In Italia cresce il numero delle Comunità Energetiche Rinnovabili
In Italia si assiste ad un vero e proprio boom delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Attualmente in Italia si contano 876 configurazioni di autoconsumo diffuso attive. Di queste, le più diffuse sono proprio le CER, che rappresentano il 48% del totale di configurazioni. A fronte di un aumento considerevole delle configurazioni di autoconsumo diffuso, le criticità rimangono sempre le stesse: innanzitutto, si tratta di comunità di piccole dimensioni. Inoltre, la potenza complessivamente coinvolta rimane contenuta.
I dati, presentati nel corso dell’evento “Electricity Market 2025”, organizzato dall’Osservatorio permanente “Energy & Strategy”, team multi-disciplinare della School of Management del Politecnico di Milano, raccontano dell’evoluzione notevole di un mercato con notevoli potenzialità, molte delle quali ancora inesplorate. Ecco una presentazione analitica dei principali dati della ricerca del Polimi.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia
Rispetto al 2024, che contava 46 configurazioni di autoconsumo diffuso attive, l’anno in corso il loro numero è cresciuto di circa 19 volte, raggiungendo attualmente quota 876. Non solo: la loro distribuzione sul territorio è più omogenea. Nel 2024, infatti, circa il 43% delle configurazioni era concentrato tra Lombardia e Piemonte, mentre a maggio 2025 la quota è scesa al 29%. Da sottolineare l’exploit della Sicilia, con 104 configurazioni, del Veneto (87) e dell’Emilia-Romagna (55).
Quasi la metà sono CER (il 48% del totale). A seguire, gli AERAC (Gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente), che coprono il 29% del totale, gli AIERD (Autoconsumatore individuale di energia rinnovabile a distanza che utilizza la rete di distribuzione), il 21% delle configurazioni attive. I CAD (Clienti attivi a distanza) e i CAAC (Gruppo di clienti attivi che agiscono collettivamente) rappresentano solo il 2%.
Una potenza contenuta
Tra le principali osservazioni da elevare, la dimensione ridotta delle configurazioni attive. Il motivo è riconducibile a diversi fattori. Tra questi la scarsa conoscenza su come funzionano le configurazioni, iter autorizzativi più lunghi per impianti di dimensioni maggiori, problemi economici e di scala.
Altra questione: la potenza complessivamente coinvolta resta contenuta. Secondo i dati del GSE aggiornati al 31 maggio 2025, la potenza totale coinvolta nelle configurazioni attive è di circa 85 MW. A fronte di ciò, il contingente complessivo disponibile per beneficiare della tariffa premio incentivante ammonta a 5 GW, con scadenza per la presentazione delle domande fissata al 31 dicembre 2027. La distanza per saturare il contingente è decisamente ampia: per esaurire il contingente di 5 GW sarebbe necessaria una potenza circa 60 volte maggiore rispetto agli 85 MW attualmente impiegati.
Configurazioni di piccola scala
Nello specifico, le comunità energetiche rinnovabili rappresentano il 50% circa della potenza installata nelle configurazioni di autoconsumo diffuso. Si calcola che circa 44 MW di potenza da fonti rinnovabili siano attualmente impiegati nelle CER. Anche in questo caso, si tratta di configurazioni di piccola scala, con il coinvolgimento medio di 4 utenze e impianti per una potenza di circa 17 kW.
L’80% circa delle configurazioni di CER in Italia coinvolgono al massimo 10 utenze e presentano una potenza installata inferiore ai 100 kW. A livello nazionale, si rileva una media di circa 15 configurazioni di autoconsumo diffuso attive per milione di abitanti. L’analisi della distribuzione regionale evidenzia valori particolarmente elevati nelle Regioni meno popolate, come Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.
Gli ostacoli allo sviluppo del settore
Esistono alcuni ostacoli nella diffusione ancora più capillare delle CER. Innanzitutto, esiste una reale difficoltà nello spiegare ai cittadini il funzionamento delle CER, oltre a fare incontrare domanda e offerta. L’intero iter di costituzione di una CER ex-novo dura mediamente dai 12 ai 27 mesi. Questi lunghi tempi entrano in conflitto con la scadenza per l’accesso alla tariffa incentivante premio, fissata al 31 dicembre 2027.
È importante sottolineare che, nel caso di potenziamento di una CER già esistente con nuovi impianti FER, la durata media del processo si riduce a circa 1 anno, risultando quindi più compatibile con le scadenze per richiedere l’incentivo. Secondo uno scenario piuttosto realistico, la capacità coperta dalle CACER (Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione dell’Energia Rinnovabile) arriverebbe a circa 1,4 GW nel 2028. Ben lontani dai 5 GW previsti per legge.
Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia: le soluzioni da adottare
Ecco perché le conclusioni alle quali arriva l’analisi presentata School of Management del Politecnico di Milano, sono piuttosto chiare e ragionevoli. Innanzitutto, la proroga della scadenza del 2027 consentirebbe tempi più lunghi per costituire delle CACER. Dall’altro, azioni volte al processo di costituzione delle configurazioni, come le semplificazioni nei procedimenti autorizzativi per gli impianti FER, e il potenziamento degli strumenti informativi per spiegare il funzionamento delle CER a cittadini, PMI e PA, permetterebbero di ridurre le tempistiche.
Infine, anche la revisione delle soglie per l’accesso agli incentivi da parte delle imprese potrebbe contribuire ad accelerare lo sviluppo delle CACER. Consentendo in questo modo di liberare risorse economiche e capacità di investimento attualmente non pienamente valorizzate.

