Edilizia

Il Rapporto sulle attività del 2021 sulla ricostruzione post-sisma 2016

Gli interventi hanno fatto registrare un deciso avanzamento: oltre 5.200 i contributi emessi e i cantieri aperti
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Il Rapporto sulle attività del 2021 sulla ricostruzione post-sisma 2016

Ricostruzione post-sisma: i dati 2021 fanno ben sperare

La ricostruzione del Centro Italia, in seguito ai terremoti del 2016 e del 2017, ha fatto registrare nel 2021 un deciso avanzamento, nonostante le difficoltà congiunturali legate alla pandemia e all’andamento del comparto dell’edilizia. Le forti semplificazioni della normativa e delle procedure per ottenere i contributi varate nel 2020 hanno avuto un impatto positivo molto evidente sulla ricostruzione in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. E’ quanto emerge dal Rapporto sulle attività del 2021, redatto dalla struttura commissariale straordinaria per la ricostruzione post sisma 2016. L’anno scorso è stato quello dei record, con ben 5.200 decreti di contributi emessi e di cantieri aperti. Tanti quanti nei quattro anni precedenti, e un incremento delle nuove domande relative ai danni gravi. E proprio tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, inoltre, sono state definite molte delle domande per i danni lievi presentate nel 2020. Ecco i numeri principali del Rapporto.

Ricostruzione post-sisma dati 2021: il Rapporto

La maggior parte delle istanze relative ai danni lievi è stata accolta, facendo lievitare il numero complessivo dei decreti di contributo emessi, alla fine di gennaio 2022, ad oltre 13 mila, per un importo di 3,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, nel 2021 si è registrato il raddoppio della spesa erogata, passata a 559 milioni di euro rispetto ai 265 del 2020. Avviati e finanziati, inoltre, un piano di grande rilevanza per la ricostruzione e la messa in sicurezza di tutte le scuole delle quattro regioni colpite dal sisma. Oltre ad un progetto per la ricostruzione degli immobili del Demanio, a cominciare dalle caserme. Non solo: a cinque anni dagli eventi sismici, è stato anche aggiornato il quadro dei danni causati al patrimonio edilizio privato e pubblico, grazie ad una verifica condotta con censimenti specifici.

Edifici privati e richieste di contributo

Sulla base della ricognizione, gli edifici privati lesionati dal sisma, e che quindi hanno diritto al contributo pubblico per la riparazione dei danni, risultano essere in totale 61 mila, corrispondenti a 50 mila richieste di contributo. Le opere pubbliche si attestano a quota 5.078, le chiese e gli edifici di culto a 2.509. La stima della spesa necessaria per la riparazione dei danni è pari a 27,2 miliardi di euro. Di questi, 19,4 miliardi per la ricostruzione privata, 6,6 per la pubblica, 1,2 miliardi per le chiese e gli edifici di culto. A fronte del danno definitivamente accertato, il numero delle richieste di contributo per l’edilizia privata già presentate è pari al 40% del totale (22 mila domande su 50 mila attese). Da un punto di vista economico, le istanze già avanzate coprono un terzo della spesa stimata complessiva.

Opere pubbliche

Opere pubbliche: quelle finanziate con le Ordinanze già emanate sono 1.907 (cui se ne aggiungono 3.171 mila da finanziare). Le chiese e gli edifici di culto sono 925 (cui si sommano altri 1.584 interventi da finanziare). In generale, le risorse disponibili sono state integrate in modo consistente con le ultime due Leggi di bilancio. Si tratta di 1,7 miliardi per la ricostruzione pubblica stanziati nel 2021, che si aggiungono ai 2,3 iniziali, più 6,5 miliardi per la privata, che si sommano ai circa 4 effettivi messi a disposizione nel 2017, che erano in via di esaurimento. Tra l’altro, proprio a fine 2021 ha preso il via un piano speciale per la ricostruzione di tutte le scuole delle quattro regioni colpite dal sisma. Un piano che coinvolge 457 istituti con una spesa complessiva di 1,3 miliardi di euro. Un analogo intervento è stato definito con il Demanio per la ricostruzione di 41 caserme ed altri edifici demaniali.

