Approvata definitivamente la Direttiva “Case Green”

La Direttiva Europea Case green chiude il suo percorso con l’approvazione definitiva intervenuta oggi. Nonostante le molte polemiche, la revisione della Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (EPDB – ‘Energy Performance of Building Directive’), ha ricevuto il via libera definitivo. Con l’ultimo atto l’Ecofin chiude ufficialmente il dossier con il voto formale.
Gli unici due voti contrari sono stati quelli dell’Italia e dell’Ungheria, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute. Il provvedimento mira alla sostenibilità ambientale nel settore immobiliare europeo ma avrà profonde ripercussioni economiche e sociali. Gli Stati membri avranno due anni per mettersi in regola.
Italia isolata nella lotta contro la nuova Direttiva
Anche se l’esito del voto era prevedibile, l’Italia e l’Ungheria hanno espresso una netta opposizione alla direttiva europea sulla ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, ritenendola controproducente. Nonostante ciò, la loro posizione non ha prodotto effetti significativi, isolando i due paesi nell’ambito dell’Unione Europea. Altri Stati membri, benché inizialmente scettici, hanno optato per l’astensione, tra cui Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Svezia. L’Italia e l’Ungheria si sono così limitate a un gesto politico di disapprovazione, ma saranno comunque tenute a conformarsi alla direttiva una volta ufficializzata, avendo due anni di tempo per adeguarsi prima dell’attuazione del rinnovo edilizio.
“È la scelta giusta. Pur attenuato, si tratta di un provvedimento ideologico, sbagliato e pericoloso. Nonostante i miglioramenti, il testo rimane inaccettabile” afferma Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia. Con due anni a disposizione per l’adozione, Confedilizia esorta il Governo e la maggioranza a utilizzare questo tempo per lavorare a una revisione radicale del provvedimento nella prossima legislatura europea.
Più flessibilità
Al fine di rendere più facilmente perseguibili gli obiettivi prefissati sarà garantita una maggiore flessibilità agli Stati membri per raggiungerli attraverso i piani nazionali. Ma l’obiettivo principale della Direttiva è dare una priorità agli edifici più energivori, che andranno così collocati dai diversi paesi membri nella classe energetica più bassa, la G, perché secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Ue sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
I principali obiettivi dunque sono:
- raggiungimento della classe di prestazione energetica ‘E’ entro il 2030;
- raggiungimento della classe di prestazione ‘D’ entro il 2033;
- gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030;
- tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero dal 2028;
- tutti i nuovi edifici dovranno disporre di impianti solari entro il 2028.
Quando si potranno effettuare i lavori?
La Direttiva individua anche il momento in cui gli interventi di miglioramento energetico possono essere effettuati, precisando che tali operazioni (per esempio lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Oltre al via libera alla Direttiva Case green, sono previste molte deroghe
Nessun cambiamento in merito alle eccezioni. Una serie di deroghe potranno essere stabilite a livello nazionale, e quindi “alleggerire” la portata prescrittiva della Direttiva. Gli Stati potranno escludere:
- gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico;
- gli edifici tecnici;
- l’uso temporaneo di edifici o chiese e luoghi di culto;
- gli alloggi pubblici sociali.
Inoltre, tutti gli Stati, all’interno dei piani nazionali di ristrutturazione dovranno includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l’accesso a sovvenzioni e finanziamenti, oltre che istituire punti di informazione gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero.
Stop caldaie inquinanti
Gli Stati membri devono delineare come adotteranno misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento, con l’obiettivo di eliminare gradualmente i combustibili fossili dal riscaldamento e dal raffreddamento entro il 2040. Il sovvenzionamento delle caldaie autonome a combustibili fossili sarà vietato a partire dal 2025. Gli incentivi finanziari saranno ancora possibili per i sistemi di riscaldamento ibridi che utilizzano una quota considerevole di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
Cambia l’APE
La Direttiva, tra le altre cose, punta anche all’armonizzazione degli APE utilizzati dai diversi Stati membri. Infatti dà una nuova configurazione all’APE, introducendo questi nuovi elementi che dovranno essere contenuti all’interno del certificato:
- l’indicatore che esprime il consumo di energia primaria e finale;
- il potenziale di riscaldamento globale (GWP);
- i valori di riferimento dei requisiti minimi di prestazione energetica;
- gli attestati per gli edifici in classe inferiore alla D saranno validi solo 5 anni;
- le norme minime di prestazione energetica.
Viene anche ridefinita la classificazione delle prestazioni energetiche:
- la classe A sarà attribuita ad edifici a emissioni zero, con la possibilità di aggiungere dei + in caso di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
- la G sarà la classe degli edifici con le prestazioni peggiori.
Cosa succede dopo il via libera alla Direttiva Casa green?
Dopo l’approvazione da parte del Consiglio europeo, ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea e l’entrata in vigore 20 giorni dopo. Le scadenze imposte dalla norma cominceranno a farsi sentire fra un anno. I Paesi membri hanno due anni di tempo per il recepimento della direttiva modificata. La Commissione la riesaminerà tra due anni.
Rimane aperta la questione dei fondi da stanziare per questo tipo di adeguamento. I Paesi per adeguare il patrimonio immobiliare dovranno sborsare direttamente circa 152 miliardi. Sono fondi già stanziati dall’Ue e dai loro bilanci; ma entro un anno la Commissione dovrebbe affrontare il tema dei finanziamenti. A oggi, su questo aspetto, non vi sono date e norme certe.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto ha già espresso il suo parere precisando che “non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese. Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della direttiva, facendo venire meno l’obiettivo ‘green’ e creando anche distorsioni sul mercato. Agiremo per un risultato negoziale che riconosca le ragioni italiane”.
Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia a questo link
Articolo pubblicato il 12 marzo 2024, aggiornato il 12 aprile 2024