Torna in auge l’appalto integrato. A prevederlo, l’articolo 29, comma 5, della bozza del Decreto Semplificazioni. In particolare, il documento prevede, testualmente: “E’ ammesso l’affidamento di progettazione ed esecuzione dei relativi lavori anche sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica”. Inoltre, l’affidamento avverrà previa acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta. E ancora: se l’offerta riguarderà la realizzazione del progetto definitivo, del progetto esecutivo e il prezzo, l’aggiudicazione potrà avvenire sulla base del criterio del prezzo più basso.
Disposizioni che, in sostanza, permetteranno di derogare i limiti previsti dall’art. 59 del Codice dei contratti. Senza alcun limite alle soglie individuate dall’Unione europea. Misure che se fossero davvero adottate, non mancherebbero di creare polemiche e sollevare criticità. Anzi, lo stanno già facendo. Vediamo, nel dettaglio, le novità proposte.
L’appalto integrato: le novità
Le indicazioni dell’articolo 29 sono chiare:
“L’affidamento avviene previa acquisizione del progetto definitivo in sede di offerta”. In alternativa, “mediante offerte aventi a oggetto la realizzazione del progetto definitivo, del progetto esecutivo e il prezzo. In entrambi i casi, l’offerta relativa al prezzo indica il corrispettivo richiesto per la progettazione definitiva, per la progettazione esecutiva e per l’esecuzione dei lavori”. Altra novità:
“Qualora l’offerta abbia a oggetto la realizzazione del progetto definitivo, del progetto esecutivo e il prezzo, l’aggiudicazione può avvenire sulla base del criterio del prezzo più basso”. In questa ipotesi, il corrispettivo per le attività di progettazione, stabilito dal bando, non è soggetto a ribasso. In ogni caso, “alla conferenza di servizi indetta ai fini dell’approvazione del progetto definitivo partecipa anche l’affidatario dell’appalto”. Adeguando il progetto alle eventuali prescrizioni susseguenti ai pareri resi.
Le reazioni: Inarcassa
Le prime reazioni non si sono fatte attendere. Il primo ad esprimersi è Franco Fietta, presidente di Fondazione Inarcassa, secondo cui l’appalto integrato è
“Un istituto che genera un conflitto di interessi in quanto sia coloro che devono garantire la qualità progettuale, sia i principali attori del controllo nell’esecuzione dell’opera, sono pagati dall’impresa esecutrice. Inoltre, non interviene sulla riduzione dei tempi di processo se non in maniera molto limitata”. Ma non solo: “
Va salvaguardato il principio generale della separazione dei ruoli fra progettista e costruttore, che rappresenta un elemento di trasparenza, a garanzia e nell’interesse di tutti gli operatori del settore e della qualità dei lavori”.
L’esempio del Ponte Morandi
Il presidente Fietta tira in ballo, poi, le modalità operative utilizzate per la realizzazione del Ponte Morandi di Genova. Un iter procedurale che “ha spinto verso una volontà radicale di semplificazione che travolge l’intero sistema delle gare per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura”. Secondo Fietta “
C’è il concreto rischio che la reintroduzione dell’appalto integrato applicato all’intera filiera degli appalti riduca significativamente i controlli con nefaste conseguenze”. “Sbloccare le opere è l’obiettivo fondamentale in questo momento. Farlo bene lo è ancora di più” conclude il presidente di
Fondazione Inarcassa.