Rigenerazione urbana e chiese

In previsione anche la definizione di altri tre programmi di finanziamento. Il primo riguarda la rigenerazione urbana dei comuni del cratere per il ripristino delle infrastrutture danneggiate dal sisma (sistemazione spazi urbani, sottoservizi, reti, viabilità). Il secondo per altre opere pubbliche necessarie (tra le quali dissesti idrogeologici, cimiteri, edifici municipali). L’ultimo concerne la ricostruzione delle chiese, per un importo totale di ulteriori 1,2 miliardi di euro. Per quanto concerne la ricostruzione privata, un’Ordinanza dispone la scadenza dei termini al 30 giugno 2022 per la presentazione delle richieste di contributo da parte dei cittadini titolari di forme di assistenza, come Cas e Sae. Attraverso Invitalia si è provveduto alla verifica della consistenza dei beneficiari. Ebbene, i nuclei familiari assistiti che non hanno ancora presentato richiesta sono circa 7 mila su 15 mila complessivi.

Ricostruzione post-sisma dati 2021: gli effetti del Superbonus

Non solo dati positivi, però. Il Rapporto evidenzia che nel 2021 l’esplosione del Superbonus 110% diversi problemi alla ricostruzione post sisma. I motivi? La scarsa disponibilità di tecnici per la redazione dei progetti, di imprese per realizzarli ed il forte aumento dei prezzi dei materiali per l’edilizia. Nonostante ciò, la conferma dei benefici fiscali fino al 2025 per gli interventi nel cratere sisma sugli edifici inagibili, fanno ragionevolmente ritenere che, nel giro di pochi mesi, la ricostruzione possa recuperare l’ottimo ritmo acquisito agli albori dell’anno passato. L’altra priorità del 2022 sarà l’attuazione del Fondo complementare al Pnrr per le Aree Sisma. A disposizione vi sono 1,7 miliardi, concernenti sia il cratere del 2016 che quello del 2009. I provvedimenti necessari per l’avvio dei nuovi investimenti sono stati approvati entro il 31 dicembre 2021.

Ambiti di intervento

Il primo pacchetto di misure è rivolto a “Città e paesi sicuri, sostenibili e connessi”. Previsti interventi per migliorare l’infrastruttura digitale, l’efficienza energetica degli edifici pubblici, la rigenerazione urbana, le infrastrutture e la mobilità. La seconda linea di interventi è rivolta essenzialmente alle imprese, con i fondi per sostenere i nuovi investimenti da mettere a disposizione attraverso dei bandi. Ma anche all’innovazione e alla ricerca, con la creazione di una rete integrata tra tutti gli atenei del territorio in quattro settori con grandi potenzialità di sviluppo nel territorio. Vale a dire: l’economia circolare, la produzione agroalimentare, la sicurezza sismica, la conservazione e la fruizione dei beni culturali.

I professionisti e la ricostruzione

Interessanti le informazioni relative al numero dei professionisti abilitati ad operare nella ricostruzione. Sono tanti, quasi 23 mila tecnici. Pochi, però, quelli davvero operativi. I professionisti che hanno avuto almeno un incarico di progettazione o di direzione lavori sono poco più di 3.500. Ma 1.100 di questi ha lavorato ad una sola pratica. Oltre a loro ci sono altri 3 mila tecnici che hanno assunto incarichi parziali (una prestazione specialistica, dalla relazione geologica al collaudo). Anche in questo caso sono molti di meno, circa la metà, quelli che hanno lavorato a più di un progetto. I tecnici che hanno svolto almeno due prestazioni principali nella ricostruzione sono solo 2.700 e si sono suddivisi 23 mila incarichi, con una media di 8,6 incarichi a testa. I primi cento tecnici per numero di prestazioni hanno tutti effettuato più di 30 prestazioni principali e si suddividono 5.054 incarichi, con una media di 50,3 incarichi a testa.

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