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Riforma del codice appalti: il punto della situazione

Prosegue la riforma delle disposizioni del Codice dei contratti pubblici con una razionalizzazione delle norme in materia e una radicale modifica dell’originario impianto normativo: vari step, punti fermi, novità
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Riforma del codice appalti: il punto della situazione
Inserita tra gli impegni assunti con il PNRR, la riforma delle disposizioni del Codice dei contratti pubblici si è resa necessaria, oltre che per un adeguamento generale delle stesse al diritto europeo, anche per una razionalizzazione delle norme in materia che, complici numerose modifiche, spesso extra-codicistiche, hanno profondamente modificato l’originario impianto normativo.

Le tappe della riforma

Secondo quanto previsto dal PNRR, entro giugno 2023, dovranno entrare in vigore tutte le leggi, regolamenti e provvedimenti attuativi per la revisione del sistema degli appalti pubblici. Entro il dicembre 2023, invece, dovrà trovare pieno funzionamento il sistema nazionale di e-procurement. Dopo l’approvazione, lo scorso 9 marzo, da parte del Senato, del disegno di legge delega per la riforma del codice appalti, il disegno di legge per la delega al Governo di riforma del codice dei contratti pubblici è stato approvato anche dalla Camera. Il testo, disponibile qui di seguito in free download, è stato trasmesso al Senato per la terza lettura.

Le principali novità introdotte nel testo

La legge delega indica i principi e i criteri direttivi a cui dovrà attenersi il legislatore delegato per una riforma completa della disciplina. L’intervento, come si accennava, è volto ad adeguare la disciplina dei contratti pubblici a quella del diritto europeo, anche di natura giurisprudenziale, con l’obiettivo di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente. Tra le tante novità introdotte alla Camera si segnalano:
  • la revisione delle competenze dell’ANAC per rafforzarne le funzioni di vigilanza e supporto alle stazioni appaltanti;
  • la previsione di misure volte a favorire e premiare la partecipazione da parte delle micro e piccole imprese, anche in forma aggregata tra loro;
  • semplificazione di determinate procedure finalizzate alla realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e digitali, in innovazione e ricerca nonché in innovazione sociale;
  • un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta;
  • procedure riservare per favorire l’integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate;
  • possibilità di prevedere prestazioni professionali gratuite;
  • adozione di contratti- tipo predisposti dall’ANAC al fine di ridurre i tempi delle procedure di gara;
  • disciplina delle ipotesi di affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori;
  • semplificazione e accelerazione delle procedure di pagamento;

I punti fermi della riforma

Il Parlamento sembra aver trovato un accordo su alcune proposte. Vediamo quali:
  • Riduzione e razionalizzazione delle stazioni appaltanti;
  • semplificazione della disciplina applicabile ai contratti pubblici sotto le soglie di rilevanza europea;
  • chiarezza sulle regole di partecipazione e razionalizzazione e semplificazione delle  cause di esclusione relative agli illeciti professionali;
  • nuove regole per la programmazione e localizzazione delle opere pubbliche, anche tramite dibattito pubblico;
  • polizze assicurative a carico delle Amministrazioni per gli incarichi di progettazione interni;
  • riduzione dei livelli di progettazione e snellimento delle procedure di verifica e validazione dei progetti;
  • ridefinizione della disciplina applicabile ad organismi di ricerca e delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica;
  • semplificazione del sistema di qualificazione generale degli operatori in termini di valorizzazione dei criteri di verifica formale e sostanziale;
  • revisione dei criteri di aggiudicazione ed introduzione di automatismi nella fase di valutazione (anche escludenti);
  • ridefinizione della disciplina delle varianti in corso d’opera;
  • incentivo alle procedure flessibili;
  • revisione del sistema delle garanzie fideiussorie per la partecipazione e l’esecuzione dei contratti pubblici;
  • divieto di proroga dei contratti di concessione;
  • introduzione di misure (premiali e sanzionatorie) volte a incentivare la tempestiva esecuzione dei contratti pubblici.
Il codice appalti è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 marzo il decreto legislativo 31 marzo, n. 36 Articolo aggiornato il 5 aprile 2023
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