria. Precisamente, l’obiettivo della Commissione europea, è quello nei prossimi anni di inibire dal mercato la vendita di caldaie autonome (stand-alone) alimentate a fonti fossili dal 2029 in poi.
Ciò che principalmente preoccupa è che il Regolamento fissa come scriminate dei livelli di emissione che gli impianti tradizionali non sono in grado di rispettare. Il limite minimo di efficienza stagionale proposto per le caldaie è del 115%. Questo significa che per le caldaie “tradizionali” che raggiungo una soglia del 100% di rendimento saranno, se il Regolamento dovesse essere approvato, messe fuori mercato.
Per raggiungere gli alti livelli di efficienza la soluzione che la bozza di direttiva europea sta valutando è quella delle pompe di calore elettriche. Uniche in grado di garantire l’abbattimento del 25-50% dell’impatto rispetto alle più evolute caldaie a gas. Ma che potranno trovare un minimo spiraglio solo se inserite in un contesto governato da pompe elettriche.
Il corto circuito normativo
Ricordiamo che la questione delle caldaie era già stata affrontata dalla direttiva Casa green (ancora in fase di approvazione) che vieta l’utilizzo di impianti di riscaldamento a combustibili fossili negli edifici di nuova costruzione e in quelli in fase di ristrutturazione, ammettendo tuttavia le caldaie a biometano e a miscele di idrogeno, così come i sistemi ibridi (caldaia a condensazione più pompa di calore elettrica). A differenza della direttiva, però, il nuovo Regolamento sulle caldaie esclude i combustibili low-carbon e potrebbe prevedere delle limitazioni anche per le soluzioni ibride. Quindi, si verrebbe a creare una incompatibilità tra il Regolamento Ecodesign con quanto previsto dal Parlamento Europeo in merito alla Direttiva Case Green.
La voce delle Associazioni
Sono sei le Associazioni (Proxigas, AssogasliquidiAssotermicaFedercostruzioni,Ance, Applia Italia) che, all’unisono lanciano l’allarme esprimendo preoccupazione in merito agli orientamenti della Commissione Europea in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento che saranno oggetto del Consultation Forum organizzato dalla Commissione Europea per il 27 aprile 2023.
Secondo quanto dichiarato dalle associazioni “la prescrizione che la Commissione europea si appresta ad approvare ponendo un indice di efficienza al 115% per le caldaie a gas rappresenta di fatto un divieto di immissione sul mercato di tutte le caldaie e non risulta coerente con il parere espresso dal Parlamento europeo lo scorso 14 marzo sulla proposta di Direttiva sulle prestazioni energetiche dell’edilizia. Nel merito, pur condividendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni e l’importanza di un impegno comune a livello europeo per realizzare i target ambientali, esprimiamo forti perplessità rispetto all’approccio adottato nel declinarli a livello legislativo. L’approccio è basato su divieti che non tengono conto delle prospettive di sviluppo delle tecnologie e dei vettori energetici e, soprattutto, non considerano le specificità dei singoli Stati Membri”.
Le associazioni inoltre sottolineano “per il nostro Paese si prospettano ricadute sulla competitività dell’industria, sulla sostenibilità economica e sociale per le famiglie, sulla stabilità e sulla resilienza del sistema energetico. Criticità che rischiano di compromettere anche l’attuazione concreta del percorso di decarbonizzazione e che richiedono una attenzione specifica delle nostre Istituzioni per modificare sostanzialmente l’approccio della nuova regolamentazione”.
La strada che si intende percorrere, da quanto evidenziato dalla Associazioni di categoria, risulterebbe troppo affrettata e potrebbe portare all’esclusione di un ampio ventaglio di tecnologie efficienti già presenti sul mercato.
Se questo indirizzo si tradurrà in una normativa, il divieto sarebbe prematuro e drastico, e non terrebbe conto del fatto che le imprese del settore sono già da tempo impegnate nella progettazione e nella produzione di impianti orientati all’efficienza energetica, sempre nell’ottica della transizione green. Questa è la preoccupazione avanzata da Montanini di Assotermica, che invece ritiene è più propenso ad un “approccio multi-tecnologico e multi-energetico, che incentivi la diffusione delle più recenti tecnologie “hybrid ready”e“green gas ready”, che già oggi sono pronte a funzionare con miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno. La soluzione per ottenere i risultati auspicati in ottica di indipendenza energetica e transizione ecologica è consentire la convivenza di più tipologie di apparecchi, anche per scongiurare il rischio che si crei un mercato secondario di apparecchi antiquati, inefficienti e poco sicuri, che continueranno comunque a restare in molte case”.
Anche sul fronte europeo si sta cercando una sorta di compromesso. Le aziende produttrici di gas di petrolio liquefatto vogliono una direttiva che favorisca i biocarburanti e l’idrogeno, verso i quali potrebbero orientarsi. Secondo quanto riportato da The Guardian le aziende vogliono mantenere in funzione le caldaie a gas per proteggere il loro mercato attuale e per adattarsi a quelli che considerano nuovi potenziali mercati degli biocarburanti e dell’idrogeno.
La scelta antesignana della Germania
Mentre buona parte degli Stati europei avanzano delle preoccupazioni sul contenuto normativo del Regolamento, la Germania con largo anticipo, propone che i nuovi impianti che saranno installati a partire dal 1 gennaio 2024 dovranno essere alimentati almeno al 65% da energia proveniente da fonti rinnovabili. Il Governo federale della coalizione semaforo composta da socialdemocratici, verdi e FDP ha infatti adottato un progetto di legge che vieterebbe l’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili a partire dal 2024. Il testo della normativa non prevede uno stop totale dell’utilizzo di gas e combustibili fossili per il riscaldamento. Nel caso di vendita o eredità dell’immobile l’obbligo entra in vigore, dopo una tregua di due anni per permettere eventuali adeguamenti.
La Germania, non sembra l’unica nazione a percorrere questo fronte. Misure simili misure sono state prese anche in altri Paesi europei. In Austria, l’aggiunta di caloriferi a fossili ai nuovi edifici è stata vietata a partire dal 2023. Nei Paesi Bassi, i nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili saranno vietati a partire dal 2026. In Danimarca, il riscaldamento rinnovabile negli edifici di nuova costruzione è già obbligatorio. Infine, in Irlanda, l’aggiunta di caldaie a gas e a petrolio nelle nuove case è già vietata da quest’anno, mentre l’installazione negli edifici esistenti sarà vietata dal 2025.
La bozza del nuovo regolamento sull’eliminazione delle caldaie a gas è disponibile qui di seguito in free download.
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