Edilizia

Salva Casa: modulistica in arrivo, ma la sanatoria resta in salita

Dopo mesi di attesa si attendono i moduli unificati, ma a causa delle incertezze interpretative il Salva Casa fatica sul piano applicativo
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Varato con l’intento di semplificare e rilanciare la regolarizzazione delle piccole difformità edilizie, il decreto Salva Casa si è presto scontrato con un’applicazione complessa e frammentata: a quasi un anno dalla sua approvazione, gli operatori del settore lamentano l’assenza di strumenti operativi adeguati, tra cui la modulistica aggiornata.

La svolta potrebbe arrivare con l’intesa in Conferenza Unificata, attesa entro fine mese, che introduce finalmente moduli standardizzati. Ma il decreto continua a mostrare fragilità strutturali che ne rallentano l’attuazione.

Le sanatorie restano ferme al palo

L’obiettivo principale del Salva Casa – sbloccare le pratiche edilizie ferme per difformità minori – appare ancora lontano. Nonostante l’alleggerimento di alcuni requisiti e l’introduzione di concetti più flessibili come la tolleranza costruttiva o la revisione dello stato legittimo, l’iter per la sanatoria si presenta ancora incerto e rischioso.

I tecnici incaricati devono certificare lo stato legittimo dell’immobile sulla base di norme nuove ma non pienamente operative, senza adeguati chiarimenti e con l’ulteriore ostacolo di prassi applicative che variano da Comune a Comune.

Il risultato? Le richieste di regolarizzazione non partono. Né i cittadini né i professionisti intendono esporsi, in assenza di garanzie interpretative e modelli standard che rendano sicura e uniforme la procedura. La “semplificazione” promessa si è arenata nei meandri della burocrazia e della disomogeneità amministrativa.

Salva casa e modulistica unificata: una svolta attesa da troppo tempo

Il cambio di passo potrebbe arrivare con la riunione della Conferenza Unificata, dove sarà finalmente approvato l’accordo quadro tra Stato, Regioni e Comuni per l’adozione della modulistica unificata aggiornata.

Si tratta della revisione dei moduli già introdotti nel 2017 (Scia, Cila, permesso di costruire e Scia alternativa al PdC), resi oggi obsoleti dalle novità introdotte dal Salva Casa. Il lavoro tecnico – condiviso tra Mit, Funzione pubblica, Anci e Regioni – è stato lungo e complesso, tanto che le bozze dei nuovi modelli sono pronte da novembre, ma si è atteso il rilascio delle linee guida ministeriali prima di procedere con l’approvazione definitiva.

I nuovi moduli saranno fondamentali non solo per adeguare la modulistica ai contenuti normativi, ma anche per dare uniformità nazionale all’applicazione del decreto, superando le disparità derivanti dalle interpretazioni regionali. Inoltre, i modelli aggiornati contengono indicazioni utili anche su aspetti non chiariti dal legislatore, come il regime sanzionatorio per le difformità anteriori al 1967 o le modalità di asseverazione dello stato legittimo. Una volta approvati, questi strumenti dovrebbero facilitare il lavoro dei tecnici e riattivare le piattaforme digitali oggi bloccate.

Tecnici in trincea: tante responsabilità e poche certezze

Uno dei punti più critici evidenziati da chi opera sul campo è l’eccessivo carico di responsabilità trasferito ai tecnici. Il decreto chiede loro di asseverare lo stato legittimo dell’immobile e la compatibilità delle difformità con le nuove soglie di tolleranza, ma lo fa in assenza di una cornice normativa pienamente armonizzata e di strumenti operativi chiari.

I professionisti si trovano così in una posizione delicatissima: “ogni errore può tradursi in sanzioni, contenziosi o responsabilità patrimoniali“. Ecco perché, in mancanza di moduli ufficiali, piattaforme digitali funzionanti e interpretazioni stabili, prevale la prudenza.

Alcuni Comuni hanno cercato di colmare il vuoto producendo moduli propri, ma ciò ha generato ulteriore frammentazione normativa. In alcune Regioni, i moduli predisposti localmente risultano in contrasto con l’impostazione statale, costringendo i tecnici a interpretazioni arbitrarie o a soluzioni di compromesso. La mancanza di uniformità mina alla base uno degli obiettivi principali della riforma: quello di creare una linea nazionale univoca per la gestione delle difformità minori.

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