Energie rinnovabili

Scatta la procedura d’infrazione per il mancato recepimento della Direttiva Case Green

Le Associazioni ambientaliste criticano il Governo per la mancata inclusione della direttiva EPBD nel ddl di Delegazione europea 2025
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Scatta la procedura d’infrazione per il mancato recepimento della Direttiva Case Green

Il mancato recepimento della direttiva UE 2023/2413 EPBD, in Italia nota come Case Green, è stato al centro dell’attenzione delle Associazioni che promuovono la sostenibilità energetica. Il recepimento della direttiva doveva essere notificato dagli Stati membri entro il 21 maggio 2025. Questo non è avvenuto per 26 Stati, tra cui l’Italia, pertanto la Commissione Ue ha avviato procedure di infrazione nei loro confronti. Solo la Danimarca ha notificato il pieno recepimento.

Gli obiettivi della direttiva in Europa

Le norme della direttiva mirano ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili in tutti i settori dell’economia, non solo nel settore energetico, ma anche per il riscaldamento e il raffreddamento, nell’edilizia, nei trasporti e nell’industria. Stabiliscono importanti misure orizzontali e trasversali per promuovere la diffusione delle energie rinnovabili, come il rafforzamento delle garanzie di origine, l’agevolazione dell’integrazione del sistema energetico attraverso la promozione dell’elettrificazione e dell’idrogeno rinnovabile, e misure di salvaguardia per garantire una produzione di bioenergia più sostenibile.

Per la Commissione europea, “L’attuazione della direttiva è fondamentale per accelerare la diffusione dell’energia pulita nazionale, ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra nel settore energetico, che attualmente contribuisce a oltre il 75% delle emissioni totali di gas serra nell’Unione, e rafforzare la sicurezza energetica. Contribuirà inoltre a ridurre i prezzi dell’energia e a migliorare la competitività dell’economia dell’UE”.

La direttiva Case Green e il suo (mancato) recepimento

Le Associazioni ARSE, Coordinamento FREE, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, WWF accusano il Governo di andare “contro le ragioni dell’ambiente e dell’innovazione” e paventano nuovi ritardi nella transizione energetica nell’edilizia, nella lotta alla crisi climatica, e nell’equità delle bollette. La mancata inclusione della direttiva EPBD nel ddl di Delegazione europea 2025 approvato dal Consiglio dei Ministri è in evidente contrasto con gli impegni formalmente assunti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’atto di indirizzo politico 2024–2026, che prevede esplicitamente il recepimento della direttiva e la predisposizione dei relativi atti e strumenti nei tempi stabiliti.

Le Associazioni chiedono al Governo Meloni un maggiore senso di responsabilità ricordando che “la direttiva Case Green è un provvedimento fortemente voluto dall’Unione Europea proprio per ridurre le emissioni di gas serra nel settore edilizio e migliorare l’efficienza energetica degli edifici. L’Italia su questo dovrebbe dare il buon esempio accelerando la decarbonizzazione del settore edilizio e definendo al più presto un piano nazionale di riqualificazione edilizia che metta al centro la riqualificazione energetica, la ristrutturazione e la rigenerazione urbana per migliorare la classe energetica degli edifici come chiede l’Europa e su cui non sono ammessi più ritardi”.

Lo scenario immobiliare

Secondo alcune stime, in Italia si dovrà intervenire complessivamente su oltre 9,7 milioni di edifici oggi in classe E, F o G. Oltre il 75% del patrimonio edilizio residenziale, che consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate. La direttiva prevede per gli edifici residenziali una riduzione dei consumi, rispetto al 2020, di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione deve avvenire intervenendo sul 44% degli edifici nelle peggiori classi energetiche.

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