Compliance
Sanzioni GDPR: le multe comminate in Europa e in Italia
Polonia, Spagna, Regno Unito, Romania. E Italia. Le temute multe per la violazione del Regolamento sui dati personali sono arrivate, e sono salate. L’analisi dell’esperto
Condividi
Come era prevedibile sono già diverse le sanzioni comminate dalle Autorità Garanti europee a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento comunitario sulla protezione dei dati personali n. 2016/679 e l’entità di tali sanzioni è davvero considerevole. Anche il nostro Garante ha iniziato la propria attività ispettiva e sanzionatoria alla luce del GDPR.
Vediamo adesso di analizzare i primi provvedimenti di maggiore rilevanza.
Polonia
L’autorità polacca per la protezione dei dati personali (UODO), ha inflitto a una società una sanzione da 943.000 zloty polacchi, pari a 220.000 euro, per aver violato le prescrizioni dell’articolo 14 del Regolamento non informando sei milioni di persone riguardo al trattamento dei propri dati. Il responsabile del trattamento non aveva infatti informato gli interessati, precludendo loro la possibilità di esercitare i loro diritti previsti dal GDPR, tra cui quello di opposizione. Secondo l’UODO, la società era consapevole dell’obbligo di fornire informazioni direttamente alle persone, da cui l’ammontare della sanzione.Regno Unito
Il Garante Britannico (ICO) ha sanzionato con una multa di 120,000 £ la True Vision Products per aver ripreso illegittimamente con telecamere CCTV (provviste di microfono) le pazienti di una clinica che si occupa di maternità. La TVP era autorizzata dalla clinica ad effettuare videoriprese per realizzare un documentario sulle still birth, ossia le morti intrauterine (ed in quanto tale è stata qualificata dall’ICO come titolare dei dati delle pazienti). L’ICO ha deciso di sanzionare la TVP per non aver informato adeguatamente le pazienti e non aver richiesto loro il consenso ad essere riprese. La TVP aveva infatti solamente affisso dei cartelli e lasciato dei flyer sopra i tavoli posti nella sala d’aspetto della clinica. In più, nel caso in cui una paziente avesse voluto revocare il suo consenso alle riprese, non vi era alcun modo di interrompere le riprese, se non tramite esplicita richiesta di essere assistita in una stanza sprovvista di telecamere.Portogallo
In Portogallo, un ospedale pubblico si è visto sanzionare una multa di 400.000 euro per un livello di protezione ritenuto inadeguato circa i dati dei pazienti custoditi nell’archivio digitale. La multa è stata divisa in due parti: – la prima di 300.000 euro per mancato rispetto della riservatezza e limitazione degli accessi – su quasi mille utenze, meno di 300 erano di medici operativi nell’ospedale, la restante parte è stata ricondotta a un accesso indiscriminato e, soprattutto, ingiustificato ai dati dei pazienti; – la seconda parte, 100.000 euro, per non aver assicurato la riservatezza, l’integrità, la disponibilità e la resilienza del sistema. L’ospedale ha obiettato a sua discolpa che il sistema utilizzato era stato rilasciato dal ministero della salute portoghese, tuttavia il garante ha risposto che è responsabilità dell’ente assicurare l’adeguatezza di tutti sistemi utilizzati.Germania
In Germania, un noto social network è stato multato per non aver cifrato le password degli utenti contenute all’interno del suo database. La sicurezza del sito è stata compromessa e in seguito alla scoperta l’azienda si è autodenunciata al garante tedesco. Dopo un’indagine, la quale si rende obbligatoria dopo la denuncia di un Data Breach, il garante ha specificato che l’azienda ha reagito in maniera adeguata una volta venuta a conoscenza della violazione, ma non aveva adottato le misure di sicurezza necessarie per garantire la protezione dei dati personali degli utenti e limitare l’impatto di un eventuale attacco.Romania
