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            Recovery Plan, le priorità di Ance per il rilancio del settore delle costruzioni
                
                    Il presidente Buia individua 5 punti per dare nuovo slancio all’economia del Paese. Dalla rigenerazione urbana allo snellimento delle procedure, eccoli nel dettaglio                
                
                    
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                Il Recovery Plan
Il Recovery Plan ha bisogno di un “processo decisionale chiaro e trasparente”, sottolinea Buia. No alla sovrapposizione delle competenze e alla frammentazione dei centri decisionali. Il passo successivo concerne la capacità di spendere al meglio le risorse: “Quello elaborato è un Piano che manca di visione strategica. Pochissimi progetti pronti, nessuna vera semplificazione dei percorsi autorizzativi delle opere infrastrutturali. Con l’attuale impostazione, a fine 2026, avremo speso solo il 48% delle risorse per i cantieri”, incalza il presidente di Ance. Ecco perché bisogna semplificare per aprire i cantieri. Allo stesso tempo, occorre lavorare alle riforme strutturali indispensabili per ridare efficienza al sistema Paese. “La più urgente – dice Buia – è quella della Pubblica Amministrazione”. Il settore delle costruzioni è quello che in assoluto ha le maggiori relazioni con le Pubbliche Amministrazioni. Quindi, “più soffre dei suoi ritardi e della sua arretratezza”.Le priorità per Ance
Per puntare ad una ripresa duratura del settore delle costruzioni e – in generale – dell’economia del paese, secondo Ance bisogna tenere presenti 5 priorità. Analizziamole, nello specifico.Manutenzione e semplificazione
Il primo obiettivo è far partire il cantiere della manutenzione, indirizzata verso sostenibilità e messa in sicurezza delle infrastrutture. “Lo sblocco delle procedure autorizzative e lo snellimento del sistema normativo che regola il settore degli appalti pubblici è un’emergenza assoluta”, spiega Buia. Bisogna partire dai progetti, che ancora mancano, attuando le deroghe del Semplificazioni. Tra queste: in assenza di progetto, l’obbligo di procedure aperte o ristrette, con formula dell’appalto integrato su definitivo per le nuove opere sopra il milione di euro. E ancora: l’applicazione delle sole clausole europee di esclusione dalle gare “a recepimento obbligatorio”; l’obbligo di suddivisione in lotti “quantitativi” delle opere “a rete”. Contemporaneamente, bisogna prevedere “una nuova legge sui contratti pubblici, con regole comuni per lavori, servizi e forniture”. Oltre ad un nuovo Regolamento attuativo, espressamente dedicato ai lavori pubblici.Processi autorizzativi snelli e PA efficiente
Per fare fronte alle emergenze nelle amministrazioni e in particolare alla mancanza di personale qualificato e specializzato, bisogna partire con le assunzioni e l’utilizzo di contratti a tempo determinato. “Da dedicare all’attuazione del Recovery Plan. Fino al 2026 abbiamo bisogno di introdurre forti elementi di flessibilità nel mondo del lavoro sia pubblico che privato, finalizzati alla realizzazione degli obiettivi del PNRR”, specifica Gabriele Buia. Nell’immediato, vanno snelliti una serie di passaggi del processo autorizzativo che bloccano la macchina pubblica, sia nel settore dei lavori pubblici sia nell’edilizia privata. “Per questo proponiamo l’istituzione di una Conferenza dei servizi asincrona, con il compito di concentrare in un’unica sede la fase autorizzativa e costringere le amministrazioni competenti a esprimere il proprio parere entro e non oltre 120 giorni”. Insomma, tempi certi e applicazione generalizzata del silenzio assenso.Rigenerazione urbana sostenibile
In tema di rigenerazione urbana, ecco le misure che occorrono con urgenza:- cabina di regia a livello centrale che governi le politiche urbane e l’utilizzo delle risorse pubbliche;
 - dichiarare di interesse pubblico gli interventi di rigenerazione urbana;
 - finanziare un Piano di rigenerazione urbana, utilizzando le risorse europee del Recovery Plan e dei fondi strutturali 2021-2027;
 - superare la rigidità delle previsioni del DM 1444/68;
 - prevedere che i comuni individuino ambiti di intervento sui quali gli operatori possano formulare proposte di rigenerazione;
 - definire con le Regioni un sistema di incentivi per rendere sostenibile la rigenerazione e consentirne un’attuazione veloce e diffusa.
 
                                    
