Manufatti in pietra artificiale e cemento: come eseguire il ripristino?
Molti fenomeni di degrado tipici degli edifici realizzati nei primi anni del Novecento riguardano la pietra artificiale e il cemento, materiali che trovano largo impiego, a quell’epoca, in particolare per rivestimenti e finiture esterne e interne, balaustre, cornici, timpani e altri elementi decorativi di facciata. Sulla base delle tecniche costruttive è possibile individuare i fenomeni tipici di degrado e di conseguenza gli opportuni interventi di ripristino. Vediamo nello specifico.
Materiali e tecniche costruttive
La pietra artificiale con cui vengono realizzati elementi di completamento e finitura, generalmente fuori opera, è un impasto di cemento Portland, sabbia, ghiaia, acqua, graniglia e polveri di pietra, gettato in stampi di vario materiale (gesso, calcestruzzo, legno, metallo ecc.) in cui sono preventivamente collocati i ferri di armatura e ancoraggio.
Tradizionalmente, il getto dell’impasto negli stampi avviene in due strati: uno interno, più simile a un comune calcestruzzo, con aggregati a granulometria maggiore, uno esterno, con impasto a granulometria fine molto compatto e resistente, impreziosito da polveri di pietra.
Dopo la formatura, la stagionatura e la rifinitura superficiale (a opera di scalpellini che, con attrezzi tradizionali, eliminano il velo di cemento ed eventualmente realizzano lavorazioni simili a quelle della pietra naturale), gli elementi sono ancorati all’edificio per mezzo di perni metallici o attraverso l’inserimento nei muri degli stessi ferri di armatura del pezzo.
Le tecniche costruttive sono generalmente quelle della tradizione, strutture di elevazione murarie, solai e coperture in legno, rivestimenti a intonaco, sistemi di aperture e cornici decorative. Tra i materiali più largamente utilizzati nel periodo, oltre alla pietra artificiale, hanno grande diffusione i materiali ceramici, il fibrocemento, il linoleum, blocchi di gesso o pomice, le lastre di legno mineralizzato, il buxus.
Fenomeni di degrado e interventi di consolidamento e ripristino
I manufatti in pietra artificiale, a causa dell’aggressione dell’acqua meteorica e degli agenti inquinanti, possono manifestare – a distanza di cent’anni – segni più o meno diffusi di degrado.
Per effetto dell’inquinamento atmosferico e della carbonatazione del calcestruzzo, tali manufatti hanno spesso subito decoesioni, fessurazioni, rotture o distacchi, parziali o totali (vedi l’immagine di copertina e l’immagine di seguito).

Mensola in pietra artificiale interessata da degrado (Foto E. Bellucci)
In relazione al loro stato di degrado, si può intervenire con la pulitura, con un consolidamento o con l’integrazione della parte mancante.
La pulitura può essere effettuata con impacchi chimici come per i lapidei naturali, microsabbiatura di precisione o idrosabbiatura, da eseguire comunque in condizioni controllate per non alterare il materiale.
Per quanto concerne l’integrazione, si ricorre a malte cementizie additivate con agenti espansivi oppure a malte di calci idrauliche e resine o, infine, si procede con la riproduzione e la sostituzione dei pezzi ammalorati, anche usando tecniche analoghe a quelle tradizionali.
