Energie rinnovabili

Pnrr, cambio di rotta: i fondi per le colonnine elettriche finanzieranno la rottamazione auto

Il Governo rivede le priorità, rimodulando la destinazione dei fondi tra opere, cantieri e mobilità sostenibile
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Pnrr, cambio di rotta: i fondi per le colonnine elettriche finanzieranno la rottamazione auto

La revisione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) entra nel vivo con una nuova destinazione dei fondi. Il Governo italiano inizia a delineare con maggiore chiarezza i nuovi equilibri della strategia di investimento, con una relazione tecnica presentata in cabina di regia dal ministro per gli Affari europei Tommaso Foti e attesa in Parlamento nei prossimi giorni.

La logica dei correttivi è chiara: concentrare le risorse del Pnrr sulle opere cantierabili entro il 2026, dirottando invece i progetti più complessi su fondi nazionali e di coesione. Parallelamente, il Ministero delle Infrastrutture prevede una profonda revisione dei contratti di programma, per accompagnare questa nuova fase attuativa.

Per perseguire determinati obiettivi la revisione strategica segna un netto cambio di passo nella mobilità “green”. Infatti, i 600 milioni di euro destinati inizialmente all’installazione di colonnine per la ricarica elettrica verranno dirottati verso nuovi incentivi per la rottamazione dei veicoli inquinanti.

In un contesto europeo che punta su reti intelligenti e città a basse emissioni, l’Italia sembra adottare una logica emergenziale più che strutturale. Tale scelta rischia di rallentare l’elettrificazione del parco circolante e di disincentivare gli investimenti privati nel settore.

Meno colonnine di ricarica, ma più auto elettriche. Questo è quanto si legge tra le righe della revisione del Pnrr, ovvero realizzare un nuovo piano di rottamazione delle vetture inquinanti, da finanziare però con circa 597 milioni di euro risparmiati per il mancato raggiungimento degli obiettivi relativi alle infrastrutture di ricarica elettrica.

Revisione fondi Pnrr: le nuove regole del gioco

Via libera alla rimodulazione del Pnrr: il Governo italiano ha deciso di rivedere profondamente la destinazione di alcune delle risorse strategiche del piano, puntando su un approccio più pragmatico alla mobilità sostenibile.

La misura più significativa riguarda quasi 600 milioni di euro inizialmente previsti per potenziare la rete nazionale di ricarica elettrica, oggi destinati a un nuovo programma di rottamazione auto.

L’obiettivo è quello di accelerare la sostituzione dei veicoli inquinanti con mezzi a zero emissioni, privilegiando in particolare i contribuenti con redditi più bassi, cui saranno riservati bonus più vantaggiosi. Secondo le stime del Governo, l’intervento consentirà la sostituzione di almeno 39mila autovetture.

Auto elettriche troppo costose e poco accessibili

Il CEO di Renault, Luca de Meo, lancia un duro monito sul ritardo strategico dell’Europa nella transizione verso la mobilità elettrica. “Stiamo perdendo terreno rispetto alla Cina, dove l’auto è una delle cinque priorità industriali”, ha affermato durante un’audizione alla Camera. Il mercato europeo soffre di un problema strutturale: le piccole auto elettriche restano fuori dalla portata economica della maggioranza dei cittadini. “L’età media di chi compra un’auto nuova in Europa è di 56 anni, in Cina è sotto i 30”, ha spiegato de Meo, sottolineando come la mobilità green sia ancora un lusso per pochi.

Il prezzo di una citycar elettrica oggi oscilla tra i 25.000 e i 30.000 euro, una soglia inaccessibile senza un serio intervento sul lato della produzione. “Serve un’alleanza industriale europea per abbattere i costi fissi e standardizzare le piattaforme: una sorta di “Airbus delle citycar”, ha proposto il numero uno di Renault. Ma l’UE, secondo de Meo, si è limitata a “sommare regole, sanzioni e target incoerenti”, senza una regia che favorisca economie di scala e armonizzazione dei mercati. “Le nostre aziende hanno bisogno di velocità, flessibilità e stabilità. La burocrazia europea ci rallenta mentre i concorrenti avanzano”.

Biometano al posto dell’idrogeno

Anche il comparto dell’idrogeno subisce un ridimensionamento: 640 milioni di euro inizialmente destinati all’industria cosiddetta hard-to-abate saranno riallocati a favore dello “Sviluppo del Biometano“, con un investimento complessivo che raggiunge ora 1,2 miliardi di euro.

Il focus si sposta così sulla produzione da rifiuti organici e sul potenziamento delle filiere circolari. Una scelta che rafforza il legame tra economia circolare e mobilità a basse emissioni, ma che potrebbe rallentare la transizione dell’industria pesante verso vettori energetici più innovativi come l’idrogeno verde.

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