Architettura

Olimpiadi e trasformazione urbana, l’esempio di Barcellona

Le Olimpiadi 1992 hanno trasformato integralmente la città di Barcellona. Con un però: sono fra le più costose della storia
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Olimpiadi e trasformazione urbana, l’esempio di Barcellona
I Grandi eventi, come le Olimpiadi, molto spesso contribuiscono alla rigenerazione e trasformazione urbana delle città che li ospitano. L’esempio di Barcellona è sicuramente uno dei più calzanti La città di Barcellona ha ospitato le Olimpiadi dal 15 luglio al 9 agosto 1992. Si trattava dei XXV Giochi estivi, introdotti dalla sperimentale compagnia teatrale catalana La Fura dels Baus. La sua candidatura è vincente nel 1986, quando il CIO le assegna i Giochi estivi imponendola su città come Parigi, Amsterdam, Birmingham e Brisbane.

La vocazione della collina del Montjuïc

La principale area olimpica occupa una verde area cittadina in cui non mancano le attrazioni, la collina di Montjuïc. Qui si trova in giardino botanico, che sorge non lontano dallo storico castello che nel 1940 vide la fucilazione del presidente della Generalitat de Catalunya Lluís Companys. Il colle, un secolo fa al di fuori dell’abitato, è sempre stato considerato un settore urbano dalle grandi potenzialità. Nel 1929 accolse l’Esposizione universale di Barcellona, per cui Ludwig Mies van der Rohe progettò il celebrato padiglione che, ricostruito, è oggi visitato dagli architetti di tutto il mondo. È stato anche il luogo da sempre deputato all’accoglienza di un evento olimpico che la città ha lungamente atteso.

Olimpiadi e trasformazione urbana, la storia di Barcellona

La prima candidatura di Barcellona come sede olimpica risale alla metà degli anni venti del Novecento, quando viene sconfitta dalla Parigi del barone Pierre de Coubertin. Dieci anni dopo viene battuta da Berlino, nonostante la realizzazione di un nuovo stadio che, oggi intitolato alla memoria di Lluís Companys, è secondo solo al Camp Nou. La città avrebbe vinto l’edizione del 1940, poi impedita dallo scoppio della seconda guerra mondiale. L’ultimo tentativo risale alla fine degli anni sessanta, quando concorre per l’edizione del 1972, che invece viene assegnata a Monaco di Baviera.

Le aree olimpiche

I giochi intervengono direttamente su quattro tra aree urbane e periurbane. Le più importanti sono la collina di Montjuïc e il lungomare di Poblenou. Altri interventi si collocano invece a Parc d’Hebron.

Montjuïc

La collina di Montjuïc vede alcune delle maggiori trasformazioni, che oggi vengono utilizzate per eventi e spettacoli. L’Anello Olimpico e le sue architetture sono la venue principale dell’evento e ospitano molte delle competizioni. L’Estadi Olìmpic viene rinnovato da Vittorio Gregotti. Il Palau Sant Jordi è una nuova costruzione dall’avveniristica copertura progettata dall’architetto giapponese Arata Isozaki per le gare di ginnastica e le partite di pallavolo e pallamano. Nuova vita viene data anche al complesso delle piscine Bernat Picornell, risalente alla fine degli anni sessanta. Ricardo Bofill disegna il complesso dell’INEFC, l’Instituto Nacional de Educación Física de Cataluña. L’architettura più iconica viene affidata a Santiago Calatrava. L’architetto valenciano, che di lì a poco avrebbe realizzato con Felix Candela la Ciudad de las Artes y las Cièncias nella sua città natale, progetta la Torre de telecomunicaciones. Voluta da Telefónica, si erge per 136 metri ricordando nelle forme un tedoforo che trasporta la fiamma olimpica. Per l’occasione, viene anche rinnovato il tratto inferiore della storica funicolare costruita nel 1928.

Poblenou, Parc del Mar e Diagonal Mar

Le Olimpiadi innescano grandi trasformazioni nel distretto di Poblenou. Qui la città ricomincia a riappropriarsi del suo rapporto con il mare recuperando aree dismesse lungo la costa, portate a una nuova vita grazie allo spostamento della linea ferroviaria e dall’abbattimento di vecchie strutture industriali. Il piano interviene su un’area di 100 ettari e viene sviluppato da MBM Arquitectes (Josep Martorell, Oriol Bohigas, David Mackay e Albert Puigdomènech). Prevede la realizzazione del Villaggio Olimpico per gli atleti e la stampa, di un nuovo porto turistico in cui si svolgono le gare di vela, del Parc del Mar e dell’area Diagonal Mar. Restituisce alla città un rinnovato accesso alle sue grandi spiagge sabbiose. Dà inoltre l’avvio a una trasfromazione che nel corso degli anni successivi porterà progetti di molti balsonati architetti e studi internazionali come EMTB, Jean Nouvel, Herzog & de Meuron, Frank O. Gehry e David Chipperfield.

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Un’eredità dalle molte luci

I giochi olimpici segnano per Barcellona un importante spartiacque. La candidatura della capitale catalana viene fortemente supportata dal governo centrale, che mette a disposizione cifre molto ingenti. L’imponente piano di trasformazione è gestito con una precisa visione dal sindaco Pasqual Maragall. Prevede interventi che si allargano a molti settori urbani e realizzano nuove ed estese infrastrutture attorno e dentro la città. Quello innescato dall’evento olimpico è uno dei più vasti piani di riqualificazione urbana realizzati in Europa. Centrando pienamente uno dei molti obiettivi di questo grande evento, ha cambiato radicalmente l’immagine della città, ammodernandola e aumentandone l’attrattività a scala europea e mondiale. Le Olimpiadi sono state molto celebrate, non solo per l’organizzazione, gli impianti e la città. Specchio di un mondo sempre più aperto, hanno visto una partecipazione record sia nel numero di atleti che in quello delle nazioni.

Ma un’edizione tra le più costose della storia

L’eredità che le Olimpiadi hanno lasciato sui bilanci locali e nazionali tuttavia non è altrettanto positiva. L’Università di Oxford ha pubblicato nel 2016 un dossier sugli eventi olimpici dal 1960, in cui sono valutati comparativamente molteplici parametri. Barcellona ‘92 è stata senza dubbio una delle maggiormente partecipate, ma si è rivelata in cifre assolute anche la seconda più costosa della storia. Gli stimati 9.687 miliardi di dollari finali la posizionano al secondo posto dopo Londra 2012. Lo sforamento delle previsioni iniziali, pari al 266% del budget previsto, la pongono dietro solo a Montreal 1976.
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