Anche la Romania si è accodata alla lista di paesi UE che hanno applicato sanzioni GDPR. L’autorità privacy dacia (Autoritatea Naţională de Supraveghere a Prelucrării Datelor cu Caracter Personal – ANSPDCP) ha comminato una sanzione equivalente a 130.000 euro ad una banca per mancata implementazione delle necessarie ed adeguate misure di sicurezza.Spagna
La Agencia Española de Protección de Datos (AEPD) – l’autorità privacy iberica – ha sanzionato per 250.000 euro “La Liga”, massima serie del campionato di calcio spagnolo. Le motivazioni riguardano l’illecito utilizzo – tramite l’APP ufficiale – di GPS e microfono dei dispositivi mobili degli utenti, giustificate dal contrasto alla pirateria. Si tratta della prima sanzione spagnola dell’era GDPR, poiché le indagini dell’autorità iniziarono l’11 giugno 2018.Francia
Anche la CNIL – Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés, ha inaugurato l’era delle sanzioni GDPR, difatti l’autorità privacy francese, ha sanzionato per 400.000 euro una società immobiliare per illecito trattamento dei dati personali – e mancato rispetto del principio di limitazione della conservazione – sul proprio sito web.Italia: il caso Rousseau
Il nostro Garante per la protezione dei dati personali con provvedimento n. 83 del 4 aprile 2019 ha comminato all’Associazione Rousseau, quale responsabile del trattamento e in tale qualità trasgressore, il pagamento di euro 50.000 a titolo di sanzione per la violazione di cui al combinato disposto degli artt. 32 e 83, paragrafo 4, lettera a) del Regolamento UE 2016/679 oltre ad ingiungere alla stessa associazione i necessari adeguamenti indicati nel Provvedimento. In realtà sulla scorta di scandali e segnalazioni precedenti (come il data breach del 2017) la piattaforma “Rousseau” era già da tempo “attenzionata” dal Garante che con provvedimento del 21 dicembre 2017 aveva già richiesto un attento riesame delle condizioni di sicurezza e la correzione di diverse criticità. Sulla base dell’esame delle informazioni acquisite in sede ispettiva e dell’analisi tecnica condotta anche sulla documentazione integrativa successivamente pervenuta (23 novembre 2018 e 10 dicembre 2018), l’Autorità, pur ritenendo che nel complesso sia stato realizzato un sostanziale innalzamento dei livelli di sicurezza dei trattamenti effettuati nell’ambito dei siti web oggetto del provvedimento del 21 dicembre 2017, ha dovuto rilevare la permanenza di importanti vulnerabilità rispetto alle quali anche in considerazione della particolare rilevanza e delicatezza della piattaforma sotto il profilo della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche, ha ritenuto opportuno esercitare i poteri che le sono attribuiti dal nuovo Regolamento (UE) 2016/679, pienamente applicabile dal 25 maggio 2018. In effetti il Garante in osservanza a quanto sancito dall’art. 32 del GDPR ha accertato:- il mancato completo tracciamento degli accessi al database del sistema Rousseau e delle operazioni sullo stesso compiute che configura la violazione di quel generale dovere di controllo sulla liceità dei trattamenti gravante sul titolare del trattamento e, in particolare, dell’obbligo di assicurare più adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti alla piattaforma medesima; ciò sia in ragione delle dimensioni delle banche dati in questione, sia della tipologia di dati raccolti nonché delle funzionalità che le caratterizzano.
- la condivisione delle credenziali di autenticazione da parte di più incaricati dotati di elevati privilegi per la gestione della piattaforma Rousseau e la mancata definizione e configurazione dei differenti profili di autorizzazione in modo da limitare l’accesso ai soli dati necessari nei diversi ambiti di operatività, che nel previgente ordinamento erano addirittura qualificate come misure minime di sicurezza a carico dei titolari del trattamento. In tal caso, quindi si configura una violazione dell’obbligo di predisposizione, da parte del responsabile del trattamento, di misure tecniche e organizzative adeguate.

