Architettura

Norman Foster lascia Architects Declare, il network per la lotta ai cambiamenti climatici

La decisione dello studio Foster + Partners di abbandonare il gruppo ha fatto scalpore. Ma accanto alle critiche è arrivato anche il sostegno di alcuni studi come Zaha Hadid Architects
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Norman Foster lascia Architects Declare, il network per la lotta ai cambiamenti climatici
Urgente com’è, la questione climatica è ormai indiscutibilmente al primo posto nei piani politici di ogni settore, con alcune aree di punta maggiormente interessate, come quelle dell’edilizia e dell’architettura. Architects Declare è un network di studi di architettura, fondato nel Regno Unito con lo scopo di redigere protocolli per affrontare il cambiamento climatico e la biodiversità, con strategie condivise in tutto il mondo. Proprio di recente ha fatto scalpore la decisione da parte dello studio Foster + Partners di abbandonare il network, a seguito delle molte critiche ricevute da Norman Foster per aver disatteso i principi caposaldi del network qualche volta di troppo.

La controversia

Lo studio Foster + Partners è stato uno dei gruppi fondanti di Architects Declare nella primavera del 2019, e oggi più di mille, tra aziende e studi, nel Regno Unito hanno firmato l’impegno, dove uno dei principi cardinali è “valutare come i nuovi progetti contribuiscono positivamente a prevenire il collasso climatico”. Lo studio Foster + Partners è stato criticato, anche dal gruppo Architects Climate Action, per aver intrapreso nuovi progetti aeroportuali, ad esempio in Arabia Saudita, venendo meno all’impegno assunto dai partecipanti al network. Il fondatore Norman Foster sottolinea che il suo studio è stato in prima linea in una green agenda sin dal suo inizio nel 1967: “Crediamo che l’aviazione, proprio come tutti gli altri settori, abbia bisogno degli edifici più sostenibili per soddisfare la sua missione, e ha un ruolo importante da svolgere nel cambiamento climatico, e anche per prevenire future pandemie. Il futuro del nostro mondo globale e interconnesso è la mobilità. Non possiamo tornare indietro nel tempo”.

Non solo Foster

Gli altri membri di Architects Declare si sono rammaricati per la defezione di Foster & Partners, ma allo stesso tempo sono favorevoli a un dialogo sulle ragioni alla base della scelta. Tuttavia, dopo Foster + Partners, un altro dei grandi studi fondatori, Zaha Hadid Architects, ha annunciato che avrebbe lasciato Architects Declare, a seguito di simili critiche ricevute anche per loro per un progetto aeroportuale, l’Aeroporto Internazionale di Sydney, in Australia. Il British Architects Journal riporta che lo studio, a sua volta, accusa Architects Declare di sabotare il movimento interpretando troppo alla lettera gli impegni della carta sottoscritta.

Resto del mondo

Architects Declare è sostenuto da circa 6.000 studi di architettura in 20 Paesi, e, ad esempio, in Svezia, ben 302 studi di architettura hanno firmato l’accordo. Per Olsson e Alexander Landborn dello studio Link Architecture affermano di non aver visto alcuna contraddizione di rilievo all’interno del network, e che anzi in Svezia si tiene molto conto della sua posizione “importante per il clima, ed è qualcosa per cui vogliamo continuare a lavorare. È molto triste che due studi così grandi e importanti abbiano abbandonato”. “La questione del clima è una questione di sopravvivenza – continuano – e quindi è importante che ci sosteniamo a vicenda invece di lanciarci pietre. Dobbiamo trovare un compromesso tra lo sviluppo di tecnologie e l’invito a un cambiamento degli stili di vita”.

Ricalibrare le attività

Lo studio Foster + Partners ha delle altissime competenze di sviluppo di intelligenza artificiale per il problema climatico, e il suo contributo resta importante. E sarebbe davvero un peccato se non si riuscisse a trovare una sintesi di accordo per una delle questioni mondiali più importanti di sempre. A sostegno di Foster parla Patrik Schumacher dello studio Zaha Hadid Architects: “Per noi lo scopo di Architects Declare è diffondere la consapevolezza sul problema, consentendo agli studi di architettura di tutte le dimensioni di costruire una coalizione e aiutarsi a vicenda a trovare soluzioni. Dobbiamo essere progressisti. E sarebbe un errore storico mettere i bastoni tra le ruote alle nostre attività, anziché aiutarci a migliorarle”.  
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