Un piano per trasformare il mercato degli edifici a zero emissioni
Il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) nella prima parte del 2025 ha pubblicato il rapporto “Achieving Net-Zero Buildings – An Action Plan for Market Transformation”. Realizzato in collaborazione con Arup, propone un piano d’azione concreto per accelerare la transizione del settore edilizio verso edifici a zero emissioni.
Il WBCSD lo fa nell’ambito della mission di un organismo che, fondato nel 1995 con sede a Ginevra come organizzazione indipendente, apolitica e no-profit, ha lo scopo di guidare il settore privato nella realizzazione di soluzioni sostenibili per le sfide ambientali, sociali ed economiche globali. Particolare attenzione è rivolta alle sfide legate ai cambiamenti climatici, all’uso delle risorse e all’equità sociale.
Edifici a emissioni zero: una transizione lenta e frammentaria
Negli ultimi anni, la crisi climatica ha imposto all’ambiente costruito un ruolo centrale nella transizione ecologica. Secondo il Global Status Report for Buildings and Construction 2024-2025 – Not just another brick in the wall del UN Environment Programme (UNEP), il settore edilizio è responsabile del 34% delle emissioni globali di CO₂ e consuma, per la sua dipendenza da materiali come cemento e acciaio, il 32% dell’energia prodotta a livello globale. Si tratta quindi di una quota critica per il raggiungimento degli obiettivi climatici globali. Eppure, nonostante i progressi normativi e tecnologici, le emissioni continuano ad aumentare.
Il Buildings Breakthrough lanciato alla COP28 da 28 Paesi ha indicato una direzione chiara: entro il 2030, gli edifici a emissioni quasi-zero devono diventare la nuova normalità. Anche la Declaration de Chaillot, firmata dai rappresentanti di 70 nazioni nel 2024, ha confermato l’urgenza di trasformare il settore attraverso codici energetici obbligatori, roadmap nazionali e appalti pubblici verdi. Ma la trasformazione rimane lenta e frammentaria.
In questo contesto si inserisce il piano d’azione in 12 punti per la trasformazione del mercato edilizio verso le zero emissioni.
Dal rispetto delle normative alla prestazione reale
Uno dei cambiamenti fondamentali promossi dal report consiste nello spostare il focus dal rispetto dei codici di costruzione (compliance-based) alla misurazione delle prestazioni energetiche in esercizio (performance-based). La differenza è sostanziale: mentre le normative attuali regolano soprattutto la qualità dell’involucro edilizio e dei suoi impianti, spesso ignorano i carichi “non regolati” (come gli apparecchi elettronici) e non considerano il comportamento effettivo degli utenti.
L’evidenza mostra invece come la prestazione prevista in fase progettuale non corrisponda a quella reale. Un’analisi del Better Buildings Partnership nel Regno Unito, ad esempio, ha rilevato una scarsa correlazione tra le certificazioni EPC (basate su calcoli) e il consumo energetico effettivo degli edifici. Questo scollamento dimostra che una regolamentazione basata esclusivamente su simulazioni non è sufficiente.
I quattro obiettivi per avere edifici a zero emissioni
Per affrontare il problema, all’interno del Report sono definiti quattro obiettivi strategici. Il primo è la definizione univoca di edificio a zero emissioni, che deve comprendere soglie di consumo energetico e criteri di approvvigionamento da fonti rinnovabili, adattati ai diversi contesti geografici e tipologici.
Il secondo è la trasparenza: la pubblicazione obbligatoria dei dati di consumo energetico e della provenienza dell’energia permette al mercato di differenziare gli immobili realmente sostenibili, favorendo l’allocazione di investimenti green. La prestazione minima obbligatoria (performance floor) è il terzo. È un livello minimo di efficienza energetica per tutti gli edifici operativi, che diventi più severo nel tempo e che assicuri che nessun immobile resti indietro nella transizione.
Ultima è l’adozione di incentivi efficaci come strumenti fiscali, finanziari e normativi che colleghino il valore dell’immobile alla sua prestazione ambientale. Fondamentale, in questo senso, è armonizzare e rafforzare i sistemi di certificazione.
Un piano d’azione in 12 fasi
Il cuore della pubblicazione è un “12-Step Action Plan” che propone un percorso integrato per raggiungere gli obiettivi sopra descritti, basato su precedenti concreti già esistenti in diverse parti del mondo. Nasce per orientare decisori politici, operatori e progettisti verso una trasformazione del mercato edilizio all’altezza della sfida climatica.
Tra le azioni più significative proposte:
- la creazione di una roadmap nazionale di decarbonizzazione del patrimonio edilizio, differenziata per tipologie;
- lo sviluppo di una metodologia di valutazione delle prestazioni energetiche basata su dati misurati;
- l’introduzione di obblighi di disclosure su consumi energetici e fonti energetiche per tutti gli edifici;
- il fissare una soglia minima prestazionale, inizialmente per gli edifici pubblici, poi estesa a tutto il mercato;
- l’allineamento di fiscalità e accesso al credito con la performance ambientale degli immobili.
Il ruolo del contesto
L’applicabilità del piano varia significativamente tra Paesi industrializzati e economie in via di sviluppo. In questi ultimi, ad esempio, mancano spesso dati affidabili, competenze diffuse e strutture regolatorie solide. Per questo il piano distingue chiaramente tra strumenti obbligatori e azioni facoltative, e prevede un periodo di costruzione delle capacità istituzionali e tecniche, incluso il rafforzamento della supply chain.
Allo stesso modo, nel settore residenziale e infrastrutturale a vocazione sociale, l’approccio deve tenere conto dell’equità e dell’accessibilità economica, evitando che la transizione ricada in modo sproporzionato sulle fasce più vulnerabili.
