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Nuova contestazione dalla Commissione Ue sulle procedure negoziate senza gara

La Commissione contesta l’applicazione sempre più generalizzata delle procedure negoziate senza gara d'appalto sopra soglia che determina una possibile violazione del principio di trasparenza degli affidamenti
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Nuova contestazione dalla Commissione Ue sulle procedure negoziate senza gara
Il caso. la Commissione Europea torna sul tema dell’applicazione delle norme europee relative alle procedure negoziate senza gara La Commissione europea invia all’Italia una seconda “lettera di messa in mora“, concedendo un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni. Si tratta dell’avvio di una procedura di infrazione. Nel caso dell’Italia, la Commissione europea torna sul tema dell’applicazione delle norme europee relative alle procedure ad evidenza pubblica. Si contestano, tra le altre, in particolare, le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d’appalto che non sarebbero alla legislazione europea in materia di appalti pubblici.

Procedure negoziate senza gara: cosa si contesta?

La Commissione contesta l’applicazione via via più generalizzata delle procedure negoziate senza gara d’appalto sopra soglia che determina una possibile violazione del principio di trasparenza degli affidamenti. Negli ultimi anni, a dir la verità, la tendenza legislativa è stata quella di allentare le maglie delle procedure ad evidenza pubblica, riconoscendo sempre più margini per gli affidamenti diretti, a partire dal d.l. n. 32/2019 (Sblocca-Cantieri) e poi nei d.l. n. 76/2020 (Decreto Semplificazioni) e n. 77/2021 (Semplificazioni-bis). La normativa europea, infatti, prevede che gli appalti pubblici al di sopra di una certa soglia vengano aggiudicati nel rispetto dei principi di trasparenza, parità di trattamento, libera concorrenza e non discriminazione.

Cosa succede ora?

Adesso l’Italia dovrà presentare le proprie osservazioni alla lettera di contestazione della Commissione. Ad onor del vero, la Commissione ha riconosciuto notevoli progressi compiuti dall’Italia, pur rimarcando come e siano rimaste in sospeso alcune questioni relative all’istituto del subappalto e in particolare il divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori, già oggetto delle precedenti lettere di costituzione in mora (qui le proposte di ANIE in Senato). L’Italia ha due mesi per la formulazione delle proprie osservazioni. L’auspicio è che la legge delega di riforma della disciplina sulle procedure ad evidenza pubblica possa essere approvata e così rispondere positivamente alla Commissione.

Cosa cambierà? Pro e contro degli affidamenti diretti

Non è ancora tempo per sbilanciarsi in ipotesi e previsioni. Ciò che, però, pare certo è che gli affidamenti diretti non troveranno una diffusa applicazione. Ciò è dovuto, principalmente, all’alone di opacità che gli affidamenti diretti portano con sé: scarsa trasparenza circa i criteri di scelta, poche garanzie sull’affidabilità dell’impresa, ancora meno sulla corretta esecuzione dell’opera, criteri premiali basati su logiche clientelari Un argine a tali fenomeni è l’applicazione del principio di rotazione. Il sistema degli affidamenti diretti, comunque, di per sé non necessariamente rappresenta tutti questi aspetti negativi che si sono elencati. Anzi. L’affidamento diretto per contratti pubblici inferiori a determinare soglie consente alle piccole e piccolissime realtà societarie di carattere locali di poter acquisire expertise e know-how da spendere sul mercato privato senza dover competere in un confronto impari con grandi multinazionali. Ciò, però, non deve far venir meno la principale esigenza di garantire l’interesse pubblico alla corretta esecuzione del contratto in termini di qualità non solo oggettiva ma anche soggettiva. La partita, dunque, è ancora aperta e non si può far altro che attendere con fiducia l’esito dell’iter legislativo già avviato.
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