Architettura

Palazzo Argonauta: il restyling passa per l’energia solare

Uno strato di pannelli fotovoltaici per Palazzo Argonauta è una delle evidenze del restauro a firma dello studio Agenzia di Architettura e Cool Projects
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Palazzo Argonauta: il restyling passa per l’energia solare
A Roma, a metà strada tra due simboli della capitale, la Piramide Cestia e la Basilica di San Paolo, sorge uno dei palazzi più grandi della città: Palazzo Argonauta, così battezzato dal nome della strada su cui si affaccia uno dei suoi lati. Nei suoi 70mila metri quadri e 275 metri cubi, l’edificio, che spicca nello skyline di via Ostiense, ospita realtà private e di servizio pubblico fin dagli anni ’70, quando l’Ing. Renato Armellini ne redasse il primo progetto. Dopo diversi rimaneggiamenti l’immobile è stato oggetto di recenti interventi. Questi, pur preservandone con rispetto la memoria storica, l’hanno trasformato in un palazzo nuovo. Sia dal punto di vista architettonico che, soprattutto, sul piano energetico.

Il progetto originario di Palazzo Argonauta

L’assetto originario di Palazzo Argonauta era leggermente diverso da quello attuale. Il progetto prevedeva una grande piastra di tre livelli fuori terra su cui innestare tre parallelepipedi in elevazione, orientati a Est e a Ovest. L’unione successiva di questi tre corpi di fabbrica, ha generato il grande volume dall’aspetto compatto sui fronti principali e più frammentato sul retro visibile oggi. Osservandolo da via Ostiense si potevano comunque leggere ancora i volumi originari, essendo più alti degli elementi di collegamento, e la piastra di attacco a terra, aggettante rispetto al resto dell’edificio. Le torri, inoltre, presentavano elementi verticali realizzati con pannelli prefabbricati in cemento che ne accentuavano il disegno ed erano coronati da pannelli in vetroresina, che generavano una sorta di effetto merlato lungo i tre volumi.

Il progetto del restyling: puntare sull’energia pulita

Considerando la sua posizione strategica rispetto al centro di Roma, all’autostrada che conduce all’aeroporto di Fiumicino, alla stazione ferroviaria e alle fermate della metropolitana e tenendo presente il suo inserimento in un quartiere ricco di attività e uffici di giorno, nonché animato da una fervente movida in serata, si è deciso di intervenire per riqualificare l’aspetto dell’edificio. Il progetto di restyling prevedeva la trasformazione di Palazzo Argonauta in uno dei principali edifici a efficienza energetica in Europa e il primo nell’area di Roma Capitale.

Agenzia di Architettura e Cool Projets

Lo studio Agenzia di Architettura, che si è occupato dell’aspetto architettonico e della direzione lavori, in sinergia con Cool Projets, sulla parte impiantistica, del Project Management, della sicurezza e del coordinamento del cantiere, ha collaborato con i progettisti di Genera, esperti nel settore del fotovoltaico, per dar vita a un intervento innovativo e tecnologicamente importante. Il nuovo look dell’edificio deve molto all’installazione di un grande impianto di pannelli solari sulla facciata. Sul lato sud del palazzo, affacciato su via degli Argonauti, ci sono 657 moduli di silicio policristallino di dimensioni 100×150 cm, distribuiti su quasi 1000 mq di superficie. L’impianto potrà generare quasi 150 kWp, con tutta la sua rete di cablaggio. Il grande merito del team di progettazione è stata la capacità di mimetizzare l’inserimento tecnologico attraverso un sottile processo di “mistificazione” della realtà. L’intento è quello di trasmettere l’illusione che i pannelli siano delle finestre e che gli elementi brise-soleil siano dei marcapiano. Il concetto è quello di leggere l’architettura in negativo, di interpretare i vuoti come pieni e viceversa.

