Il
Tate Museum of Modern Art di Londra è oggi uno dei musei più visitati al mondo. È frutto di un doppio progetto realizzato dallo studio svizzero Premio Pritzker 2001
Herzog & de Meuron che si completa nel 2000 e nel 2016. Interviene su un’imponente preesistenza ex industriale che sorge a Southwark, sulla riva meridionale del Tamigi: l’ex
centrale termoelettrica di Bankside.
Una nuova strategia architettonica per l’intervento sull’esistente
Il progetto di Jaques Herzog e Pierre de Meuron è frutto di un
concorso che lo studio vince nel 1995, con l’incarico affidato nell’immediato. La richiesta della committenza è quella di trasformare e rifunzionalizzare la centrale progettata da Sir Giles Gilbert Scott, già autore della non lontana centrale di Battersea. L’edificio, in attività dall’inizio degli anni sessanta, viene dismesso nel 1982. Il
cantiere viene avviato nel 1998 per concludersi due anni dopo, spinto dalle celebrazione dell’arrivo del nuovo Millennio. Con l’apetura della Tate Modern, l’istituzione museale arriva a contare quattro sedi nel Regno Unito. Oltre alle due londinesi, ci sono anche
Tate Liverpool, firmata dallo studio Stirling, Wilford & Partners e completata nel 1988, e
Tate St. Ives, ampliata da Jamie Fobert nel 2017.
I
caratteri peculiari della preesistenza sono mantenuti e rafforzati e diventano un fondamentale elemento di riconoscibilità per il nuovo. Rimangono leggibili all’interno di uno dei primi progetti che hanno dato un senso nuovo e sapiente al riuso dell’esistente ex industriale.
Le parole scritte nel 2000 dagli architetti svizzeri sulle
strategie architettoniche guida del progetto sono illuminanti, per Londra ma anche per molti interventi successivi. “
Il lavoro sull’esistente e sui suoi vincoli richiede un’energia creativa diversa. Nel prossimo futuro questo sarà un tema sempre più importante nelle città di tutta Europa. Perché non si può sempre ripartire da capo. Crediamo che questa sia la sfida della Tate Modern, che oggi è un ibrido di tradizione, Art Deco e supermodernismo. È un edificio contemporaneo e per tutti, un edificio del XXI secolo”.
La riuscita
riconversione di questa
ex centrale per una prestigiosa committenza è stata anche un sicuro aiuto nel loro cammino verso il Premio Pritzker. Jacques Herzog e Pierre de Meuron lo ottennero infatti l’anno successivo al suo completamento, a conferma degli oltre venti anni di attività di due talentuosi architetti, allora cinquantenni, e di una carriera che avrebbe ancora portato molti progetti celebrati.
Il progetto
Herzog & de Meuron intervengono sul complesso esistente creando
nuove connessioni tra le sue parti e
sviluppando il suo carattere industriale con un progetto misurato ed essenzizle. L’esterno non subisce importanti modifiche, mantenendo l’imponente rivestimento esterno in mattoni scuri a vista. La mano degli architetti diventa più evidente sul tetto, dove una nuova
copertura traslucida e sporgente di giorno illumina l’interno. Di notte crea una lama luminosa che, orizzontale, fa da contrasto alla verticalità dell’alta ciminiera centrale.
Un museo dal carattere urbano
Gli ingressi principali sono due. Il primo si posiziona a nord, in direzione del Tamigi e della Cattedrale di Saint Paul. Il secondo si apre invece sul lato occidentale, verso il complesso residenziale NEO Bankside di Rogers Stirk Harbour + Partners. Qui il progetto
accentua l’innato carattere urbano dell’ex centrale realizzando una grande piazza coperta interna che prende il posto di una ex sala turbine ormai liberata dai vecchi macchinari. Una grande rampa immette in uno spazio aperto dall’imponente altezza, la cui pavimentazione si colloca sotto il livello del Tamigi. La nuova piazza, pubblica e interna, è attraversata da una nuova ‘piattaforma’ sopraelevata che connette le parti dell’edificio e permette un affaccio sulla piazza.
Un edificio tripartito
La trasformazione dell’
ex sala turbine suddivide l’edificio in tre parti parallele che, riprendendo la tripartizione originaria, creano anche due nuove facciate interne.
A sinistra, l’
ex sala caldaie si trasforma dietro una facciata aperta all’esterno con finestre continue e balconate. Accoglie nei suoi nuovi
sette livelli interni l’ingresso settentrionale, il bookshop, la caffetteria, un auditorium, gli spazi per la didattica e una parte delle gallerie espositive. Queste sono diverse fra loro nelle dimensioni planimetriche e nelle altezze, realizzate ex novo all’interno di una struttura inserita dietro la connotata facciata esistente.
A destra, la nuova
Switch House, che ospitava le stazioni elettriche di trasformazione e smistamento, è frutto di un secondo intervento affidato allo studio svizzero nel 2004 e completato nel 2016. Alle spalle, sono ancora visibili le tracce lasciate al suolo dai tre grandi silos per lo stoccaggio del petrolio che alimentava la centrale.
Il progetto di Herzog & de Meuron mantiene il carattere industriale dell’edificio originario, confermato da scelte che prediligono l’utilizzo del metallo a vista, evidente nei dettagli e nelle più evidenti parti portanti, tutte nuove.
La nuova Tate Modern nelle celebrazioni del nuovo millennio
L’apertura della nuova Tate Modern, a maggio 2000, è stato uno degli eventi principali delle
celebrazioni dell’arrivo del nuovo millennio a Londra. Il costo di 134 milioni di sterline viene coperto da Millennium Commission, Arts Council England, English Partnerships, Southwark Council e un ampio ventaglio di finanziatori pubblici e privati.
L’edificio guarda verso uno degli edifici simbolo della città, la Cattedrale di Saint Paul progettata da sir Christopher Wren nella seconda metà del XVII secolo. Si trova davanti al
Millennium Bridge, ponte sospeso pedonale firmato da Arup, Norman Foster e Anthony Caro, ed è oggi una delle parti più vivaci e frequentate della capitale britannica.