L’
Ippodromo della Zarzuela di Madrid è un impianto per le corse dei cavalli progettato dagli architetti
Carlos Arniches e Martín Dominguez e completato nel 1941. Le
ardite e avanguardistiche strutture a guscio che proteggono le tribune sono ideate e calcolate dall’ingegnere madrileno
Eduardo Torroja. Diventa per questo un edificio miliare nella storia dell’ingegneria contemporanea mondiale. La sua importanza è riconosciuta dal 2009, quando, durante un
restauro modello impostato da Junquera Arquitectos, viene riconosciuto
Bien de Interés Cultural dal Ministero della Cultura.
L’ippodromo prende il nome dalla sua vicinanza con l’omonimo palazzo, residenza privata del re di Spagna collocata alla periferia nord di Madrid. Il nuovo impianto sostituisce il precedente Ippodromo de la Castellana che, eretto alla fine degli anni settanta dell’Ottocento, è demolito alla metà degli anni trenta.
Il progetto viene sviluppato a partire dal 1935 a seguito di un
concorso di progettazione. La sua realizzazione viene interrotta dalla guerra civile per essere completata alla sua fine.
Il 1935 è un anno importante nella carriera professionale di Torroja. Segna il termine dei cinque in cui l’ingegnere progetta le tre strutture più celebri. Oltre alla Zarzuela, sono la
copertura sferica del mercato di Algeciras (1933, ancora esistente) e la
copertura a doppia volta cilindrica del Frontón Recoletos (1935, demolito nel 1973), entrambe a Madrid.
Eduardo Torroja Miret
Eduardo Torroja Miret (1899-1961) è
figura di primaria importanza nella storia dell’ingegneria mondiale per il suo contributo nello sviluppo delle
strutture in cemento armato a guscio. Si laurea a Madrid in Ingegneria civile nel 1923. Prima di avviare una carriera professionale autonoma, nel 1927, collabora con l’impresa di José Eugenio Ribera, pioniere dello sviluppo del calcestruzzo in Spagna e licenziatario del sistema Hennebique.
Durante la sua carriera ha saputo sempre
affiancare alla progettazione la ricerca e l’insegnamento. Queste sono coltivate con l’impresa Investigaciones de la Construcción e all’Instituto de la Construcción y la Edificación, a cui affianca la cattedra di Calcolo delle strutture alla Escuela de Ingenieros de Caminos.
Le tribune dell’Ippodromo
Edificio minuto e piuttosto semplice, crea spazio per poche funzioni: gli spazi coperti per gli spettatori, affacciati verso la pista ad anello, e le sale scommesse, al di sotto delle gradinate.
L’Ippodromo della Zarzuela è internazionalmente conosciuto per la struttura in cemento armato delle tribune e la loro copertura a guscio. Questa è formata da un insieme di forme resistenti che definiscono spazi e volumi.
Le
tribune sono tre, indipendenti l’una dall’altra. Le laterali sono lunghe 60 metri, la centrale 30 metri. Sono sorrette da una struttura in cemento armato impostata sulla successione di pilastri a sezione variabile distanti 5 metri. Collegati tra loro, permettono l’appoggio delle volte che chiudono le sale inferiori e, nella parte verso la pista, reggono le gradinate.
Le tribune sono coperte da
tre plastiche tettoie in cemento armato costituite dalla successione di
volte a vela a iperboloide. Sono tutte a doppio sbalzo, uno verso la pista e uno verso la parte posteriore. Nella parte anteriore lo
sbalzo si estende per
12,8 metri, bilanciato posteriormente dallo sbalzo posteriore e da un tirante in acciaio. La copertura ha
spessori esilissimi,
variabili tra i 14 cm dell’appoggio e i soli 5 cm dell’estremità. È costituita dalla successione di settori a guscio a doppia curvatura resistenti per forma.
L’
avanguardia del progetto è rappresentata non solo dall’utilizzo del materiale e dalle
eleganti forme di una struttura che diventa architettura. È rappresentata dall’intuizione che ha permesso una costruzione non calcolabile con i sistemi esistenti. Le verifiche sono infatti eseguite a partire da calcoli manuali approssimativi applicati sul modello a scala reale di un modulo della copertura.
Il progetto di restauro
Nel 2004 la società Hipódromo de la Zarzuela bandisce il concorso per il restauro di un impianto che, fatto raro,
non ha mai perso la sua funzione originaria. Vincono i madrileni Junquera Arquitectos che impostano un progetto esemplare mirato al
recupero e al potenziamento dei valori originari dell’edificio, progettuali e costruttivi.
Dall’edificio vengono eliminate le superfetazioni e tutte le sue parti sono attentamente restaurate. Anche l’organizzazione interna e dei flussi viene resa più aderente al progetto del 1935. Gli interventi sono stati preceduti dall’analisi diretta dei materiali utilizzati e dalla valutazione del loro stato conservativo. Alcune parti strutturali avevano subito danni che si è proceduto a ripristinare. I lavori si completano nel 2015.
Il Museo Torroja dentro l’ippodromo, un esempio per l’Italia
Il progetto di restauro ha previsto anche uno spazio dedicato alla storia dell’edificio e del suo illustre progettista.
L’ippodromo oggi ospita così anche il Museo dedicato a Eduardo Torroja, in una virtuosa commistione di funzioni che dovrebbe ispirare anche l’Italia. È posizionato sotto la tribuna nord, aperto a studiosi, architetti, ingegneri ma anche al grande pubblico, parte del quale frequenta un impianto completamente funzionante.
Non lasciando la disciplina, in Italia sono ad esempio molti i progetti di
Pier Luigi Nervi che attendono restauri e nuove funzioni e, perché no, spazi per la memoria e la disseminazione. Per alcuni, come lo stadio Flaminio di Roma e lo stadio Artemio Franchi di Firenze, sembra che le cose si stiano muovendo, anche se lentamente. Per altri, come il Palazzo delle Esposizioni e il Palazzo del Lavoro a Torino, il futuro è ancora piuttosto incerto. Sicuramente molto positiva è tuttavia la nuova attenzione che con i
fondi del PNRR sta riguardando due di questi capolavori. Lo stadio di Firenze e Torino Esposizioni sono due dei
14 attrattori culturali che entro il 2026 riceveranno ingenti fondi per trovare un nuovo futuro.
Il progetto presentato dagli architetti