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Onere della classificazione acustica: quando si può impugnare il piano comunale

Il Consiglio di Stato chiarisce se e quando è possibile impugnare il piano comunale di classificazione acustica, quando scatta l’onere della classificazione acustica e quali interessi tenere in conto
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Onere della classificazione acustica: quando si può impugnare il piano comunale

Una interessante sentenza del Consiglio di Stato (la n. 42 del 2 gennaio 2024) chiarisce se e quando è possibile impugnare il piano comunale di classificazione acustica, quando scatta l’onere della classificazione acustica, quali sono i parametri che il piano deve rispettare, e quali interessi devono essere tenuti in conto nella sua elaborazione e nella correlata motivazione.

Onere della classificazione acustica: il caso

Il titolare di una concessione stagionale di ormeggio e di un bar sull’arenile nella Piazza di una nota località marittima laziale, ha impugnato i provvedimenti con i quali il Comune aveva attribuito alla Piazza la classe acustica IV nel periodo estivo e III nei rimanenti periodi dell’anno. La classificazione danneggiava infatti le attività finalizzate al turismo e al riposo gestite dal ricorrente.

Il Tribunale Amministrativo regionale aveva respinto l’impugnazione ritenendo che il Piano di Classificazione acustica del territorio comunale fosse atto regolamentare a carattere generale, e dunque non direttamente impugnabile. Il titolare della concessione si rivolgeva quindi al Consiglio di Stato, appellando la sentenza.

Impugnazione del piano acustico

Per il Consiglio di Stato ha ragione il ricorrente a sostenere che, in certi casi, il piano acustico può essere impugnato dal privato. Richiamando il consolidato orientamento in materia di impugnazione dei piani territoriali, il Supremo Collegio ricorda che l’interesse a ricorrere è di regola da documentare con riferimento alla titolarità di aree direttamente incise dalle scelte pianificatorie, per evitare che un eccessivo allargamento della legittimazione apra la strada a forme di azione popolare non previste dall’ordinamento.

Tuttavia non è escluso che cittadini residenti nel Comune interessato possano impugnare anche parti del piano che non riguardano direttamente le loro proprietà, purché dimostrino che le scelte pianificatore incidono sul godimento e sul valore di esse. L’immediata impugnabilità del Piano non si presta, conclude il Collegio, ad una risposta univoca, ma dipende dall’esame caso per caso secondo i criteri della richiamata giurisprudenza.

Esemplificando, la sentenza cita il caso dell’impugnazione di un piano di classificazione acustica impressa ad un’area industriale, in cui era stato ravvisato l’interesse ad agire della proprietaria ricorrente perché l’impresa doveva programmare l’attività produttiva secondo parametri che, sul piano acustico, fossero coerenti con la destinazione e l’utilizzo dell’area.

Criteri di classificazione acustica

Pur ammettendo l’impugnabilità del piano, il Consiglio di Stato ha rigettato comunque l’appello del ricorrente, ritenendo che l’onere della classificazione acustica del territorio, di competenza dei Comuni, sia caratterizzato da un’ampia discrezionalità amministrativa, che pone limiti precisi al sindacato del Giudice. “Tale sindacato”, scrive il Collegio, “è ammesso infatti nei soli casi di gravi illogicità, irrazionalità, ovvero travisamenti sintomatici della sussistenza del vizio di eccesso di potere”.

Le scelte di zonizzazione acustica del territorio hanno l’obiettivo di contemperare due interessi generali: da una parte quello pubblico della pianificazione urbanistica, dall’altro quello dei privati di tutela dall’inquinamento acustico. Per questo la classificazione non si sovrappone al PRG, e non presenta una correlazione univoca con le destinazioni d’uso delle porzioni di territorio, ma è ancorata a criteri e parametri quali la densità abitativa, la presenza di attività produttive, la presenza di servizi, ovvero di parametri o indici i cui valori possono essere ricavati dai dati ISTAT.

Nel caso di specie, secondo i Giudici di Palazzo Spada, il Piano aveva tenuto in debita considerazione i citati parametri e le scelte erano state debitamente e razionalmente motivate.

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