Edilizia

Gli obblighi del Giudice nella valutazione della sospensione dell’ordine di demolizione

Sentenza della Corte di Cassazione: per il rigetto dell'ordine non basta una motivazione apparente
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Gli obblighi del Giudice nella valutazione della sospensione dell’ordine di demolizione
Quali sono gli obblighi di un Giudice nella valutazione della sospensione o revoca di un ordine di demolizione? La Corte di Cassazione (sent. 2267/2022) annulla il rigetto della richiesta di sospensione dell’ordine di demolizione, perché il giudice dell’esecuzione non ha valutato attentamente i possibili esiti e i tempi di definizione del procedimento amministrativo di concessione in sanatoria dell’immobile. Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un immobile per il quale era stato disposto l’ordine di demolizione a seguito di sentenza di condanna per abusi edilizi, divenuta irrevocabile. Il proprietario dell’immobile aveva presentato istanza di concessione in sanatoria del fabbricato, e si era rivolto al giudice dell’esecuzione per chiedere la sospensione dell’ordine di demolizione in attesa del rilascio della sanatoria. Ma il Giudice dell’esecuzione aveva respinto la richiesta ritenendo irrilevante la presentazione dell’istanza di sanatoria. La questione arrivava dunque davanti ai Giudici di Piazza Cavour.

Sospensione o revoca dell’ordine di demolizione

La Cassazione, nella sentenza in commento, delinea innanzitutto i requisiti e le differenze della revoca e della sospensione dell’ordine di demolizione. La revoca dell’ordine di demolizione, precisa la Corte, è consentita esclusivamente quando la demolizione risulti “assolutamente incompatibile con atti amministrativi o giurisdizionali resi dell’autorità competente”:
  • che abbiano conferito all’immobile un’altra destinazione
  • che abbiano provveduto alla sua sanatoria
La sospensione invece è pronunciata quando sia “ragionevolmente prevedibile”, sulla base di elementi concreti, che in brevissimo tempo venga adattato il predetto provvedimento amministrativo o giurisdizionale incompatibile con la demolizione. La Corte chiarisce che per sospendere la demolizione non è sufficiente una “mera possibilità del tutto ipotetica, che si potrebbe verificare in un futuro lontano o comunque entro un tempo non prevedibile”, come sarebbe ad esempio il caso della semplice pendenza di un procedimento amministrativo e giurisdizionale, in mancanza di altri elementi che avvalorino il giudizio prognostico sull’esito positivo del procedimento. Ma a chi spetta dimostrare gli elementi necessari a tale giudizio prognostico?

La valutazione del giudice dell’esecuzione

Chiarisce la Cassazione che in caso di istanza di condono o sanatoria, è compito del giudice dell’esecuzione valutare attentamente i possibili esiti e i tempi di definizione della procedura, esaminando:
  • se sussistono cause ostative all’accoglimento del condono
  • se il procedimento sarà concluso in tempi brevi
Solo in caso di positiva risposta ad entrambi i quesiti, il Giudice potrà fondatamente sospendere l’esecuzione dell’ordine di demolizione.

Onere della prova ai fini della sospensione o revoca ordine demolizione

Altro importante principio affermato dalla pronuncia in esame riguarda poi lo sforzo probatorio richiesto al soggetto interessato alla revoca o alla sospensione. L’orientamento della Cassazione è quello di escludere un vero e proprio onere probatorio del richiedente, il quale ha invece solo l’onere di allegare, e cioè di prospettare ed indicare al giudice i fatti sui quali si basa la propria richiesta. L’accertamento di questi fatti, spetta invece all’autorità giudiziaria.

Motivazione “apparente”

Ed era proprio questo sforzo di accertamento che era del tutto mancato nel caso esaminato. Il Giudice dell’esecuzione si era limitato infatti a prendere atto della presentazione dell’istanza di concessione in sanatoria, e l’aveva ritenuta irrilevante, senza però motivare o aggiungere nulla in merito al possibile accoglimento della predetta istanza, e ai tempi di definizione della pratica. Secondo i giudici di Piazza Cavour, la decisione era dunque fondata su una motivazione “apparente”, perché il Giudice dell’esecuzione non aveva compiuto le verifiche necessarie. Accogliendo il ricorso dell’interessato, la Corte di Cassazione rinviava al Tribunale per un nuovo giudizio, nel rispetto dei principi affermati nella sentenza. La sentenza è disponibile in free download di seguito.
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