Relazione annuale ANAC: qualificazione delle stazioni appaltanti, digitalizzazione e fondi PNRR
                                L’Autorità Nazione Anticorruzione (ANAC), ha pubblicato la relazione annuale 2023 sull’attività svolta nel 2022. L’ANAC ha colto l’occasione per riepilogare gli elementi principali che hanno caratterizzato il sistema dei contratti pubblici nell’anno precedente, evidenziando criticità e problematiche che devono essere affrontare per combattere il fenomeno della corruzione in Italia.
Per quanto concerne l’utilizzo dei fondi PNRR e il rispetto delle quote di occupazione di giovani e donne, la Relazione ANAC evidenzia che quasi il 70% degli appalti del Pnrr e del Pnc (Piano nazionale complementare) prevedono una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30% di giovani under 36 e donne: ben 51.850 su un totale di 75.109 affidamenti Pnrr o Pnc censiti nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac da luglio 2022 al 1° giugno 2023, ossia il 69.03%.
Viene altresì rilevato che con la crescita del valore dell’appalto cresce, ma in maniera contenuta, anche il rispetto delle quote per l’occupazione di giovani e donne: quasi del 60% (tra deroghe totali e deroghe parziali) degli appalti sopra i 40mila euro e nel 44% di quelli sopra i 150mila euro, le stazioni appaltanti non hanno inserito, nei bandi, le relative clausole. Infatti su 27.420 affidamenti di importo superiore ai 40mila euro il 51,55% prevede una deroga totale, il 6,48% una deroga parziale mentre nel 41,65% dei casi la clausola giovani e donne è rispettata. Tra i 12.638 contratti di importo superiore ai 150mila euro il 31,63% prevede una deroga totale, il 12,58% una deroga parziale mentre il 55,5% rispetta la clausola. Tra i 4.328 appalti superiori al milione di euro il 59,4% rispetta la quota del 30% di occupazione di giovani e donne, il 23,31% prevede la deroga totale, il 17,14% la deroga parziale.
In tema di qualificazione delle stazioni appaltanti, l’ANAC rileva che dal primo luglio 2023 le stazioni appaltanti per acquisire forniture e servizi di importo superiore ai 140.000 euro e per l’affidamento di lavori di importo superiore a 500.000 euro devono essere qualificate.
Non è tuttavia necessaria la qualificazione, secondo quanto previsto dall’art. 63 del D.Lgs. n. 36/2023, per effettuare ordini su acquisti messi a disposizione dalle centrali di committenza e dai soggetti aggregatori.
L’obiettivo del legislatore è quello di ridurre il numero delle stazioni appaltanti operative nel territorio nazionale, pertanto l’ANAC dal primo luglio 2023 non rilascia il codice identificativo gara (CIG) a quelle non qualificate.
Non devono presentare la domanda di qualificazione, in quanto iscritti di diritto nell’elenco: Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, compresi i Provveditorati interregionali per le opere pubbliche, Consip, Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, Difesa servizi, Agenzia del demanio, Sport e Salute spa, i soggetti aggregatori. L’Autorità Nazionale Anticorruzione, per accertati casi di gravi violazioni può irrogare una sanzione entro il limite minimo di euro 500 euro e il limite massimo di un milione di euro.
La qualificazione è valutata sulla base dei seguenti requisiti: presenza nella struttura organizzativa di dipendenti con specifiche competenze in materia di contratti pubblici e di sistemi digitali; sistema di formazione e aggiornamento del personale; contratti eseguiti nel quinquennio precedente la domanda di qualificazione; rispetto dei tempi previsti per i pagamenti di imprese e fornitori; assolvimento degli obblighi di comunicazione dei dati sui contratti pubblici che alimentano le banche dati Anac; assolvimento degli obblighi di monitoraggio delle opere pubbliche; utilizzo piattaforme approvvigionamento digitale.
Sul tema della digitalizzazione, la relazione ricorda che dal 1° luglio 2024 sarà obbligatorio l’e-procurement, pertanto chi non rispetta gli standard previsti dal nuovo Codice dei contratti pubblici e dalle disposizioni attuative non potrà effettuare gare e appalti e non sarà possibile il rilascio del CIG.
Al fine di agevolare il compito delle amministrazioni aggiudicatrici, la Banca dati ANAC collega i dodici enti certificanti il possesso dei requisiti necessari per ogni appalto (Agenzia entrate – regolarità fiscale, Inps Inail Casse edili – regolarità contributiva, Ministero Giustizia – casellario giudiziario, Ministero Interno – Certificazioni Antimafia, ecc.), creando un unico strumento, il fascicolo virtuale dell’operatore economico che certifica i documenti rapidamente e senza inutili duplicazioni.
Attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac, tutte le informazioni e le attività riguardanti gli appalti passano attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati.
L’ANAC ha quindi reso disponibili i nuovi servizi IT necessari per attuare la completa digitalizzazione del ciclo di vita degli appalti e, in particolare:
- la Piattaforma Appalti (PA), deputata sia al monitoraggio degli appalti, sia all’erogazione di servizi per le piattaforme di negoziazione;
 - l’evoluzione del Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico (Fvoe) per garantire la piena attuazione del nuovo Codice dei contratti e la piena integrazione dello stesso nell’ambito dell’ecosistema di e-procurement;
 - la piattaforma per la pubblicazione a valore legale degli avvisi e degli esiti di gara, sia a livello nazionale, sia a livello europeo con la comunicazione dei dati al sistema TED (Tenders Electronic Daily) (entra in vigore primo novembre 2023);
 - l’Anagrafe degli Operatori Economici (AOE);
 - i servizi IT per la gestione della nuova Anagrafe Unica delle Stazioni Appaltanti (AUSA) e della qualificazione delle stazioni appaltanti;
 - i servizi IT per la gestione degli adempimenti in materia di trasparenza dei dati degli appalti.
 
                                    