L’intervento sulla facciata ovest di Palazzo Argonauta

Pannelli in vetro smaltato blu. Sono l’idea progettuale vincente: questi pannelli hanno le medesime dimensioni dei moduli fotovoltaici. Li troviamo sulla facciata sud ma anche su quella posta a ovest, su via Ostiense. Questa scelta è legata al progetto firmato da Mario Cucinella per la nuova sede dell’Università di Roma Tre. L’edificio, infatti, dovendo sorgere su via degli Argonauti, andrà ad oscurare parzialmente l’ala sud del Palazzo. Una volta terminata la realizzazione del nuovo polo universitario si è già deciso di sostituire i pannelli oscurati con quelli del fronte ovest, senza che questo intervento mini l’armonia complessiva dell’edificio o la produzione di energia rinnovabile dello stesso.

La coerenza progettuale

Questa necessità ha comportato una modifica sostanziale di Palazzo Argonauta e, per una questione di coerenza progettuale, è stato predisposto di utilizzare i pannelli in vetro smaltato blu su tutti i prospetti. L’impianto così strutturato è stato arricchito anche da elementi fotovoltaici applicati alle pensiline che producono, annualmente, 484.472 kWh. I due sistemi, di concerto, possono generare una quantità di energia di 622.092 kWh annui interamente al servizio dell’edificio. Questo determina un notevole risparmio di CO2 e dota Palazzo Argonauta del più grande impianto fotovoltaico su facciata a Roma e in Italia.

L’energia solare di Palazzo Argonauta

Dal punto di vista impiantistico, c’è stata la modifica o la sostituzione delle strutture esistenti, per consentire l’adeguamento alle nuove installazioni. Il punto perseguito dai progettisti è stato quello di ridurre i consumi energetici attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie al posto di sistemi ormai obsoleti. Contemporaneamente si è proceduto a migliorare le condizioni di comfort ambientale attraverso il ricorso alla domotica. L’idea è che, a completamento dell’installazione, gestirà in modo integrato tutti gli ambienti a servizio dell’immobile, occupandosi anche dello sfruttamento delle risorse energetiche. Oltre all’installazione di 6 UTA, è stata prevista la riprogettazione delle centrali termiche attraverso la sostituzione delle caldaie a gasolio con caldaie a condensazione a gas metano. È già pronto per essere realizzato anche il solar cooling per la produzione dei fluidi refrigeranti attraverso lo sfruttamento dell’energia solare. Saranno installati sistemi di regolazione e controllo degli impianti di climatizzazione e corpi lampada a tecnologia LED in sostituzione dei più obsoleti tubi fluorescenti. L’intero impianto di illuminazione sarà regolato e gestito da un sistema capace di ottimizzare i flussi luminosi in relazione al fabbisogno dell’edificio e della normativa vigente.

L’esterno e il nuovo look

La necessità di operare sull’esterno senza intaccare le attività interne, ha portato i progettisti a ideare un sistema di trama e ordito, composto da lamelle verticali in alluminio su cui applicare i componenti delle facciate. In questo modo le lamelle sono diventate il filo conduttore del progetto, a partire dalle quali sono stati definiti tutti gli altri elementi, anche quelli subentrati in corso d’opera in relazione alle varie problematiche riscontrate. I costoloni verticali che segnavano il confine tra un blocco e l’altro sono stati mantenuti e sono stati trasformati in passaggi verticali per le tubazioni degli impianti di climatizzazione. Questi sono stati poi rivestiti con lamiere di alluminio e segmenti di brise-soleil, per mitigare la verticalità degli elementi con una ricucitura orizzontale.

