Architettura

Swiss Architectural Award 2020, vince l’architettura civica dello Studio Bruther

Lo studio parigino conquista la giuria con un’architettura dalla profonda istanza civica. Al centro il tema delle periferie
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Swiss Architectural Award 2020, vince l’architettura civica dello Studio Bruther
Gli architetti Stéphanie Bru e Alexandre Theriot, fondatori dello studio francese Bruther, sono i vincitori dello Swiss Architectural Award 2020, premio svizzero di rilevanza internazionale che ha raggiunto la sua settima edizione. L’architettura dello studio parigino Bruther, caratterizzata da una profonda istanza civica, ha convinto all’unanimità la giuria (presieduta da Mario Botta) con tre opere rappresentative: il Centro culturale e sportivo Saint-Blaise di Parigi (2010-2014), il New Generation Research Center di Caen (2013-2015) e la Residenza per ricercatori universitari «Maison Julie-Victoire Daubié» di Parigi (2014-2018). La consegna ufficiale del premio si è tenuta il 1° aprile 2021 presso l’Auditorio del Teatro dell’Architettura di Mendrisio; nell’occasione è stata anche inaugurata la mostra che raccoglie i lavori di tutti gli studi candidati al riconoscimento, visitabile fino al 24 dicembre 2021.

La settima edizione dello Swiss Architectural Award

Assegnato ogni due anni alla spiccata personalità di un architetto internazionale under 50 che si sia distinto nel panorama della cultura architettonica, il Swiss Architectural Award si propone di favorire il dibattito politico sul ruolo dell’architettura nella società contemporanea. La settimana edizione del premio è stata promossa per la prima volta dalla Fondazione Teatro dell’Architettura di Mendrisio, e riunisce le tre scuole di architettura svizzere (Università della Svizzera Italiana – Accademia di Architettura; Politecnico Federale di Losanna – ENAC, Section d’Architecture, Politecnico Federale di Zurigo – Departement Architektur). Si conferma l’edizione con il record di 33 candidati provenienti da 19 paesi, nominati da un prestigioso comitato di advisor. Tra i vincitori delle precedenti edizioni del premio ricordiamo l’architetta spagnola Elisa Valero Ramos nel 2018 e il giapponese Junya Ishigami nel 2016.

I fondatori di Bruther, Alexandre Theriot e Stéphanie Bru. © Foto di Marvin Leuvrey

Sullo studio Bruther

Fondato nel 2007 a Parigi da Stéphanie Bru (1973) e Alexandre Theriot (1972), studio Bruther opera nei settori dell’architettura, della ricerca, dell’urbanistica e del paesaggio. Oltre all’attività professionale, Stéphanie e Alexandre affiancano quella didattica come professori di progettazione in varie scuole d’architettura in tutto il mondo. Il loro approccio è molto pragmatico e ricco di vettori sociali, grazie soprattutto alla capacità di saper leggere la ricchezza di uno specifico contesto per progettare edifici altamente flessibili, aperti ad usi e funzioni sempre più ampi. Senza alcun intento stilistico o estetico, l’architettura di Bruther affronta con coerenza e qualità il tema della periferia, nello specifico quella delle città francesi, come dimostrano i tre progetti premiati. “La nostra risposta è fare la città attraverso gli edifici” afferma studio Bruther “i nostri progetti suggeriscono un delicato equilibrio tra strategia e forma, specificità e genericità, immediatezza e istanza evolutiva”.

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I tre progetti premiati e il tema della periferia

Le opere significative che hanno portato studio Bruther ad aggiudicarsi il Swiss Architectural Award sono tre progetti che riflettono l’etica degli architetti parigini e si propongono di restituire dignità ad alcuni luoghi marginalizzati delle periferie e dei loro abitanti. Il carattere eterogeneo delle periferie, ricco di impurità e di frammenti, stimola i progettisti a creare qualcosa di complementare che riunisca popolazioni e usi: tutti e tre i progetti premiati si presentano infatti come catalizzatori di attività collettive e urbane. Il Centro culturale e sportivo Saint-Blaise di Parigi (2010-2014) è un volume compatto, traslucido e con facce leggermente curve, progettato per diventare una nuova polarità che abita e articola uno dei rari spazi pubblici del quartiere, preservando il vuoto in cui s’insedia. Il New Generation Research Center di Caen (2013-2015) si presenta come un landmark urbano che, insieme ad altri due fabbricati, forma un trittico nel cuore di un’area in fase di rivitalizzazione. L’edificio non è altro che una hall tridimensionale formata da tre ampi livelli sovrapposti che gli utenti sono liberi di modellare come vogliono. E poi la Residenza per ricercatori universitari «Maison Julie-Victoire Daubié» di Parigi (2014-2018), un edificio che nonostante i vincoli, non subisce il contesto e dà l’impressione di aprirsi piuttosto che di proteggersi. La facciata assume la funzione di un maestoso curtain wall (ad alte prestazioni acustiche) che tuttavia è lontano dall’essere una superficie omogenea vetrata: la scala del singolo appartamento è infatti replicata nella scansione della facciata attraverso aperture orizzontali ritmate da tende interne colorate. Qui il sito del premio.  
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