A Parigi 500 nuove strade saranno pedonali
A Parigi il 67% dei cittadini partecipanti al referendum, il 23 marzo, si è espresso a favore della pedonalizzazione e inverdimento di 500 nuove strade distribuite in tutti i quartieri della città, affinché siano percorribili solo a piedi. Giunti alla terza tornata, poco importa che la percentuale di votanti si sia attestata al 4% degli aventi diritto (56.489 elettori su circa 1,39 milioni): la votazione è finalmente valida.
L’accelerazione della transizione
Obiettivo è quello di accelerare la transizione verso una “città-giardino”, creando spazi pubblici più verdi e vivibili entro 300 metri da ogni abitazione. Prende avvio un processo di identificazione delle strade che coinvolgerà i cittadini per protrarsi per circa tre anni, aggiungendo le nuove strade alle 197 già trasformate dal 2020. Ogni quartiere dovrà indentificare da 5 a 8 strade su cui fare partire i lavori, con costi stimati che si aggirano sui 500.000 euro per ogni strada. Tra i rovesci della medaglia, la contestata eliminazione di oltre 10.000 parcheggi in superficie.
Guardando agli arrondissement, la proposta ha riscosso maggiore successo nel X, XI e XX, settore urbano a est dell’area più centrale con il Centre Pompidou e della Gare du Nord. L’opposizione ha invece superato il 66% e il 73% in due distretti confinanti a ovest, il VII e il XVI, con la Tour Eiffel, il museo d’Orsay e il Trocadéro.
Il referendum non ha posto all’attenzione dei cittadini un progetto che riguarda tutta la città, ma ha chiesto loro di esprimersi anche su progetti più capillari e diffusi nei quartieri in cui vivono. Così, nel X arrondissement è stata approvata la trasformazione di Porte-Saint-Martin e Porte-Saint-Denis in piazze pedonali e verdi, mentre nell’XI è stata accolta la creazione di un cuore pedonale in ogni quartiere. Nel XIV è passata la creazione di una cassa alimentare solidale, mentre nel XVII saranno implementate tecnologie digitali per aumentare l’efficienza energetica degli spazi pubblici. Il XIX avrà un nuovo giardino commemorativo per gli animali domestici mentre nel XX sarà operativo un consiglio dei bambini con funzioni decisionali. Sono state tutte approvate con maggioranza di votanti compresa tra il 58% e l’83%.
Parigi a piedi: da Carlos Moreno alla città dei 5 minuti
Il concetto di “città dei 15 minuti” è stato introdotto nel 2015 dal franco-colombiano Carlos Moreno, docente di Urbanistica e ETI Chair alla Business School della Sorbona, alla COP21 che l’anno successivo diede vita all’Accordo di Parigi. Propone un modello urbano in cui i cittadini possono accedere a tutte le necessità quotidiane entro 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione. Tra le sue ispirazioni, il libro di Jane Jacobs “Vita e morte delle grandi città americane”, pubblicato nel 1961.
Parigi è stata una delle prime città al mondo ad adottare questo modello: la sua sindaca socialista Anne Hidalgo, di cui Moreno è consigliere, ha reso questo progetto centrale nella sua campagna di rielezione del 2020, iniziando a implementarlo durante la pandemia di Covid-19.
Le iniziative adottate da allora sono state molte, tra cui la trasformazione dei cortili di alcune scuole in parchi accessibili fuori dall’orario scolastico e piazze, come Place de la Bastille, rinnovate con alberi e piste ciclabili. Queste misure hanno avuto l’indubbio risultato di migliorare la qualità della vita urbana, promuovendo la mobilità sostenibile e la riduzione dell’uso dell’auto.
Nel 2023 la capitale transalpina sembrava in ottima posizione nel percorso verso la costruzione di una città a misura d’uomo. Secondo i numeri dell’Atelier parisien d’urbanisme (Apur), associazione pubblica costituita nel 1967, il 94% dei cittadini di Parigi viveva a non più di 5 minuti a piedi da una panetteria, ma anche da farmacie e servizi essenziali.
Le opposizioni
E sempre Anne Hidalgo ha fortemente voluto questo referendum, che per la prima volta è stato esteso anche ai giovani cittadini di 16 e 17 anni. Nonostante tutto i suoi esiti confermano infatti il sempre più forte orientamento della città a proseguire sulla strada di una trasformazione ecologica partecipata, con i cittadini coinvolti sempre più direttamente nelle scelte urbanistiche.
A importanti passi, che potrebbero anche essere stati favoriti dall’ormai vicina scadenza del suo mandato (2026), non sono mancate le opposizioni che hanno reso questo importante e delicato campo anche un terreno di scontro culturale. Principale appiglio è stata una partecipazione meno che scarsa, che ha portato ad accuse sulla rappresentatività di una consultazione che ha pesato sulle casse pubbliche. Altro punto dolente è la riduzione dei parcheggi in superficie, che è stata già contestata a Montmartre i cui residenti hanno addirittura avviato ricorsi contro il progetto. La strada ecologica nelle città non è dritta né priva di ostacoli.