Stop all’effetto merlato

La decisione di estendere, con questo sistema, l’altezza dei costoloni fino al bordo superiore dell’edificio, ha contribuito a nascondere l’originario effetto merlato e il concepimento iniziale di tre blocchi separati. La soluzione ha mantenuto la continuità storica ma ha uniformato la facciata in maniera più coerente. Il progetto di restyling è intervenuto anche sul coronamento originario in vetroresina su montanti di alluminio estruso. Per questi c’è stato un recupero e riutilizzo, per l’installazione di elementi in PTFE. Una membrana di ultima generazione molto leggera e traforata, nonché particolarmente resistente ad agenti fisici, meccanici e chimici. All’interno della facciata si inseriscono, come tasselli di vetro, i bow window, liberati da qualsiasi sovrastruttura, realizzati a tutta altezza e disegnati come courtain-wall. I solai in aggetto sono stati rivestiti con alluminio a doghe, riferimento alle lamelle di brise-soleil che percorrono l’intero edificio.

Le modifiche all’interno

Internamente è stato operato un riassetto distributivo del piano terra, necessario per l’orientamento all’interno dell’edificio, caratterizzato da una pianta piuttosto complessa e più volte rimaneggiata nel corso degli anni. Questo ha portato i progettisti a dover affrontare diversi problemi subentrati in corso d’opera, quando le aree erano già state organizzate, gli accessi modificati e alcune parti demolite. La soluzione è stata quella di definire l’andamento del progetto in base alle condizioni imposte dal contesto, impegnandosi a interpretare e risolvere i problemi nel miglior modo possibile senza rinunciare all’omogeneità e alla coerenza dal punto di vista architettonico.

L’accessibilità agli spazi

I quattro punti cardinali corrispondono agli accessi. Gli assi di percorrenza, che inizialmente si incontravano al centro, prevedono un’apertura in direzioni differenti, per evitare il disorientamento di chi si addentrava nell’edificio da est e da sud. Un supporto notevole agli spostamenti interni è stato lo studio di una segnaletica efficace, aspetto che ha assunto un ruolo così fondamentale da diventare elemento caratterizzante l’architettura e la luce degli spazi interni. L’aspetto strutturale è stato enfatizzato in maniera particolare dal progetto. Sono stati estratti e dipinti di giallo i pilastri dalle murature ed è stato realizzato un sistema di finte nicchie capace di nascondere i vari interventi che si sono susseguiti negli anni.

Gli impianti e gli espedienti per mascherarli

Gli impianti e le condizioni in cui si trovavano hanno costituito una grande sfida per il cantiere: si è cercato di bonificare dov’era possibile, ma si è reso necessario affrontare anche casi in cui questi hanno costituito dei seri ostacoli allo sviluppo del progetto. Anche questa volta il progetto si è adeguato alla situazione esistente. Un esempio è l’espediente tramite il quale si è nascosto l’esistente tra strisce di luce che, oltre ad assolvere a una funzione puramente pratica attraverso placche di mimetizzazione di elementi impiantistici, illuminano contemporaneamente gli ambienti dell’atrio A.

La questione transetto nel Palazzo Argonauta

Altro elemento particolarmente difficile da affrontare per i progettisti è stato il transetto, in corrispondenza del quale è presente un locale contatori elettrici molto invasivo. Lo spostamento di quest’ultimo, troppo complesso e oneroso, avrebbe causato disservizi al Corpo B, creando notevoli disagi. È per questo motivo che l’ipotesi è stata immediatamente accantonata, anche per proseguire agevolmente con i lavori. L’unica soluzione possibile è stata quella di renderlo invisibile. Un rivestimento in lastre di acciaio a specchio riflettente, corredati di segnaletica triangolare sugli spigoli ha permesso di raggiungere questo scopo. Per evitare, inoltre, un eventuale senso di angoscia per chi percorre il transetto, punto di incrocio dei corridoi che si addentrano nel cuore dell’edificio per diversi metri, questo spazio è diventato punto di apertura verso l’esterno, trasmettendo una sensazione di ampio respiro. La percezione che si ha non è quella di trovarsi nelle viscere di Palazzo Argonauti. Bensì, attraverso dei tagli luminosi nel soffitto, con l’opportuna temperatura di colore dell’illuminazione, di avere un’apertura verso l’alto, come uno squarcio che guarda il cielo.

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