Architettura

Città post Covid-19: è possibile una Milano ‘a 15 minuti’?

Il capoluogo lombardo è l'unica città italiana che sta concretamente impostando delle strategie che dovrebbero rendere i quartieri realmente più a misura di cittadino
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Città post Covid-19: è possibile una Milano ‘a 15 minuti’?
Una città a misura di cittadini, in cui i servizi essenziali per mangiare, divertirsi e lavorare sono disponibili in 15 minuti a piedi è sempre più al centro dell’attenzione. Se ne discute in tutto il mondo e anche in Italia, dove Milano è al momento l’unica città impegnata nei primi ragionamenti che guardano in questa direzione. Ragionamenti che possono ancora concretamente indirizzare le molte trasformazioni incompiute e programmate, che l’arrivo del Coronavirus sembra avere spostato nel tempo. Anche se questo potrebbe sembrare un paradosso, perché di fatto le città post covid-19 dovrebbero rispondere ancor più a queste esigenze.

Documento “Milano 2020. Strategia di adattamento”

Il capoluogo lombardo ha inserito ufficialmente i riferimenti alla ‘città a 15 minuti’ nel documento “Milano 2020. Strategia di Adattamento”, elaborato nella primavera scorsa. Si poneva l’obiettivo primario di affrontare le problematiche della Fase 2 lavorando sulla modifica degli stili di vita dei cittadini e una nuova organizzazione della città. Il documento è stato elaborato a conclusione di una call aperta, che ha incorporato parte dei 2.967 contributi prevenuti dalla cittadinanza. La riscoperta della dimensione del quartiere, corrispondente alla città raggiungibile in 15 minuti a piedi, era tra i principali temi introdotti. Necessaria per la sua attuazione è la disponibilità di tutti i servizi essenziali di prossimità all’interno di piccole distanze. Le strategie da realizzare per rendere realmente vivibile la dimensione di quartiere sono:
  • il rafforzamento dei servizi pubblici in un’ottica di prossimità, equilibrando le differenze tra i quartieri e riducendo gli spostamenti
  • l’ampliamento dell’offerta temporale e della dislocazione fisica dei luoghi di erogazione di servizi pubblici e privati, favorendo la fruizione digitale
  • creazione di servizi di medicina del territorio
  • il favorire le consegne a domicilio attraverso reti commerciali di vicinato
  • il miglioramento delle dotazioni di sicurezza degli uffici pubblici e della gestione degli accessi tramite prenotazioni
  • la riprogettazione dei servizi sviluppata guardando alle migliori esperienze di ambiti e geografie diversi

Città post covid-19: verso una Milano a 15 minuti?

Il tema della Milano a 15 (o 10) minuti è stato ripreso a estate conclusa, riportato all’attenzione dei media dall’assessore all’assessore a Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran. L’occasione è stata duplice. La prima prende le mosse dal percorso del progetto della futura sede di A2A in piazza Trento, che dovrebbe accogliere la nuova torre progettata dallo studio di Antonio Citterio e Patricia Viel nell’area in trasformazione di Porta Romana. La realizzazione di un intervento di questa dimensione dovrebbe diventare occasione per il ripensamento di tutta l’area circostante in un’ottica di ricucitura urbana. E opportunità di ripensare gli spazi pubblici dando loro centralità e plasmandoli per rendere realtà lo spostamento a piedi da Porta Romana alla Fondazione Prada in 10 minuti. Il processo decisionale, partecipativo e inclusivo per le comunità, potrebbe essere tra i primi a sviluppare in questa direzione le intenzioni che hanno definito anche lo sviluppo delle aree pubbliche di Porta Nuova, in cui è stata tra l’altro realizzata la Biblioteca degli Alberi. La città di prossimità sta avendo anche un’altra occasione di riflessione da Fare Milano, percorso voluto dal quasi uscente sindaco Beppe Sala. Il progetto, lanciato anche in ottica elettorale, fissa sette strategie per il futuro a medio termine della città. Le affida alle analisi di fondazioni e centri studi per poi portarle all’approfondimento in seminari tematici e tavole rotonde. Fra temi come smart working e transizione ambientale, il primo punto si concentra sulla piccola scala e sui quartieri, focalizzandosi sulla ‘città a 15 minuti’ e su spazio pubblico, servizi e commercio di vicinato dopo la pandemia. Un’idea insomma che sposa un modello di città post covid-19 efficiente ed efficace.

In Europa, gli esempi di Barcellona e Parigi

Attualmente le città europee che stanno guardando e agendo concretamente nella direzione dei ‘15 minutes city-style’ sono tre. Oltre a Milano, Parigi e Barcellona, a cui presto sembra si unirà anche Madrid. Barcellona sta portando avanti un processo di riorganizzazione della sua famosa e regolarissima maglia urbana in modo da creare unità da 400 metri x 400 metri. L’amministrazione guidata dal sindaco Ada Colau ha coinvolto la cittadinanza nella creazione di isole con cui migliorare la qualità dei suoi spazi pubblici. In Spagna, Barcellona è esempio anche per Madrid. La capitale, dietro la spinta della pandemia allora in temporanea recessione, a giugno aveva infatti annunciato di volere dare avvio a questa transizione. Parigi ha dato ampia risonanza alla sua volontà di lavorare alle sue unità di vicinato. La creazione di una città ‘a 15 minuti’ è stata uno dei punti di forza del programma elettorale che ha portato alla recente rielezione del sindaco Anne Hidalgo. Tra gli obiettivi finali, la riduzione dell’inquinamento e degli spostamenti e il raggiungimento dello status di città carbon neutral entro il 2050. La capitale francese sta anche lavorando all’ampliamento della rete ciclabile e all’aumento degli spazi di lavoro in condivisione all’interno dei quartieri. Vuole aprire i cortili delle scuole all’esterno per dare maggiore verde e incoraggiando l’utilizzo dei negozi di vicinato.
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